Guido Ara negli anni ‘40 diceva: “Il calcio non è uno sport per femminucce”. Peccato oggi il mediano della Pro Vercelli non possa godersi la prima partita di Serie A, peccato non possa sedersi comodamente sul divano, domenica alle 12:30, per godersi la prima partita femminile trasmessa nella storia da Sky. Juventus-Valpolicella il primo dei tanti match in onda, con la volontà di far crescere un movimento che negli anni ’90 era al top e poi si è andato un po’ spegnendo: il calcio femminile ha bisogno di programmazione, visibilità e tanto impegno da parte delle protagoniste.

La Federcalcio per prima ha valicato dei pregiudizi che ci portavamo dietro da anni. Tavecchio aveva insistito su questo tema, obbligando quasi le società professionistiche a creare un vivaio femminile di qualità per la serie A. I passi da gigante che si sono fatti negli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti: ora anche molte straniere spingono per trasferirsi nel nostro campionato, che è cresciuto di credibilità. Sono stati però introdotti dei paletti per non introdurne troppe, per non spostare in secondo piano le italiane. Il messaggio è chiaro, puntiamo a vincere i prossimi Mondiali. Eh sì, perché le nostre “azzurrine” si sono qualificate e avranno tutto il supporto che purtroppo non abbiamo potuto dare alla nazionale maschile. L’allenatrice Milena Bertolini in un’intervista esclusiva a Sky ha detto che in molti paragonano le due nazionali, e che addirittura per loro è stato un bene dal punto di vista mediatico: “Mi dicono: almeno voi ci siete”.

Il campionato sarà interessante: conta 12 squadre (finalmente un buon numero), tra cui otto professionistiche. La campione in carica Juve è la squadra da battere e le candidate per farlo sono in ordine Fiorentina, Milan e Roma (con molte giovani in prospettiva).

Ora a Firenze e in tutta Italia molte più persone desidereranno andare allo stadio, ad ammirare un calcio che non ha nulla da invidiare a quello maschile”, queste le parole di Sandro Mencucci, presidente della Fiorentina Women. Certo il calcio femminile non deve diventare la copia in bianco e nero di quello maschile, e anche se la qualità tecnica è inferiore sono presenti certi aspetti che lo rendono intrigante e affascinante a modo suo. Facendo conoscere al nostro paese le “campionesse” si possono far emergere i veri valori di questo sport, che sempre di più è preda del business, dove i giocatori valgono 200 milioni e l’aspetto economico molte volte supera quello dello spettacolo e del divertimento.