Era la giornata della Befana, ma le milanesi hanno visto le streghe. E non quelle di Benevento (sebbene Brignoli rimanga impresso nelle menti di tutti).
Il carbone per i nerazzurri è stato portato con tanto di confezionamento da due suoi ex calciatori, guidato da un altro, seppur fugace, ex tecnico, i quali si sono divertiti a realizzare uno spiacevole (per il sottoscritto) scherzetto. Certo, una mano gliel’ha data anche Sanchez, che non si è gustato l’invitante pasticcino presentatosi dagli undici metri. Il rimpianto aumenta, considerando che nella calza c’era il dono di chi non ti aspetti (si fa per dire… ma ci arriviamo dopo): i cugini avrebbero concesso lo spazio per il sorpasso, perdendo la prima partita dello splendido, fin qui, campionato disputato. Insomma, una giornata da dimenticare per le due prime della classe, ma davvero dobbiamo rimanere stupiti? Andiamo con ordine.

  • Milan: sognare non costa niente, ma non è da Scudetto

Come in ogni tifoseria, vi sono sognatori e realisti, sensibili e tutti d’un pezzo. Una buona parte di tifosi rossoneri ha sempre mantenuto un basso profilo, sostenendo con forza che l’obiettivo raggiungibile può essere solamente uno: il quarto posto. Dall’altra parte, l’esaltazione ha avvolto i più ottimisti, facendo pronunciare una parola che dalle parti del Duomo è un tabù da 10 anni.

Ora, con il massimo rispetto per una società gloriosa e che con un progetto in fase di gestazione ha fatto anche vedere delle cose pregevoli, ma come si può anche solo lontanamente pensare che il Milan possa issarsi davanti a tutti? Per carità, quest’anno può accadere realmente qualsiasi cosa, e questo è sotto gli occhi di chiunque, ma oggettivamente ci sono almeno tre squadre superiori. E ripeto, almeno.
Senza dubbio, il girone d’andata svolto dagli uomini di Pioli è stato esemplare, anche dovesse concludersi con 37 punti, perché hanno dimostrato di aver formato un gruppo coeso, che ha trovato una bozza di gioco e che con motivazione e senza proclami (almeno all’inizio) si sono ritrovati in cima al torneo, giocando senza pressioni e con spensieratezza. Ed è questo il punto.
Qualche giorno fa ho seguito una conferenza stampa del tecnico milanista, e si è lasciato sfuggire una frase: «Siamo diventati ambiziosi. Ci sono sei-sette squadre fortissime in Italia e tra queste ci siamo anche noi». Allora, letteralmente nulla da obiettare. Una squadra anche piccola deve avere la sana ambizione e la voglia di scendere in campo costantemente per vincere, figuriamoci una società che può vantare un palmares pazzesco come quella rossonera. Per quanto riguarda la seconda parte, anch’essa è innegabile: il Milan è nel gruppo delle prime sei/sette squadre del campionato, e anche questo mi sembra abbastanza fuori discussione. Dunque, dove sta il problema?

Il problema è che chi crede che il Diavolo possa vincere il tricolore si sta illudendo. E di brutto. Pioli è un professionista esperto e sa quali sono i limiti della sua rosa, quindi sicuramente le sue dichiarazioni sono state dettate dall’umano entusiasmo per essere tornati ad un livello da Milan, ma sono abbastanza sicuro che lui stesso sia conscio che la sua squadra non è ancora all’altezza della vittoria.
Attenzione, letta così sembra voglia sminuire l’ottimo operato della capolista: no, per niente, anzi.
La squadra ha uno dei migliori portieri del mondo, una coppia difensiva invidiabile e due laterali di cui uno di livello internazionale. Il reparto arretrato è davvero di ottima statura. A centrocampo Tonali sta rendendo meno delle attese (ma ovviamente non se ne parla… fosse arrivato all’Inter ci sarebbero titoli cubitali e due servizi al giorno in merito), mentre gli altri elementi stanno dando qualcosa in più. L’attacco, tolto l’eterno Ibrahimovic, è ancora poca cosa. Rebic fa un grande lavoro per la squadra ma segna col contagocce. Leao ha un talento immenso (la rete con il Benevento è uno spot) ma deve maturare.

Insomma, ciò che voglio dire è che già la squadra titolare ha delle lacune, immaginiamo la panchina, che è davvero il grande problema della rosa. Il mercato di gennaio, in piena emergenza sanitaria, può realmente risolvere tutte le problematiche? Domanda retorica, risposta altrettanto banale: no, il calciomercato non potrà ridurre il gap tecnico con le altre concorrenti, ma può dare una mano per permettere ai principali giocatori di rifiatare, soprattutto dal momento che la squadra può far bene a livello europeo. Ecco un altro aspetto: come è stato per l’Inter l’anno scorso, l’Europa League potrebbe rappresentare un ottimo terreno per testare la crescita della squadra. Credo che ogni tifoso rossonero firmerebbe per chiudere la stagione con la qualificazione in Champions League e delle belle figure nella fu Coppa UEFA e in Coppa Italia, magari vincendo uno dei due trofei o arrivando in finale.

Parlo così perché la stagione del Milan mi ricorda in parte quanto vissuto l’anno scorso da sostenitore della Beneamata: dico parzialmente perché sicuramente l’Inter ha investito di più ed era maggiormente attrezzata per poter cercare di vincere già la scorsa stagione, ma era lampante che non fossimo ancora maturi. Stessa cosa per questo Milan: i ragazzi del tecnico emiliano stanno facendo qualcosa di strepitoso, ma è necessario lasciare che continuino a divertirsi senza troppe aspettative, perché se si comincia a pronunciare la parolina magica crolla tutto l’impianto. E le prime avvisaglie c’erano state già nella prima gara del 2021 contro i sanniti: chi ha visto la partita sa che il Benevento è stato superiore. No, non è un eufemismo, è la verità: la mole di occasioni da rete create dai giallorossi è stata enorme, sprecando anche una ghiotta opportunità dal dischetto. Occasione che non ha fallito il Milan, che grazie alla rete dagli undici metri e al capolavoro del suo portoghese si è assicurata la posta in palio. Badate, però, che quella gara doveva finire con un altro risultato. E la prova del nove è arrivata contro la Juventus: per carità, ha giocato a testa alta, ma la differenza qualitativa con i bianconeri è enorme. Non ci sarebbe neanche da discutere più di tanto: un abisso, sia in campo che in panchina (non parlo dell’allenatore, perché lì vince il Milan). Dunque, non stupiamoci di quanto accaduto: i rossoneri sono già oltre le attese e se come naturale avrà qualche battuta d’arresto non sarà necessario alzare un polverone.

Il Milan è da quarto posto, inutile girarci intorno.

  • Inter: unica vera alternativa

L’anno scorso, mentre tutti si esaltavano, predicavo la calma, consapevole che ancora non avremmo mai potuto acciuffare l’obiettivo più importante. Quest’anno, complici le scelte di Conte sul mercato, la precoce eliminazione dalla massima competizione continentale, l’anno in più di esperienza e il cambio tecnico avvenuto alla Juventus, non ci sono più alibi: vincere il tricolore diventa quasi un obbligo.

La differenza con i cugini, come in molti hanno correttamente sottolineato, è che chiaramente le aspettative dei due club erano diverse in partenza. All’Inter non si perdona niente, anche se questo è valso sempre, persino nelle annate peggiori, in cui il tasso tecnico della squadra era inferiore a tante altre concorrenti, tantomeno quest’anno.
Il girone fin qui disputato è stato ottimo. Due sole le pecche vere: il pareggio con il Parma e la sconfitta rimediata a Genova, sebbene la Sampdoria sia un osso durissimo per chiunque. Insomma, credo che al cammino in Serie A della squadra neroazzurra si possa rimproverare davvero poco. Consideriamo inoltre che la squadra veniva da otto vittorie consecutive, una striscia importante che ha permesso di risalire le posizioni e arrivare ad un solo punto dalla vetta. Adesso, arriva il bello: le due partite successive, se non decisive, sono sicuramente importantissime. La misura delle ambizioni passa dalle due sfide contro Roma e Juventus. In mezzo, un ottavo di finale di Coppa Italia da non sottovalutare minimamente. Un’eliminazione sarebbe la cosa peggiore in questo momento.

Sul mercato inutile attendersi grosse novità e, in tutta onestà, non vi sarebbe neanche tutta questa necessità. Certo, ove arrivasse Paredes sarei il primo a gioirne, ma è chiaro che le mosse effettuate in estate non stanno pagando come era lecito attendersi: Kolarov e Vidal devono ritrovarsi. In particolare, il cileno continua a sbagliare con una certa frequenza e questo, da un uomo di esperienza come lui, non è accettabile.
Un altro sussulto potrebbe arrivare in attacco, con un profilo che possa far respirare Lukaku, perno imprescindibile del gioco. Ci sarebbe poi Eriksen, ma è chiaro che non ci sono margini per recuperarlo e questo rimane un gravissimo errore del tecnico salentino.

Adesso, si potrebbe ipotizzare che la mia fede interista possa aver preso il sopravvento: ho ridimensionato il Milan e messo su un piedistallo l’Inter. No, non è questo, è che a livello tecnico c’è un divario enorme tra le due compagini. Che poi bisogna scendere in campo e dimostrarlo è un altro discorso. Il bello del calcio è proprio sovvertire quelli che sono i pronostici, ma analizzando con oggettività non si può non affermare che se esiste una squadra che può ambire a scucire il tricolore dal petto degli attuali campioni d’Italia… quella è solo l’Inter.

  • La Juventus è ancora la più forte squadra del campionato

A proposito dei succitati bianconeri, mi veniva da sorridere quando leggevo fino a solo qualche giorno fa in rete di duello tra le milanesi o della Roma possibile sorpresa (dai, su…). Insomma, sembrava che la squadra italiana più forte del decennio fosse sparita a causa di qualche risultato negativo. Certo, la Juve ha abituato tutti ad un ruolino di marcia impressionante, ma è chiaro che non può durare per sempre. Le condizioni in cui si gioca, la fisiologica mancanza di stimoli e il mutamento in panchina sono situazioni che incidono sul rendimento. Eppure, la prova di forza in quel di San Siro ha chiarito per l’ennesima volta chi è la squadra da battere. Ecco perché in apertura dicevo che non mi sono sorpreso più di tanto del successo del team di Pirlo. Sembra che la Juve abbia compiuto chissà quale impresa: non scherziamo! C’è una distanza tra le due squadre scese in campo nel posticipo epifanico che è visibile anche ai più disattenti.

Forse è la speranza di tutti gli amanti del calcio italiano: dopo nove anni, eccetto i tifosi bianconeri, tutti vorrebbero vedere qualcun altro prendersi il titolo. Credo sia umano. Se dobbiamo parlare a livello tecnico, però, dobbiamo anche renderci conto che stiamo parlando della rosa più completa e assortita che vi sia nel campionato, nonostante le grosse lacune a centrocampo. Ditemi voi chi si può permettere il seguente parco di calciatori offensivi: Cuadrado, Chiesa, Kulusevski, Bernardeschi, Dybala, Morata e l’infinito Cristiano Ronaldo. Cioè, ora, va bene tutto, ma quando un allenatore ha a disposizione del materiale umano del genere parte già con un vantaggio siderale sugli avversari.
Il problema delle milanesi è soprattutto sulla panchina, molto più corta dei rivali bianconeri. Certo, l’Inter ha ovviamente qualcosa in più rispetto al Milan, ma il gap rimane e si è visto. Senza Lukaku, la pericolosità offensiva dei neroazzurri si riduce notevolmente.

Insomma, tutto questo per dire che non è ancora il momento di ritenere i bianconeri fuori dai giochi, anzi, sono e restano la principale favorita per la vittoria del torneo.
Subito dopo, l’Inter, unica società che può competere con il livello dei bianconeri.
Poi, indifferentemente, ci sono Milan, Roma, Atalanta, Sassuolo, Lazio e Napoli.
Sì, esatto, esistono due squadre in Italia che hanno attualmente il potenziale e le risorse per primeggiare. Questo, sia ben inteso, non significa alcunché: l’organizzazione, il cuore, la voglia, la determinazione e la fortuna sono componenti che possono ribaltare completamente le gerarchie.
Quando parliamo di corsa scudetto, però, cerchiamo tutti di essere seri e di non creare false illusioni.
Lo scudetto è un affare tra Juve e Inter.

Indaco32