Sebbene siano in molti a ribadire che le partite che si stanno giocando dopo la sosta non rispecchino totalmente i reali valori delle squadre, poichè le assenze del pubblico e le mancanze di motivazioni per troppe formazioni possono portare a risultati totalmente diversi, il Milan da dopo la pandemia ha cambiato totalmente aspetto. La serie di risultati utili, oltretutto concretizzata attraverso il gioco e prestazioni molto confortanti, è stata talmente positiva da stupire gli scettici, i tifosi e gli avversari, portando alla inaspettata conferma di Mister Pioli per i prossimi due anni. Improvvisamente molti calciatori del Milan, come se fossero dei bellissimi fiori, sono sbocciati, mostrando tutta la loro bellezza. Il più bello, fra tutti, è il Narciso, che prende il nome dal famoso personaggio della mitologia greca, poichè la leggenda racconta che nel luogo dove lui cadde in acqua, morendo, nacque questo bellissimo fiore.
Per chi non lo sapesse, Narciso era un cacciatore, figlio della ninfa Liriope e del Dio Fluviale, Cefiso. Era talmente bello che tutti, uomini e donne, si innamoravano di lui. Poichè rifiutava ogni attenzione, gli Dei, per punirlo, lo fecero innamorare della propria immagine quando la  vide riflessa in uno specchio d'acqua. Ed è nel tentativo di specchiarsi in un lago che cadde morendo annegato.
Il Narciso del Milan è un calciatore, tutti sono innamorati di lui e questo affetto gli sta dando una forza inaspettata, che a quanto pare sta portando a splendidi risultati.
Se Zlatan Ibrahimovic  è arrivato a Milano con l'etichetta del "vecchio campione" a fine carriera, ciò che ha fatto vedere è stato di ben altro livello. Non ha solo garantito un rendimento in campo ben superiore ad ogni aspettativa, dove grazie ad una potenza fisica ancora invidiabile ha abbinato classe ed esperienza, ma è stato specialmente negli allenamenti giornalieri a conquistarsi quel titolo di leader indiscusso che nessuno può regalare o assegnare di diritto e non è certamente consequenziale all'età. Lo svedese è stato fin dal primo giorno un esempio per i più giovani, un trascinatore per la squadra e il suo arrivo è coinciso con la convinzione che qualsiasi risultato potesse essere raggiungibile. Un lavoratore, un motivatore e un giocatore dalla mentalità vincente che, grazie alla sua visibilità, ha riportato il Milan ai vertici di quelle attenzioni "mediatiche", che negli ultimi anni erano svanite.

La cosa particolare è che mentre Ibra giocava a vestire il ruolo si super eroe, allenatore e compagni ne sono stati talmente affascinati da sentirsi obbligati a rendere molto di più rispetto al passato, dando vita ad una sinergia talmente forte ed inaspettata, da produrre quel cambio che abbiamo visto ed è sotto gli occhi di tutti. Con la fine del campionato non bisogna fare assolutamente lo sbaglio di pensare di essere improvvisamente diventati forti, credendo che continuare a vincere possa essere facile, o scontato. Ecco spiegato perché il mio pensiero è andato ad altri due personaggi della mitologia greca ed a un racconto molto famoso. 

Dedalo era nato ad Atene, scultore e architetto, era abilissimo in tutto ciò che faceva al punto che le sue statue sembravano vive. A lui sono attribuite molte invenzioni fra cui l'ascia, la sega e il trapano. Maestro di suo nipote Talo, lo uccise per gelosia quando si accorse che l'alunno stava superando il maestro. Condannato all'esilio perpetuo, Dedalo si rifugiò a Creta, dove fu accolto benevolmente dal re Minosse, che gli commissionò il Labirinto per rinchiudere il Minotauro. Dedalo però vi fu imprigionato insieme al figlio, Icaro, poiché aveva aiutato la figlia del re, Arianna, con il famoso filo. Teseo era riuscito ad uccidere il mostro per poi scappare con la principessa. Per uscire dal Labirinto Dedalo costruì due paia di ali, uno per sé e l'altro per il figlio. Si raccomandò con Icaro di restargli sempre dietro durante il volo, di non avvicinarsi troppo ai raggi del sole perché le ali, attaccate alle spalle con della cera, si sarebbero potute sciogliere. Icaro durante il volo si allontanò e i raggi del sole lo fecero precipitare nel mare, dove morì. Dedalo atterrò in Campania.

Ora se il Milan sta volando alto è certamente merito di Mister Pioli e del suo staff, che hanno messo le ali (fa sorridere che è lo slogan proprio di quella bibita energetica a cui per mesi abbiamo pensato di strappare il manager tedesco) con una forma fisica, ottimale, che ha mascherato molti problemi che oggi sembrano meno penalizzanti, ma non si può avere la presunzione di pensare di volare come le formazioni più forti. Maldini non deve fare come Icaro, altrimenti si rischierebbe di precipitare, bisognerà rinforzare le nostre "simboliche ali", con acquisti, forti, mirati e funzionali. Continuando quell'ottimo percorso di vendite attuato a gennaio, in modo di riuscire ad ottimizzare anche il tetto ingaggi, che non è un passaggio secondario.                                       

Ancora quattro giorni, le due ultime partite, in trasferta contro la Sampdoria e sabato l'incontro finale contro il Cagliari, poi proseguendo sul paragone proposto, si tornerà a volare anche in Europa, dopo un anno di assenza forzata, per colpa di regolamenti, non proprio uguali per tutti. Sulle ali del Main Sponsor, Fly Emirates, che ha rinnovato il contratto anche per i prossimi due anni, cercando di riconquistare quelle posizioni a cui ambiamo.
Il "brutto anatroccolo" Milan è pronto, diventando magari quel bel cigno che per anni ha entusiasmato in tutti i campi di calcio del mondo, ma questa è un'altra storia, è la fiaba più bella, dove i sette nani, sono splendide Coppe sempre lucide e in bella mostra.