La Serie A viene vista da molti tifosi ed addetti ai lavori come un campionato eccessivamente esterofilo in cui i talenti nostrani hanno poche possibilità di emergere.
Celebre la frase su Emanuele Giaccherini " se si fosse chiamato Giaccherinho ora sarebbe titolare alla Juve".  Peccato che poi alla Juve il buon Giaccherini ci andrà davvero, dimostrando di essere nulla più che un onesto mestierante.

In Serie A però c'è una squadra in cui avviene esattamente il contrario ovvero il Milan. 
E ciò con grande gioia degli addetti ai lavori. Berlusconi, da politico esperto e scafato qual è, aveva capito che c'era un unico modo per fare digerire il ridimensionamento del Milan ai tifosi e non ritrovarsi la stampa contro: farlo passare per un progetto di Milan più identitario, "il Milan ai Milanisti" ma soprattutto più italiano.
Pochi hanno contestato apertamente tale progetto, al massimo prendendosela con il singolo giocatore ritenuto non all'altezza o utilizzando come capro espiatorio Adriano Galliani, ritenendo che pur limitato dai diktat presidenziali avrebbe potuto e dovuto muoversi meglio nel mercato.
La stampa pareva non accorgersi del netto ridimensionamento di una squadra che fino a pochi anni prima era sul tetto del mondo ed anzi applaudiva al progetto di Berlusconi.
 A parziale giustificazione di ciò bisogna dire che gli stranieri arrivati in questi anni al Milan sono stati di caratura assai modesta oppure vecchie glorie che avevano ampiamente imboccato il viale del tramonto.

Uno dei migliori acquisti stranieri degli anni della decadenza berlusconiana è stato senza dubbio Carlos Bacca. Tuttavia il colombiano nonostante sia stato autore di ben 20 centri nella sua prima stagione rossonera e di 14 nella seconda non è mai entrato nelle grazie dei tifosi , che gli preferivano il figliol prodigo Mario Balotelli e persino Gianluca Lapadula, attualmente separato in casa al Genoa.
Al colombiano venivano rimproverati la scarsa propensione al sacrificio, la tendenza ad isolarsi durante la partita, salvo spesso però trovare la zampata vincente, un carattere un po' spigoloso e la scarsa propensione a legare con gli italiani della squadra.
Nel 2017 ci sarà il famoso quanto famigerato closing coi Mr Li Yonghong e la palla per quanto riguarda il mercato passerà da Adriano Galliani a Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli.
Nonostante qualche addetto ai lavori sicuramente la pensava in maniera diametralmente opposta la rivoluzione, nella sostanza al di là delle apparenze e delle forme, non sarà certo copernicana. La base italiana verrà saldamente mantenuta. La diffidenza verso tecnici stranieri porterà alla conferma di Montella, nonostante non godesse appieno della fiducia della Società, ed alla sua sostituzione con Gattuso poi. Anche gli acquisti saranno in prevalenza dal campionato italiano. L'unico acquisto veramente "esotico" e di rottura sarà André Silva, sul quale si abbatteranno tutte le critiche possibili ed immaginabili. È vero che il portoghese avrà delle oggettive difficoltà ma sarà anche vittima di un accanimento feroce ed assurdo come a voler fargli pagare il fatto di essere assistito dal colosso Gestifute, in Italia da molti temuto come la peste e visto come il male del calcio, e di essere arrivato, a caro prezzo, al posto del Gallo Belotti, talento nostrano considerato in rampa di lancio, nonostante nella stagione successiva non si sia confermato ed anche quest'anno stia vivendo un inizio di stagione negativo.

Quindi ragionando a contrario sulla famosa frase su Giaccherini... Se Bacca si fosse chiamato Carlo e Silva Andrea avrebbero avuto un diverso trattamento da parte del tifo milanista e di molti addetti ai lavori? Io credo decisamente di sì.
Purtroppo i milanisti ancora non capiscono quello che hanno capito da alcuni anni in casa Juve, Napoli e Inter ovvero che, al momento, italianità non fa certo rima con qualità. E che il Milan al momento è si un modello ma in negativo.