Per una volta bianconero e senza colore hanno due significati profondamente differenti.
Mancano poche centinaia di minuti alla fine di un Campionato ovviamente atipico e, giustamente, posto in secondo piano, rispetto alle enormi problematiche sanitarie ed economiche degli utimi mesi. Essendo, salvo clamorosi colpi di scena, definita la parte alta della Classifica, i tempi sono quelli del confronto fra le premesse e i risultati.

Ad inizio Stagione, Conte andava ad occupare la panchina della sua rivale storica, per dar vita ad un progetto ambizioso, col sogno di ripetere il miracolo della stagione 2011/2012; Sarri sedeva su quella della sua rivale ai tempi del Napoli, con l'obiettivo di renderla bella, mantenendola vincente, la Lazio contava sulla solidità acquisita (e dimostrata in Supercoppa) per inseguire il primato e il Napoli, con Ancelotti sembrava potersi porre grandi obiettivi. Il Milan era consapevole di affrontare una stagione di transizione e di non competere per lo scudetto, così come la Roma, infine l'Atalanta poneva l'obiettivo di ripetere la splendida annata precedente.

Come sappiamo, il primo ad uscire dalla lotta scudetto è stato il Napoli, con conseguente cambio dell'allenatore, fino a prima del lockdown la lotta ha coinvolto sostanzialmente Juve, Inter e Lazio, con quest'ultima capace di prendersi la testa della classifica fino al match di ritorno fra le altre due, il crollo è storia recente e comprensibile. L'Atalanta si è forse accorta tardi di poter vincere ma ha comunque disputato una stagione storica, da record.
Tra i due condottieri del cambiamento, se dovesse piazzarsi secondo, si potrebbe dire che Antonio Conte si è avvicinato maggiormente al mantenere le premesse, "chi vince scrive la storia, gli altri la leggono" questo è il suo approccio, ma per quanto il "secondo sia il primo dei perdenti" quel piazzamento sarebbe il migliore degli ultimi 10 anni da parte dell'Inter, non è da buttare. Questo al netto di una postilla che può avere il suo peso in negativo: seppur meno di Sarri, anche lui sembra distante dall'ambiente, forse per mentalità, per i suoi trascorsi juventini, ma non sembra essere riuscito ad esprimersi al massimo e sopratutto ottenere il massimo dalla sua rosa, cosa centrata negli altri contesti in cui ha lavorato (Juve, Nazionale e il primo anno col Chelsea). Vedremo il prossimo anno se, aiutato da nuovi innesti, riuscirà a trovare quel che manca per il definitivo salto di qualità.
Infine Sarri, che paradossalmente seppur arrivato ormai ad un passo dallo Scudetto, sembra essere rimasto ben distante dalla premessa. Questo perchè ci aspettavamo il "colore" del suo gioco, lo spettacolo, a volte ci ha detto che i "ragazzi cominciavano a divertirsi" ma sono state rare le occasioni in cui hanno fatto divertire gli spettatori. Non è un mistero che non sia stato cambiato un allenatore che ha vinto 5 scudetti consecutivi per centrarne uno ancora, la mission era un'altra e in alcune stagioni i punti conquistati non sarebbero bastati, Sarri stesso ne ha fatti di più arrivando secondo col Napoli. 
Al momento mancano alcune cose e sembrano difficili da risolvere:
- Gestione della rosa. Sacrificare pedine importanti, senza considerare la mole di giocatori recidivi agli infortuni, è un errore non da Grande Squadra, su questo si può sicuramente migliorare, anche in virtù di un mercato che dovrebbe vedere maggiormente coinvolto l'allenatore toscano. Attenzione a comprare giocatori che siano meno inclini a rompersi spesso, comportano monte ingaggi alto ma pochi disponibili.
- Modulo. Giusto avere una precisa identità di gioco, meno quella di proporre un solo modulo, a volte la rosa stessa impone di dover cambiare, in alcune occasioni, può essere più utile giocare con tre centrali difensivi che non con Matuidi inventato terzino, oppure con due centrocampisti e due ali, se il terzo per giocare con i due interni non ce l'hai oppure è reduce da un infortunio e fuori forma. Scegliere gli 11 migiori e trovare il modo di farli coesistere, Lippi era Maestro nei cambi di moduli e in fondo, la sua Juve, è stata la più spettacolare che si ricordi.
- Feeling tra allenatore e ambiente. Di questo ho già parlato e mi sembra la nota più dolente, difficilmente sanabile.

In sintesi, fermo restando le prodezze dei singoli, a volte davvero eccezionali, manca un po' il "colore dell'insieme" a questo quadro scudetto, manca quel sapore di una lotta sportiva combattuta e vinta contro avversari spinti oltre il loro limite, sopratutto manca di non averlo nemmeno sfiorato il limite di questa Juve, che, promessa bella oltre ogni limite, sembra rimasta sempre sulla soglia di uno "scolorito minimo sindacale".