Per un dizionario della lingua italiana la bellezza è “la qualità capace di appagare l'animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione”. E’ sempre difficile definire compiutamente questo particolare concetto. Pensando attentamente al significato del sostantivo, non si trova una spiegazione confacente a quello che si intende esprimere con tale nome. Credo che questa definizione, invece, sia assolutamente centrata e adeguata. La bellezza appaga i sensi. Non solo la vista, ma anche tutti gli altri. E’ qualcosa di assolutamente completo. Quando si contempla una situazione, un oggetto o qualsiasi ente dotato di tale prerogativa si provano sensazioni positive e non si vorrebbe mai smettere di ammirare. “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Anche questo aforisma è assolutamente veritiero. Tutto è soggettivo e, relativamente all’estetica, non esiste verità più assoluta. A un essere umano può piacere qualcosa che un altro non gradisce. Fortunatamente è così perché se si avessero i medesimi gusti non si potrebbe far altro che lottare per conquistare quello che si desidera.

Sono alcuni anni che si afferma che il nostro calcio sta crescendo di livello. Il margine che si è creato tra la serie A e le altre massime categorie dei campionati stranieri si assottiglia in maniera sempre maggiore. Considerando le competizioni internazionali come un’ottima cartina da tornasole, si può osservare che le squadre tricolore non vincono oltreconfine dal 2010 quando l’Inter di Benitez ha centrato il successo nel Mondiale per Club. Il risultato nudo e crudo parrebbe propendere per la tesi secondo la quale il pallone italico è in immane sofferenza. Una decade priva di successi rappresenta un periodo assolutamente troppo lungo. Urge un cambiamento di rotta. Analizzando bene i tornei, però, si scopre che in questo lasso temporale, ahinoi esageratamente dilatato, la Juventus ha centrato 2 finali di Champions, la Roma ha disputato una semifinale, la Fiorentina e il Napoli hanno raggiunto lo stesso traguardo in Europa League. Insomma, non siamo così male. E’ necessario sempre analizzare le situazioni nel profondo e non fermarsi alla superficialità dell’evento altrimenti si rischia di perdere alcune informazioni che possono risultare determinanti.

Il calcio italiano non è derelitto. Sta lentamente crescendo. I dati sono a sostegno di questa tesi. Come detto in precedenza, nel 2010, l’Inter ha vinto la massima competizione per club. Si giunge così agli anni più bui dove il miglior risultato fu una semifinale di Europa League disputata dalla Vecchia Signora nel 2014. Nel 2015, però, è iniziata la risalita e il campionato italiano ha cominciato ad accrescere il suo livello. In quella stagione, la nuova Juve di Allegri ha centrato la finale della massima competizione europea per club perdendo contro il Barcellona non senza qualche recriminazione arbitrale. Napoli e Fiorentina, invece, sono state estromesse da Dnipro e Siviglia in semifinale di Europa League. Nel 2017, i sabaudi hanno bissato il traguardo raggiunto 2 anni prima fallendo ancora all’ultimo atto e, nel 2018, la Roma di Di Francesco ha perso il citato duello di semifinale contro i Reds. La crescita pare abbastanza graduale e costante. Il trend è positivo tanto che, nella passata stagione, i bianconeri sono riusciti a portare in Italia un giocatore come Cristiano Ronaldo. Si parla del top. Si tratta del meglio. Un calciatore di quella caratura non andrebbe mai in un torneo che sia considerato nettamente inferiore agli altri se non per disputarvi gli ultimi anni di carriera magari con la volontà di provare nuove esperienze di vita professionale o extra. Non è di certo il caso del lusitano.

Si giunge così alla serie A che ha recentemente preso avvio e che pare avere tutte le carte in regola per fondere i concetti sovraesposti. Per carità, sono trascorse solo 2 giornate e sarebbe prematuro cantare vittoria o lasciarsi coinvolgere in ingenui voli pindarici. “Una rondine non fa primavera” e chi conosce la materia sa che il calcio d’agosto può rappresentare il più classico specchietto per allodole. Per una volta, però, piacerebbe essere il citato volatile e credere che finalmente il nostro torneo abbia fatto un ulteriore salto di qualità avvicinandosi sempre più all’Inghilterra e alla Spagna. Sembra inutile negare che, allo stato dell’arte, tali territori rappresentino il meglio che il pallone possa offrire. L’Italia sta cercando di tornare ad essere quella di 2 decenni orsono quando le 7 sorelle facevano tremare il mondo. La Juve e il Milan vincevano la Champions, Inter e Parma spadroneggiavano in Coppa Uefa e la Lazio centrava la vittoria in Coppa delle Coppe. Le nostre squadre provano a raggiungere tale obiettivo attraverso la bellezza e questa sembra essere la novità principale della neonata serie A.

Le prime 2 giornate ci hanno fatto divertire. Inutile negare l’evidenza. Nel primo turno sono stati messi a segno ben 33 gol. Nel secondo, invece, 31. Si viaggia a una media molto elevata che ha raggiunto e superato i 3 gol a partita. Tutto questo è sicuramente positivo e immagine della forza dei reparti avanzati del nostro massimo campionato. Attenzione, però, perché è anche sintomo di mancanza di equilibrio. Una sfida folle come quella tra Juventus e Napoli ha entusiasmato i tifosi che sono rimasti annichiliti dalla “bellezza” e dalle emozioni, ma non può avere soddisfatto gli allenatori. Sarri ha visto una compagine che per 60 minuti è stata l’emblema della perfezione. In quegli istanti vissuti in un palchetto dello Stadium, il toscano avrà raggiunto l’estasi. La squadra palesava i suoi crismi. La palla viaggiava velocemente, i movimenti dei giocatori erano sincronizzati in modo tale da creare catene molto solide. La qualità dei singoli pare indiscutibile e le transizioni offensive risultavano come una lama nel burro. Solo l’errore di Khedira a tu per tu con l’estremo difensore azzurro e i legni della porta di Meret hanno negato un passivo superiore al 3-0. Dopo un’ora di gioco, però, questo incantesimo si è spezzato. Come Cenerentola a mezzanotte, la Vecchia Signora si è ritrovata senza nulla. Il blackout è stato talmente terribile da provocare il pareggio dei partenopei. De Ligt ha contribuito a favorire il lavoro di Lozano e compagni dimenticandosi di seguire il messicano nell’occasione del gol del 3-2. Come se non bastasse, da poco vittima dei crampi, è scivolato davanti a un avversario aprendogli la strada verso Sczcesny e costringendo Alex Sandro a commettere il fallo che ha determinato la punizione dalla quale è scaturito il pareggio. Non soddisfatto, seguendo i dettami che probabilmente sono imposti proprio dallo staff del mister di Figline, ha deciso di difendere su piazzato guardando la sfera invece che l’avversario. Risultato: l’ottimo Di Lorenzo è sfuggito dalla sua marcatura trovando il 3-3. Probabilmente gli dei del calcio erano sintonizzati su Torino, zona Venaria, e hanno provocato un clamoroso autogol di Koulibaly che ha permesso ai piemontesi di ottenere una meritata vittoria. Certe amnesie condiscono la gara di emozioni e suspence, ma rappresentano pure pericoli che non si possono correre. Dal canto suo, il Napoli ha subito ben 7 centri in 2 gare. E’ chiaro che questa è una media da retrocessione all’ultimo posto della graduatoria. Solo la Sampdoria ha eguagliato questo triste primato. Fortunatamente per i campani, la fase di possesso è altamente produttiva e i 7 gol realizzati compensano la situazione lasciando i partenopei a 3 punti. Qualcosa, però, è da rivedersi. Il medesimo problema si riscontra nella Roma che viaggia alla media di 2 gol al passivo per gara. Solo i legni della porta di Pau Lopez hanno concesso ai giallorossi di non subire ulteriormente. Anche Fiorentina e Atalanta hanno rivelato simili difetti, con la voce delle reti patite che suona un pericoloso campanello d’allarme. Bellezza ed emozioni sono garantite, ma l’equilibrio non può mai mancare altrimenti si rischia di cadere nel famigerato “calcio champagne” sterile di vittorie.

La mancanza di compattezza tattica delle squadre che la compongono pare essere proprio l’unica nota stonata dell’avvio di serie A. Nell’analizzarla e rimarcarla non va dimenticato che trattasi sempre di calcio estivo. Quando le compagini avranno raggiunto una maggior amalgama e una migliore condizione atletica sarà difficile assistere a una simile situazione. Il resto fa ben sperare e mi riferisco soprattutto al calciomercato. Questo ha sicuramente aumentato il valore delle compagini. La Juventus ha rinforzato ulteriormente la rosa con giocatori come Ramsey, Rabiot e De Ligt senza cedere alcun pezzo pregiato. Durante la sfida contro il Napoli, l’olandese ha deluso risultando il peggiore in campo, ma è chiaro che deve adeguarsi al cambio di torneo e di stile di vita. Troppo spesso si pensa a tali atleti come ad automi capaci di tutto. In realtà sono esseri umani fatti a nostra immagine e somiglianza. Un ragazzo di 19 anni che lascia il suo Paese d’origine per venire a vivere in un luogo con cultura, usi e abitudini differenti deve avere il tempo necessario per ambientarsi. Mostrerà tutto il suo infinito valore.

L’Inter, invece, è divenuta una squadra più competitiva. Senza nulla levare a Spalletti che è un ottimo tecnico, Conte si è trovato assolutamente nella sua confort zone e vi sono pochi dubbi sul fatto che i nerazzurri hanno tutte le carte in regola per giocarsi traguardi prestigiosi sino al termine della stagione. Il sergente salentino ha già impresso il suo marchio a fuoco sulla Beneamata. Nella prima giornata di campionato disputata a San Siro non sono risuonate le note dell’inno dei lombardi definito “Pazza Inter”. Pare che questo non sia dovuto a manifestazione della volontà di Antonio, ma è già un segnale per il futuro. Lui vuole una squadra “forte e razionale”. La “follia” non trova più spazio dalle parti di Appiano e le prime 2 sfide di serie A hanno rappresentato una sentenza. Nonostante le assenze di De Vrji e Godin, i milanesi hanno battuto 4-0 il Lecce e vinto 2-1 su un campo difficile come la “Sardegna Arena”. Il pugliese ha rispolverato e lucidato calciatori che parevano ormai esclusi da progetto come Ranocchia e Candreva. Ha trovato il suo pupillo, Lukaku. Sensi ha rappresentato una piacevole sorpresa e ora pare essere il fulcro della mediana nerazzurra. La società è stata pure in grado di risolvere le grane relative a Nainggolan e Icardi. Soprattutto con l’argentino, tale situazione ha provocato lacrime, sangue e sudore, ma pare essersi risolta con il bomber che è diretto al Psg in prestito con diritto di riscatto fissato introno ai 70 milioni.

La Roma ha vestito di giallorosso Mancini, Veretout, Smalling e Mkhitaryan. L’inglese e l’armeno rappresentano novità importanti per il nostro torneo. Essere riusciti a strapparli alla Premier League potrebbe essere un plus per la serie A. Il derby capitolino è stato un manifesto del calcio italiano che sarebbe da mostrare alle future generazioni. Le due squadre si sono affrontate a viso aperto mostrando ottime trame. E’ stata una gara intensa caratterizzata dai legni: ben 6. Come precedentemente affermato le fasi di non possesso sono rivedibili, ma l’equilibrio sarà trovato più avanti. Fonseca è un allenatore giovane dotato di grande professionalità e voglia di emergere. Le sue idee sono moderne e paiono caratterizzate da grande concretezza. A tutto questo si è aggiunta la permanenza di Dzeko che ha contribuito a rinvigorire e ringalluzzire un ambiente ormai sconcertato dalle vicissitudini della trascorsa stagione davvero buia. Il Napoli, che deve assolutamente lavorare sulla difesa, è riuscito ad acquistare giocatori come Manolas, Lozano e Llorente. Rappresentano sicuramente rinforzi importanti. Il messicano, classe 1995, è un attaccante potenzialmente molto forte. Non avrà l’appeal di James Rodriguez, ma è dotato di una rapidità disarmante, di grande senso della porta, fiuto del gol e qualità. Il grande colpo, però, pare essere Di Lorenzo. Il terzino di 26 anni, è soltanto alla sua seconda stagione in serie A. Detto questo, mostra corsa, forza fisica e soprattutto una personalità da veterano. Per maggiori informazioni sul suo valore chiedere a CR7.

A tutto questo si aggiunge una serie di squadre che solitamente viene categorizzata come “medie”. Pure loro hanno elevato notevolmente il livello contribuendo a innalzare quello di tutto il sistema. Nonostante la sconfitta con i Wolves, il Torino sta girando a meraviglia. Avendo ottenuto 2 successi con Sassuolo e Atalanta, guida la graduatoria con Juventus e Inter. Gli stessi neroverdi parevano essersi indeboliti a causa delle cessioni di Demiral, Lirola, Sensi e Boateng. Traorè, però, sta mostrando tutto quanto di positivo aveva espresso a Empoli. La sua crescita pare esponenziale. Obiang sta ritrovando la condizione e la confidenza con il nostro calcio. Berardi è partito con il piede giusto. Sono pure arrivati Chiriches e Defrel. Gli emiliani hanno una compagine di tutto rispetto. Il Genoa sta confermando le aspettative che si nutrivano nei suoi confronti durante gli ultimi mesi. Fiorentina e Cagliari non hanno cominciato nel migliore dei modi, ma dispongono di tutte le potenzialità per rifarsi. A onore del vero, i Viola hanno anche affrontato un avvio di annata molto complesso sfidando il Napoli in casa e il Genoa in trasferta. Pure la sorte non è parsa totalmente loro compagna. Occorre non dimenticarsi dell’Atalanta che, nonostante la sconfitta interna contro il Toro, ha le carte in regola per rialzarsi e affrontare pure un buon girone di Champions League. Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati dalla rescissione del contratto con Skrtel, ma è stato immediatamente sostituito da Kjaer.

Questo campionato è partito ottimamente. Le prospettive sono importanti e positive. Il livello si è sicuramente alzato rispetto alle trascorse stagioni durante le quali si notavano già alcuni miglioramenti. Detto questo, la parola chiave è “equilibrio”. “La potenza è nulla senza il controllo” e le squadre devono trovare la giusta dimensione evitando quelle sfide ricche di reti che tanto ci emozionano, ma che sono sintomo di grande fragilità. Inoltre, è necessario non farsi coinvolgere in particolari voli pindarici che rischiano di tramutarsi in cocenti delusioni. La citata eliminazione del Torino dall’Europa League a opera del Wolverhampton deve fungere da importante monito. A parità di livello, il nostro calcio sembra patire ancora parecchio rispetto a quello inglese. Meglio attendere il finale della stagione e magari potersi preparare ad affrontare un Europeo con maggiori sicurezze dettate da una grande annata delle nostre compagini.