"C'era una volta il grande Milan" 

Dispiace dirlo, per la dirigenza attuale, pur se resteremo legati per sempre, a figure simbolo, veri e propri riti di culto, come Maldini, Serginho, Dida, e chi più ne ha più ne metta, al Milan manca la professionalità. Manca chi sa indossare giacca e cravatta, chi sa sedersi intorno ad un tavolo e disegnare futuro anziché rimuginare il passato. Vediamo gente come Sartori dell'Atalanta, che i pantaloncini da calcio forse li ha indossati all'oratorio, ma ha un'abilità tale da scovare nuovi Maldini, nuovi Pirlo, nuovi Inzaghi.
Ripartiamo da chi ha voglia di scrivere calcio e non da chi ha solo voglia di leggerlo.
Abbiamo basato, le conquiste degli anni '90 e duemila, su scommesse, partendo dai dirigenti per finire agli allenatori...
Ricordiamo Capello, dirigente di ferro, ma con una mentalità di calcio ben chiara e precisa.
Ricordiamo Sacchi, un luminare in materia, un uomo venuto dallo spazio, che sposa il dogma olandese, quello di un calcio totalitario
Ricordiamo Ancelotti, un allievo di Sacchi, che a differenza degli altri che amavano guardare le stelle cadere dall'oblo', lui amava rincorrerle
Ricordiamo Allegri, ebbene sì, anche lui, che da buon toscano, poteva sembrare "pagliaccio" e "testone" (vedi la scelta di mettere Pirlo in naftalina, per poi rispolverarlo e portarlo ad altissimi livelli due anni più avanti) ma aveva anche lui coraggio, quello che forse gli é mancato alla Juventus per raggiungere traguardi più gloriosi.

Tutti questi nomi avevano in comune un'unica cosa che li distingueva dagli altri e cioè quella di sognare.