L’hanno chiamata “zona Inter”, quel lasso di tempo che va da circa l’85esimo fino a fine partita. E anche oggi, ahimé, la zona Inter sentenzia la vittoria nerazzura sul Milan per 1-0. Lasciando da parte il tifo, è innegabile che, se qualcuno doveva per forza vincerla, la squadra maggiormente designata a far ciò era quella di Icardi e compagnia.
Il Milan ha espresso un gioco molto sterile, legato più al singolo che alla coralità, senza essere mai molto pericoloso dalle parti di Handanovic, buttando via costantemente le occasioni fornite da qualche dormita della difesa nerazzurra e servendo in maniera pessima e poco costante Higuain, che, come il suo collega argentino dall’altra parte, ha fornito una prestazione anonima per buona parte del match.
Tra i due titani dell’area di rigore, però, ne trionfa uno e quello è Icardi grazie alla sciagurata uscita senza senso logico sia di spazio che di tempo di Donnarumma, che manda in confusione Romagnoli e Musacchio e spalanca la porta a un attaccante che già la vede benissimo se c’è davanti qualcuno, figuriamoci quando è lasciata totalmente sguarnita. 

Eh sì, ancora Donnarumma, per l’ennessima volta, fa perdere punti preziosi alla sua squadra con errori che, nel Milan e con le ambizioni che si hanno ora, non sono accettabili, soprattutto in partite di questo calibro. Vedere dall’altra parte Handanovic gestire il pallone con precisione svizzera parando il giusto senza sceneggiate degne di un film di Hollywood o di un gatto che gioca col proprio gomitolo mi ha fatto abbastanza rattristire quando, nell’altra area, un incerto portiere faceva salire gli “oooh” di stupore del pubblico per una possibile palla persa in area o in zone limitrofe, pallone che puntualmente veniva perso sul rinvio successivo. E questo accade sempre, non solo oggi. Il bello è che in panchina ci sarebbe il miglior portiere palla al piede forse del mondo, un certo Pepe Reina, che errori più di inesperienza che di altro al novantunesimo di una partita di grandissima importanza non avrebbe mai fatto e che come esplosività, nonostante ci siano parecchi anni di differenza, non ha nulla da invidiare al giovane portiere della nazionale.
Fatto sta che, purtroppo, ogni qual volta che ci si trova una squadra che ci pressa bene e forte per tutta la partita (vedi a Napoli) il Milan va totalmente in bambola e si deve affidare alla fortuna (come il palo di De Vrij), ripartenza fatte male e alla sua difesa. Ciò non può andare mai bene, soprattutto se l’obbiettivo è quello di tornare in Champions League, perché squadre come l’Inter o anche più brave nell’Europa che conta ce ne sono e tante, e un ritorno in essa non potrà essere fatto solo come comparsa. 

E sul banco degli imputati torna Gattuso, che però, con Conte ormai prossimo ad allenare il Real Madrid, vede la sua panchina prolungarsi quasi sicuramente fino a fine campionato. Spero e confido che la squadra reagisca immediatamente già giovedì con il Betis e domenica contro la Sampdoria, perché, da domani, il rischio depressione collettiva che ci ha colpiti lo scorso anno è dietro l’angolo. E uno scarso sesto posto non va più bene.