Scatto di Pantani!

Estate 1998, ricordo con affetto e un pizzico di malinconia quell’anno dove il ciclismo è stato uno sport che ha riempito di emozioni la mia vita di adolescente “fortunato”.
Finita la scuola, per il sottoscritto e milioni di italiani, l’appuntamento pomeridiano più importante era il Giro d’Italia trasmesso in diretta nazionale sulle reti della RAI.
Spaparanzato sul divano, finalmente libero dalle preoccupazioni della scuola appena terminata, immerso ad ammirare le imprese sportive di un giovane uomo pelato e con le orecchie a sventola: Marco Pantani, soprannominato il Pirata! 

Grazie a questo grande atleta, noi ragazzi dell'’89 abbiamo conosciuto e praticato il ciclismo. Avevamo l’abitudine di organizzare in piena estate con gli amici di sempre, una o più tappe di ciclismo amatoriale!
Per carità, niente di professionale! Nessuno poteva e doveva pretendere competenze di ciclismo da una generazione di ragazzi che viveva principalmente di pane, nutella e pallone.

Eravamo giovani, inconsapevoli che il futuro era stato scritto: i più fortunati, pochi, avrebbero continuato a vivere in Puglia al contrario tutti gli altri, da lì a poco, sarebbero stati costretti ad emigrare direzione Nord dell’Italia. Il lavoro nobilita l'uomo, questo ci inculcavano “convinti” i nostri genitori! Avevano ragione? Con il senno di poi, consentitemi almeno di dubitare!

Il futuro non ci faceva paura, sarà stata l’incoscienza o semplicemente non eravamo abbastanza maturi per avere consapevolezza di quello che avrebbe dovuto essere.

L’unica certezza era quella che i ragazzi dell'’89, sapevano vivere il presente:

<<Ragazzi, domani ci vediamo al solito posto?>>

Tappa di ciclismo a/r: Cerignola-Diga di Marana Capacciotti 

Un percorso di una ventina di km nel mezzo del Tavoliere delle Puglie, da percorrere in bici tra i campi di grano, vigne e uliveti secolari.

Non correvamo contro nessuno, spesso l'avversario aveva un nome e un cognome: acido l’attico che come un cane rabbioso mordeva feroce ai polpacci!

Il canto delle cicale, il gorgogliare delle acque tra le vigne e l’odore ferroso della terra! Il caldo non era un problema, all'opposto il sole accarezzava dolcemente la nostra pelle preparandola alla stagione di mare che stava appena sbocciando.

Durante il percorso, ricordo un dolce ristoro all’ombra dei Pinus Pinea, guardiani silenti ai cancelli  in ferro battuto delle vecchie masserie abbandonate! Disteso all’ombra a guardare le nuvole, quante volte ho immaginato i miei antenati lavorare faticosamente un pezzo di terra adiacente ad una di quelle masserie.

Mio padre mi raccontava che i nonni ne possedevano una! Purtroppo, oggi non ricordo il posto!

<<Scatto di Pantani!>> era il mio grido di battaglia, ad annunciare un tentativo di fuga dal gruppo dei miei amici!

Quell’urlo incuteva paura a tutti compreso le cicale che smettevano di cantare, l’acqua cessava di gorgogliare. Mi alzavo sui pedali con la convinzione di essere il Pirata, animato dall’illusione che con quel vestito addosso una salita potesse essere meno faticosa.

«Un giorno, al Tour, gli avevo chiesto: «Perché vai così forte in salita?». E lui ci aveva pensato un attimo e aveva risposto, questo non riesco a dimenticarlo: «Per abbreviare la mia agonia».» (Gianni Mura) 

Rimini, 14 febbraio 2004

Marco Pantani, caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini, per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi, con conseguente edema polmonare e cerebrale! 

Quel triste giorno, un giovane poeta pugliese scrisse:  

Concetto

Apriti misterioso cielo

squarcia gli sporchi vestiti,

vesti di nuvole e vento

la sudicia pelle.

Serenità gioiosa

irrompe

con tumultuosa forza nel centro, ove

gli umani sentimenti

nascono e si disseminano.

Luce forte e distinta

acceca lo sguardo,

non i buoni sentimenti

che spaccano la parola.

Concentrato di nuvole e vento

al centro

delle preghiere umane

ti devi fermare,

qui c'è la pace.

Sono passati 15 anni dalla morte di Marco Pantani e

le cicale cantano,

l’acqua gorgoglia tra le vigne




Mr. Oronzo Canà