La notizia è arrivata a ciel sereno! Si è arrivati ad un patteggiamento. Così la Juventus si tiene i dieci punti in meno, dice addio alle coppe per un anno, e paga anche una multa, forse meno salata. 

Ora la sentenza si aspetta domani, e vedremo cosa hanno concordato le parti. Anche se ci sono dubbi di natura strettamente giuridica e di deontologia sportiva. Probabilmente tra le pieghe del codice sportivo non ci sono proprio le certezze di trovare operazioni e partnership così irregolari da poterli dimostrare con artifici e spropositi verbali, ricavati dalle pieghe degli articoli che riguardano questi rapporti tra tesserati e non tesserati. 
Non è ancora chiaro cosa vorrebbe provare il Chinè con queste indagini, avallate anche dagli inquirenti del tribunale di Torino, forse le normali trattative che tutte le società di calcio fanno in collaborazione con diversi operatori di mercato, consulenti e soggetti terzi compresi. 
Anche qui, nessuno può pretendere che la libera impresa si debba svolgere secondo canoni obbligatori, ledendo il diritto di esercitare un'impresa in tutte le forme legali a patto che non si evada il fisco o si commettano irregolarità palesi che danneggiano altre imprese o ledano diritti di terzi deboli.  
Il punto è che nel calcio, come anche in altre imprese professionalmente organizzate, ci sono intermediari, agenti iscritti e perché no, accordi di partnership tra società calcistiche a tutti i livelli. Probabilmente in questo caso, non si poteva più reggere la questione delle plusvalenze solitarie, ovvero senza controparti. In questo caso si arrivava a colpire altre società, obbligatoriamente, ed anche calciatori tramite la famosa manovra stipendi, che ora giocano in altre società, per le quali fino ad oggi ha operato una specie di immunità, che non si può però conservare a lungo. 
Sarà già difficile bloccare quelle indagini che per naturale propensione ad un impeto di giustizia paritaria, si è ormai innescata nei riguardi di quelle società che hanno operato nelle plusvalenze. Seppure la calma attorno a queste società sia notevole e la voglia di indagare non sembra nemmeno agiti le intenzioni dei magistrati che si sono visti recapitare nelle loro città di competenza, delle segnalazioni e dei plichi che li obbligheranno ad indagare.
E tutto questo  nonostante la grande mole di lavoro che li obera tutti i giorni. Una rottura di scatole! 
E' il tipico caso in cui il "diavolo fa le pentole ma non i coperchi".
Se le plusvalenze sono di norma e di naturale disciplina tra due società, non si può imputarne una e salvarne l'altra. Ma mentre la giustizia sportiva si gestisce i suoi tempi a piacimento, la giustizia ordinaria è svincolata dalle pressioni dei procuratori dei tribunali sportivi. E non si sa mai che di colpo parta un'indagine e rompono le uova nel paniere.
E così qualcuno degli amici di merende, che gioisce e gode delle disgrazie bianconere, corre il rischio che gli vada di traverso la colazione! Se il dado è tratto, comincia a rotolare e non si sa quale numero esca a priori. 

Quindi, almeno da questo versante delle indagini, la Procura federale ha deciso (ovvero Chiné ha deciso) che si può finire la questione lì, avendo ottenuto il minimo che si voleva ottenere: la Juventus fuori dalle Coppe e fuori anche dalla classifica dello scudetto, mediante un gioco di penalizzazioni che avrebbero distrutto qualsiasi squadra e, peggior cosa, durante tutta la stagione in corso, limitando le sicurezze e le velleità della rosa di squadra e l'incertezza del futuro per i programmi della società. Di fatto impedendo ogni acquisto futuro, che impegnasse per l'immediato controparti allettate dal club torinese, e la perdita di appeal da parte di giocatori che potevano anche preferire la Juventus, delinea un quadro desolante.
Ma in questa situazione, chi può preferire una società in difficoltà e con limitate risorse finanziarie, appositamente castrate da una snervante posizione intransigente tenuta da un organismo che dovrebbe regolamentare la leale competizione, ed invece ha volutamente falsato un campionato? E nessuno è scemo, anche chi fa finta di godere, oggi pensa preoccupato che se il principio tenuto tiene, allora per tante squadre di Serie A ci saranno danni gravissimi. 

Quindi, come in tutte le guerre del passato, non si arriva alla completa distruzione del nemico, prima della tragedia finale, si fa un bel trattato. Questo perché un nemico indebolito si può battere, un nemico ferito può rivelarsi come una bestia ferita, mordere e ribaltare la situazione.
La Juventus non sembra volere rivolgersi al TAR (e secondo me sbaglia), ma ci può essere chi, ormai senza più nulla da perdere (vedi Andrea Agnelli) potrebbe invece fare tutte le azioni a salvaguardia dei suoi interessi, rischiando si la radiazione, ma potendo procurare danni patrimoniali ingentissimi alla Figc, dai quali Gravina e soci vorrebbero astenersi, diventando un boomerang che porterebbe alla fine della carriera di tutti i maggiori attori di questa vicenda, e tra questi gli stessi Chiné e Gravina, non senza ferire la posizione piuttosto pilatesca di Malagò. Come un paradosso, la vittima potrebbe essere il carnefice. 

Ritengo che a questo punto, dopo una campagna stampa negativa, con fakes di tutti i tipi, dopo il danno fatto sulla squadra e l'allenatore, che hanno subìto un'annata veramente da incubo, avrei preteso un atteggiamento diverso da parte della dirigenza juventina. E questo per la distruzione della qualità della rosa, mortificando le prestazioni e quindi i valori di giocatori normalmente di mercato.  
E mettiamoci anche che le società che hanno giocatori in prestito di proprietà della Juventus e che vorrebbero definire l'acquisto definitivo, in questa situazione possono ricattare il club torinese, e pretendere di "aggiustare" i parametri di esercizio dell'opzione, naturalmente in ribasso. E il patteggiamento, per la Juventus, è una comoda via d'uscita da un monopolio fastidioso, dove tutto ciò che dovrebbe essere un giusto procedimento giuridico puzza maledettamente di marcio, ma sei nella posizione nella quale non ti è nemmeno consentito lamentarti per il fetore emanato dagli atteggiamenti corporativi e massonici di taluni soggetti che non vorrei mai vedere in un'aula di tribunale, se fossi l'imputato! 

Patteggiare per qualcuno sarà considerata una debolezza, oppure un'ammissione di colpa. Non pensano taluni che sia l'unica scappatoia che si ha per sfuggire  da un potere reso forte da un'ingiusta sperequazione tra giudicato e giudicante, e dove sembra che tutte le regole del diritto siano morte, lasciando il posto ad una arbitrarietà imbarazzante ed anacronistica. E non potrebbe bastare nemmeno quello. L'Uefa potrebbe aspettarci per presentare un altro conto salato, potendo reputare la colpa e le sentenze comminate una violazione del Fair play finanziario. 

Ma qui ci potrebbe essere una possibilità diversa. Infatti un eventuale ricorso, al Tas di Losanna e al Tribunale dei diritti di Strasburgo, potrebbe portare pronunciamenti che ridurrebbero Ceferin ad una sardina schiacciata dalle sue stesse prepotenze; e di una sentenza negativa l'Uefa non ne ha proprio bisogno, visto le beghe che già si trascina su altre situazioni poco cristalline. 

Vedremo domani cosa partoriranno le controparti, rimane comunque una grande sensazione di mancanza di giustizia, di amaro in bocca per quello che un campionato avrebbe potuto riservare, con tre squadre italiane in finale nelle tre competizioni europee, il Napoli campione, molti giovani che si sono affacciati nella nostra serie A, che saranno buon viatico per il futuro del nostro movimento.
Purtroppo, invece, ci sarà solo il ricordo di una vicenda squallida, di lotte incomprensibili tra poteri, e di protagonisti di cui avremmo tutti fatto volentieri a meno!