Non si può iniziare un nuovo anno senza fare un bilancio di quello appena passato. E lo farò affidandomi al lessico scolastico. D’altronde la scuola è stata, suo malgrado, una delle protagoniste indiscusse (e di cui si è maggiormente discusso) in questo 2020: tra chiusure e aperture, DAD e banchi a rotelle, ingressi scaglionati ed esami virtuali… la scuola ne ha viste di tutti i colori. Come il calcio. E allora vada per la valutazione di stampo scolastico, ma senza voti. Tutti i voti, tranne il 10 e lo 0, implicano delle sfumature, dei ‘se’ e dei ‘ma’, una serie di prestazioni intermedie tra il più bravo e il meno bravo. Preferisco optare per giudizi netti. Quindi mi limiterò a dividere i protagonisti, a mio avviso i più significativi, in tre semplici (e forse brutali) categorie: promossi, rimandati e bocciati.

PROMOSSI 

Le Milanesi. Il 2020 ci ha regalato una Milano tornata finalmente protagonista del calcio italiano, e non solo. Nella scorsa stagione, L’Inter di Conte ha conteso fino all’ultimo lo Scudetto alla Juventus ed è arrivata in finale di Europa League. Il Milan di Pioli nell’anno solare 2020 si è aggiudicato il primato di punti in Serie A (79) e oggi è in vetta alla classifica, tallonato proprio dall’altra milanese. Adesso mancano solo i 60 mila tifosi a infiammare gli spalti di San Siro.

Gli highlander: Zlatan Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo. Sicuri di sé e mai banali, dicono sempre quello che pensano, anche a rischio di risultare “scomodi”. Ma possono permetterselo, la loro carriera parla per loro. E all’età di 39 anni (lo svedese) e quasi 36 (il portoghese), sono ancora i leader e i trascinatori delle rispettive squadre. Ci ha provato anche il virus a fermarli, ma invano. Resilienti.

L’Atalanta. Per la squadra bergamasca, un anno da Dea: in Champions la semifinale sfiorata nella scorsa stagione e gli ottavi raggiunti nell’attuale nonostante il girone di ferro; in Italia, al momento settimana a sole 4 lunghezze dalla zona Champions, viene dal 3° posto della passata stagione, agguantato ai danni dell’ottima Lazio. Da favola.

Maurizio Sarri. Non ha mai nascosto la predilezione di uno stile ‘casual’ e non ha mai sconfessato le dichiarazioni non proprio amichevoli (spesso al limite dell’accusa) rivolte in passato ai bianconeri. Dall’altro lato, però, una chiamata della Juve non la si può rifiutare: è l’occasione della vita, una scommessa da tentare. E lui la scommessa l’ha vinta: ha portato a casa il nono scudetto consecutivo. La scelta della Juventus, invece, di affidarsi a lui…quella fa parte delle bocciature del 2019.

RIMANDATI

La Juve di Pirlo. Troppo presto per dare giudizi definitivi, ma un primo bilancio va fatto. I dettami di Pirlo cominciano a vedersi in campo: difesa alta e aggressiva, recupero palla veloce, supremazia del gioco. Tutto questo però non sempre si è trasformato nei tre punti. Un inizio stagione per forti di stomaco: un’altalena di prestazioni eccellenti (vedi Barcellona il ritorno e Parma) e prestazioni imbarazzanti (vedi Barcellona l’andata e Firenze). Lavori in corso.

Le speranze azzurre: Tonali e Zaniolo. Il ventenne bresciano è stato l’acquisto più costoso dell’ultima campagna ed è stato uno dei giocatori meno brillanti di un Milan che nel 2020 ha più che brillato. Da un classe 2000 appena arrivato in una Big è lecito aspettarsi un periodo di adattamento, ma speriamo ingrani presto la marcia giusta, anche in ottica Europei. L’altro talento che spera di far parte della spedizione azzurra di Mancini è Niccolò Zaniolo. Il ragazzo sta recuperando da un doppio intervento al crociato e, sebbene siano indubbie le sue qualità, due traumi gravi così ravvicinati e una vita privata fin troppo chiacchierata, lasciano qualche perplessità. Giudizio sospeso.

La VAR. Di per sé uno strumento che garantisce una maggiore equità nei giudizi, ma il suo utilizzo desta ancora dei dubbi. Spetta all’arbitro decidere se ricorrere o meno al VAR, ma in alcune circostanze ci si è spesso domandati perché l’arbitro non se ne sia avvalso. E poi le lunghe interruzioni prima del verdetto finale e la gioia sospesa in attesa della convalida ufficiale del gol. Da perfezionare.

BOCCIATI

Gli stadi vuoti. Il calcio è ripartito. Ma ha dovuto farlo senza il suo uomo più importante, il pubblico. I calciatori, come si confà ad ogni categoria di professionisti (e pure ben pagati) si sono adattati e fanno del loro meglio per evitare che le partite si trasformino in meri allenamenti (sebbene capiti a volte di dubitarne). Al momento di più non si può avere, ma questo non è calcio.

Il Toro. Di sicuro la peggior annata della presidenza Cairo. Dopo il naufragio del progetto Mazzarri, né Longo (che comunque ha avuto il merito di evitare la retrocessione) né Giampaolo (fino ad ora) sono riusciti a trovare la quadra: ultimo nella classifica dell’anno solare con appena 27 punti, al Toro serve e, con urgenza, un elettroshock se vuole evitare che il 2021 sia peggiore del suo predecessore.

Lotito. Se non fosse stato per le ottime prestazioni di Inzaghi e dei suoi ragazzi, a Roma si sarebbe parlato solo delle sue gaffe. Prima il caos sui tamponi, poi l’acquisto dell’aereo costato 150 mila euro per celebrare i 120 anni della società e la polemica che ne è scaturita, e per chiudere in bellezza il paragone, volto a fare chiarezza proprio sulla vicenda tamponi, tra la carica infettiva di un positivo da Coronavirus e i batteri, non tutti patogeni, della vagina di una donna. Della serie, c’è o ci fa?

I casi: Gomez-Gasperini e Conte-Eriksen. È ormai ad un passo dall’addio, dopo sei anni, il Papu Gomez che, a causa di opinioni tattiche divergenti, è arrivato ad una rottura insanabile con Gasperini. Di durata decisamente inferiore il matrimonio tra Eriksen e l’Inter, ma anch’esso destinato al divorzio. Il danese, nelle rare (questo va detto) apparizioni che gli sono state concesse è apparso timido e impacciato, l’ombra del giocatore che tutti abbiamo ammirato nel centrocampo degli Spurs. Le qualità tecniche e tattiche del giocatore non si discutono, semplicemente non si sono mai incontrate con il gioco di Conte che, dal canto suo, ha fatto ben poco per valorizzarle. Due esempi di come a volte la tattica, e la ragion di squadra, non sempre riescano a convivere con le necessità dei singoli.

Nonostante la premessa, però, un 8 vorrei darlo, e proprio alla Serie A. Tra rinvii e passi falsi, è riuscita a garantire una degna conclusione allo scorso Campionato, assegnando lo Scudetto sul campo (e non a tavolino). Anche la stagione 2020/2021 è partita e lo ha fatto, non senza polemiche è vero, ma con grande caparbietà e a ritmi serrati. Che tanta determinazione e tanta volontà siano di buon auspicio per l’anno che è appena iniziato, nella speranza di tornare presto a riempire gli stadi.

Chiara Saccone