Sembra che il ciclone appena abbattutosi con la pseudo organizzazione della Superlega abbia lasciato molte perturbazioni in coda, tanto se ne continua a discuterne. A questo punto non mi sento piu di sottrarmi al dibattito e vi sottopongo la mia opinione.

Innanzitutto distinguerei il calcio gioco dal calcio professionistico. La partecipazione all’uno o all’altro è enormemente differente: il calcio giocato interessa milioni di persone, appassionati, che praticano lo sport dal livello amatoriale e dilettantistico. Il calcio professionistico interessa, a livello di pratica, qualche migliaio di persone e a livello di tifoseria diversi milioni di persone, generalmente non praticanti. Sono dunque due ambiti della stessa entità che presentano modalità di partecipazione molto differenti. Poichè il primo ambito interessa prevalentemente persone che praticano questo sport, possiamo ancora dire che il calcio è un gioco. In ambito professionistico invece è un business dove vale la logica del profitto. In entrambi i casi si tratta della pratica di uno sport che ha, o dovrebbe avere, delle regole comuni in entrmbi gli ambiti, come il rispetto dell’avversario, la lealtà, l’equità e l’indipendenza delle società da organismi collettivi diversi da quelli preposti alla loro guida, democraticamente eletti.

Ora, mi sembra che con la SuperLega si verrebbe a formare una nuova organizzazione indipendente, una sorta di oligarchia che, come sempre, tende a fare i propri interessi, ad aumentare i propri guadagni e privilegi e potrebbe rischiare di sottrarre risorse, già scarse, al gioco del calcio. Credo che fin qui ci si trovi tutti d'accordo, tranne qualcuno che insiste nel dire che il calcio non è più un gioco. Ora pongo una domanda: ma di questi tempi, con la pandemia imperante, la futura tremenda ed attuale crisi economica, qualcuno non vuol porre mano a ingenti capitali che, di questi tempi, andrebbero, a mio avviso, destinati diversamente? Con il vecchio detto "non guardare il dito, guarda la luna" proviamo a chiederci come il calcio, cioè il dito, non ci impedisca di guardare la luna, cioè il mondo nelle sue attuali condizioni. In questi tempi di pandemia, come è noto, sono programmati degli interventi per salvare il nostro pianeta e si sono messi in discussione i nostri modi di vivere, proprio andando contro quella logica del profitto, del business, che porta a enormi danni al nostro pianeta, invaso dalla plastica, deforestalizzato, cementificato e potrei andare avanti ancora con altri atteggiamenti e approcci negativi attualmente praticati. Per evitare la fine del nostro pianeta e la nostra, si sta cercando di cambiare la politica con cui gestire il nostro pianeta, dando origine a innovazioni di autovetture elettriche, di pannelli solari di mulini eolici, impiego di materiali non inquinanti, e potremmo andare avanti.

Invece arriva un'altra innovazione: un gruppo di società calcistiche europee propone di creare un club e di giocare solo fra di loro, una sorta di coppa con posto assicurato. Per l'Italia fra i soci promotori la Juventus, lIinter e il Milan. Le loro idee sono note, ocorre aumentare il gettito degli introiti per rinforzare la rosa dei calciatori della società e costruire stadi nuovi, riducendo a rifiuto quelli storici vecchi, in cui invece si gioca benissimo, facendo anche costruire infrastrutture che contribuiscano a aumentare i proventi sempre per rinforzare la rosa, quali ristorati, ipermercati e altre strutture commerciali. Ecco che questi signori si mettono d'accordo per riuscire a fare un club che svolga un bel torneo esclusivo, dei più forti, secondo loro. In altre parole una bella oligarchia con tutti i suoi classici limiti. Come, per ora, è andata a finire lo sappiamo tutti: fuggi fuggi generale alle prime reazioni contrarie. Governo inglese contrario e tanti tifosi contrari, tifosi che richiamano lo spirito originario del football sancito nel congresso del 26 ottobre 1863 a Londra. Alla Free Mason's Tavern, in Great Queen Street, dove non si sono fatti piani per circoli ristretti, ma si sono decise delle regole comuni con cui regolamentare il nuovo sport, grazie alle quali il calcio si è diffuso in tutto il mondo.

Proviamo allora ad alzare lo sguardo e vedere cosa si potrebbe prospettare all'orizzonte. A parte ogni considerazione tecnica, in cui non voglio addentrarmi, in questi tempi, c'è da chiedersi: questo progetto è morale? E' lecito che si pensi solo alla logica del profitto, che si pensi di concentrare migliaia di milioni d'euro su un giro d'affari che non produce niente, se non sfarzo e pseudo divertimento? Sai che divertimento vedere i piu forti giocare fra di loro, escludendo gli altri milioni di persone praticanti questo sport che nel giro di pochi anni probabilmente non esisterebbero più... Tutto questo, chiedo, è coerente con le nuove filosofie che stanno nascendo nel nostro Pianeta per consentire la nostra sopravvivenza e quella dei nostri figli? In quest'ottica questo progetto è lecito? E' lecito raccogliere fondi di entità tale che potrebbero risolvere il problema della fame nel mondo e invece destinarli alla costruzione di campi di calcio a fianco di esistenti e funzionanti?

Nella nostra società europea ci si sta rendendo conto che la logica del profitto non è l'unica che può essere adottata in economia, anzi è una logica che porta alla distruzione del Pianeta. Si può concentrare tanti denari per uno sport, lo chiami come si vuole, in un momento come questo in cui si dibatte nei problemi della pandemia? Forse non sarebbe meglio ristrutturare gli stadi vecchi come il decreto salva stadi (previste dal decreto semplificazioni) sfruttando fabbricati e aree limitrofe agli stadi, in molti casi più che favorevoli alla creazione di aree satelliti agli stadi, senza creare enormi rifiuti, da abbattere e bonificare con soldi pubblici? L'Europa non è come l’America: qui chi ha i soldi, non può fare quello che vuole, ma è soggetto a una normativa autorizzativa precisa, e se il decreto semplificazioni (o salva stadi) inverte le priorità mettendo al primo posto la sicurezza e all'ultimo il valore intrinseco di uno stadio d'epoca, tale valore va comunque preservato e quindi l'opera d'arte in qualche modo conservata. Insomma la società si sta predisponendo contro iniziative inquinanti e dispendiose, come quella della Superlega, con operazioni culturali, legislazione, iniziative industriali. Iniziative simili verranno riproposte, si spera quando le nuove posizioni della società moderna si saranno rafforzate e consolidate, con un processo rapido ed irreversibile.

Dunque torniamo a guardare il dito dopo aver osservato la luna che poi è il pianeta terra: un'azione di questo tipo a chi gioverebbe? Chiaramente ai componenti il "Club" o all'oligarchia, come l'abbiamo chiamata, i Club con tanti componenti che si son dati alla fuga con molta rapidità, come abbiamo detto, alle prime reazioni negative. Al pubblico gioverebbe? Si potrebbe formare una concentrazione di pubblico sulle squadre dell'Oligarchia, uniformando opinioni e creando concentrazioni di tifo, in cui potrebbero trovare posto chissà quali organizzazioni paramilitari, come già accade ora. E' questo che si vuole? E se il mondo del calcio esaltasse con la oligarchia calcistica le sue espressioni becere, razzista e violente? In questo caso sarebbe possibile assistere a scontri tra tifoserie o tra tifoserie ed ordine pubblico? Ci potrebbe anche essere una selezione nei consumatori di biglietti, senz'altro aumentati? Quindi diventerà non più uno spettacolo per appassionati, ma per ricchi. Diventerà un panem et circensis per ricchi, meglio ancora, uno sciaribarì per classi medio alte? In ultimo gli spettatori diventeranno consumatori e non avranno piu nessuna leva sulle squadre. Sempre che gli stessi spettatori finalmente decidano di unirsi in società e consorzi impiegando politiche d'acquisto anti trust e dando dei segnali con i loro acquisti o non acquisti fra loro concordati,di un certo tipo, indicativi della loro volontà

Non si tratta di analizzare la questione con spirito romantico che esalta il calcio pionieristico, ma porre in evidenza il nuovo pensiero che avanza, rafforzarlo e sostenerlo nella consapevolezza di ciò che il nostro Pianeta ha bisogno, di ciò che le popolazioni hanno bisogno, soprattutto europee, che non ritengono utili iniziative dispendiose e altamente inquinanti e forse illecite secondo i Trattati Europei, come scriveva Tremonti giorni fa sulla Gazzetta Rosa. Già l'attuale legislazione tende a creare rischi allargando la forbice tra squadre piccole e grandi. Fortunatamente vi sono società come l'Atalanta ed altri che, con adeguata programmazione, possono creare delle valide alternative facendo da catalizzatori verso nuovi modi di operare nel calcio professionistico, anche attingendo, a livello giovanile, nel campo amatoriale. Quei capitali, o parte di essi, potrebbero essere devoluti ai Paesi in via di sviluppo, dove i bimbi chiedono sempre ai missionari, non stadi nuovi, non strutture dove mangiare, bere, divertirsi, ma semplicemente delle magliette e dei palloni per giocare al gioco del calcio.

Ma allora che fare per contrastare queste tendenze deleterie? Forse varrebbe la pena accelerare il processo di formazione di economie alternative, che diano risultati e dimostrino alla gente quale direzione intraprendere nel comportamento di tutti, utile al pianeta, utile alla qualità della vita, utile a vivere serenamente ed in concordia, con i primari diritti al cibo, all'istruzione ed allo sport. Questo perchè la Superlega è una delle iniziative contrarie al nuovo spirito mondiale, ma ve ne sono altre che si stanno organizzando e vanno contrastate adeuatamete.