C’è qualcosa che non va. Negli ultimi tempi, ma non solo, si assiste sempre più spesso a comportamenti ben sopra le righe che con il calcio giocato hanno davvero poco in comune. Si sente parlare spesso di stadi vuoti, di un prodotto televisivo poco appetibile e difficilmente vendibile all’estero ma si fa ben poco per renderlo tale. Allora perché non prendere spunto dalla NBA che rappresenta, per distacco, il prodotto più visto e più commercializzato nel mondo? CAPITOLO STADI - In Italia abbiamo impianti fatiscenti. Assenza di parcheggi, di coperture per i tifosi, problemi di viabilità per accedervi. Molto spesso le sedute sono scomode e offrono una vista poco invidiabile del campo. Il problema principale però sta anche nelle difficoltà burocratiche per crearne di nuovi. Eccetto lo JStadium e la Dacia Arena, il resto è un insieme vuoto. In NBA i palazzetti sono curati nei minimi dettagli, il tifoso è al centro del quadro e riceve tutte le attenzioni necessarie per vivere dell’esperienza unica. Lo spettacolo (la partita) nello spettacolo (il contesto). Di seguito un video di du anni fa dell’ingresso in campo degli Atlanta Hawks, di certo non una delle squadre d’élite della Lega. https://www.facebook.com/hawks/videos/10153071511722047/ TIFO E SICUREZZA - Un fenomeno molto diffuso purtroppo nella nostra penisola è quello del razzismo. Non ultima la vicenda Muntari, inizialmente persino squalificato per aver abbandonato il campo dopo essere stato insultato e aver richiesto invano lo stop della partita, la sanzione è stata annullata dalla Corte sportiva d’appello della FIGC in secondo grado. Numerosi gli episodi in cui i tifosi si sono resi protagonisti: Genoa-Siena del 2012 in cui i tifosi locali fecero sospendere la partita e occuparono l’ingresso degli spogliatoti costringendo i giocatori a togliersi la maglia; la vicenda sulla quale indaga la Digos che vide i calciatori della Roma ricevere sputi, insulti e minacce sotto la Sud oppure dei tifosi di Cagliari che fecero irruzione negli spogliatoi per contestare la squadra solo per citarne alcuni. In NBA è diverso. Capita che un ex stella dei Knicks, in cui ha militato per 19 anni, come Charles Oakley venga arrestato in seguito ad una rissa scatenata da alcuni suoi insulti rivolti nei confronti del proprietario della franchigia di New York. L’ESEMPIO DEI PROTAGONISTI - In Italia ciò che manca davvero sono le regole e il buon esempio di chi ogni weekend scende sul terreno di gioco, come ad esempio il diverbio in conferenza stampa tra Spalletti e i giornalisti, definiti ‘sfigati’, che ha portato la sua società a censurarlo. L’ira di Mihajlovic che in seguito all’errata espulsione di Acquah nel derby di Torino entra in campo ad affrontare a muso duro l’arbitro. Le frasi in cui Lulic definisce in un post-derby Rudiger un venditore di calzini. I corpo a corpo con arbitri e avversari durante lo svolgimento di ogni partita. I brutti gesti e le imprecazioni verso i tifosi e gli avversari. E si potrebbe continuare… Di seguito il codice etico adottato dal commissionario Adam Silver nella Lega di basket americana: • Un fallo tecnico viene sanzionato con 2000 dollari mentre un’espulsione con 4000 • Un gesto osceno vale 25000. Una rissa ammonta dai 15 a 35000 dollari • Affrontare a muso duro un arbitro corrisponde a 25000 dollari con una ‘riduzione’ a 15000 per un’offesa verbale Facendo qualche analogia con Spalletti o qualsiasi altro allenatore che in conferenza si lamenta per l’arbitraggio, il loro collega d’oltreoceano Fizdale per aver pronunciato una frase durante la conferenza post-partita è stato multato con 30000 dollari. Marcus Smart, giocatore dei Boston Celtics, la squadra del presidente Pallotta, ha ricevuto un’ammenda di 25000 bigliettoni per avere mandato a quel paese un tifoso durante una partita dei playoff. Westbrook per una frase ingiuriosa nel post-partita ha versato nelle casse della Lega ben 15 mila dollari. Drummond per una gomitata all’avversario di turno ha visto alleggerirsi il suo portafoglio di 15000, stessa cifra prelevata all’allenatore dei Clippers, Doc Rivers, per avere tenuto un comportamento in partita al pari di Mihajlovic. Menzione a parte merita il capitolo Donald Sterling, titolare dei Los Angeles Clippers, bandito a vita dalla Lega, sanzionato con 2,5 milioni di dollari e costretto a vendere la squadra per aver rivolto frasi razziste alla propria fidanzata durante una conversazione al telefono. L’NBA ha persino deciso di porre fine alle discussioni che nascono sui social tra i giocatori e le società, specificando come ciò potesse essere un danno di immagine per la Lega stessa. Se anche nel calcio italiano si iniziasse a non tollerare certi comportamenti e a sanzionare economicamente e disciplinarmente coloro che si rendono protagonisti di comportamenti errati e non educativi, sicuramente si parlerebbe più di sport che di fatti extracalcistici e di questo ne gioverebbe tutto il movimento calcistico e noi tifosi potremmo apprezzare appieno la bellezza di questo gioco.