È da Napoli-Milan, primo episodio della lunga serie horror Campionato Milan 2018-2019, che mi chiedo se e quando i rossoneri diventeranno una squadra di calcio.

In fondo lo 0-2 parziale di quell’incontro aveva raccontato di una squadra che arrivata a centrocampo non aveva la più pallida idea di cosa fosse il gioco del calcio: dopo sette mesi e mezzo, e l’innesto di Paquetá e Piatek, che se ben impiegati quella metà di campo dovrebbero riempirla a dovere, siamo al solito film e cioè che dalla cintola in giù non è cambiato niente.
Ieri la Lazio, come quasi tutte le nostre antagoniste dirette e non, con tre passaggi arrivava davanti a Reina: noi ci arrivavamo dopo 32, sempre davanti a Reina, cioè dalla parte sbagliata.

Saro’ un inguaribile esigente, ma non riesco a trovare concepibile che una squadra si candidi a competere coi migliori d’Europa, sempre che questo accada, senza uno schema d’attacco.
Probabilmente è qua che entra in gioco la differenza tra un vero allenatore e Gattuso: il primo avrebbe provveduto da tempo con i giocatori che ha, il secondo si limita alle certezze ( che sono solo sue) di terzini che arrivano a metà campo e tornano indietro, ad esterni (scarsi) autoreferenziali che si scartano da soli, non saltano l’uomo nemmeno a raddoppiar loro l’ingaggio, non segnano e quel che è peggio non servono il cecchino che abbiamo la’ davanti, visto che Cutrone deve aver commesso chissà quali reati per non partire mai titolare.

La ruota della casualità dice che siamo quarti, non escludo che sancisca questa posizione anche al termine del campionato, ma è chiaro che Maldini e Leonardo dovranno prendere atto che le voragini offensive del Milan saranno un enorme problema finché non verranno risolte: mancano all’appello un vero tecnico e almeno due giocatori. E questa sarà la prima urgenza per affrontare la nuova stagione con la patente di squadra vera.