Gli occhi di un bambino brillano di sogni, storie e fantasie; il suo cuore vive di emozioni, quelle capaci di accendere in lui i sentimenti, l'appartenenza e la gioia esaltante, come quella per la vittoria.

Io, un bambino degli anni '60 cresciuto in un quartiere popolare e svezzato sul campetto sassoso dell'oratorio o sull'asfalto del cavalcavia che sovrastava la ferrovia, ho trovato il mito a cui ispirarmi in un Angelo dalla faccia sporca, coi calzettoni perennemente abbassati sulle caviglie, spavaldamente incurante delle scarpate che gli avrebbero affibbiato i ringhiosi difensori di quel tempo.
Lui le avrebbe prese e ricambiate, capace di irridere e provocare gli avversari con dribbling ubriacanti, tunnel beffardi e palombelle disorientanti.

Lui si chiamava Omar Sivori, gaucho argentino arrivato alla Juventus nel 1957, fortemente voluto dal Presidente Agnelli, che vinse la concorrenza dell'Inter portandolo a Torino per la cifra record di 190 milioni di lire.
Ha segnato in tutti i modi, El Cabezòn: di sinistro (il suo piede preferito), di destro, di testa, in sforbiciata e perfino da terra. Andò a formare un trio formidabile d'attacco con Giampiero Boniperti e John Charles, il "gigante buono".
Chiuse la sua brillante carriera in bianconero con 174 reti in 259 partite.

E' grazie alla passione per Omar che mi sono innamorato della Juventus, un amore che dura tuttora, dopo tanti anni che mi hanno concesso il privilegio di ammirare altri immensi fuoriclasse: dai miti più recenti come Michel Platini e Alessandro Del Piero, a Roberto Baggio, Dino Zoff, Gigi Buffon, Zizou Zidane, Gaetano Scirea, Roberto Bettega, Pietro Anastasi, Marco Tardelli, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Paolo Rossi e chissà quanto spazio mi occorrerebbe per elencarli tutti!
Ognuno di loro capace di accendere un'emozione, un urlo di gioia, una consolazione dopo qualche sconfitta.

Per loro e per tutti gli innamorati della Vecchia Signora ho scelto di togliere la polvere dalla tastiera e tornare a scrivere.
Di Lei, Per Lei e per tutti noi.