Una partita di scacchi. Se dovessimo descrivere Lazio-Inter di ieri sera, con una metafora, la migliore sarebbe proprio questa. Già, perché Simone Inzaghi e Antonio Conte, nonostante il goal del vantaggio di Young al 44° del primo tempo, si sono studiati per tutta la prima frazione di gioco, senza mai “osare”, aspettando l’errore avversario e limitando al minimo i propri. Come i migliori scacchisti. Ma alla fine, a fare scacco matto è stato Sergej Milinkovic-Savic, che regala ai suoi compagni tre punti tanto pesanti quanto belli.

Le pedine

Milinkovic-Savic, Leiva, Luis Alberto e Immobile da una parte, Brozovic, Candreva, Lautaro Martinez e Lukaku dall’altra. Lazio-Inter si è giocata a specchio (stessi moduli), ma a fare la differenza è stato il modo in cui “le pedine” hanno interpretato la gara. Uno dei colpi che hanno messo in difficoltà l’Inter di Conte, Inzaghi lo ha trovato non in mezzo al campo, bensì fuori: lasciare in panchina Lazzari e Correa si è rivelata una buona strategia per avere a disposizione due cambi in grado di “spezzare” la partita. In mezzo al campo invece, una grossa mano è arrivata da Lucas Leiva: marcato a vista da Lautaro Martinez e Vecino, Inzaghi ha avuto la brillante idea di farlo muovere il meno possibile, abbassando Luis Alberto al ruolo di regista, e consentendo a Milinkovic-Savic di alzarsi.

Il risultato? Avversari nel pallone. La stessa cosa invece non è riuscita a farla Conte: i padroni di casa hanno avuto il coraggio di pressare in maniere estenuante i portatori di palla nerazzurri, estraniando Brozovic dalla partita. Il croato infatti, è il punto di riferimento del gioco interista, e quando la Lazio è riuscita a isolarlo, l’Inter è andata in difficoltà. D’altro canto però, quando la Lazio ha commesso errori nelle marcature preventive, consentendo a Brozovic di ragionare, sono arrivati i pericoli; il tiro sul primo palo di Lukaku e il goal di Ashley Young, nascono proprio da questo tipo di situazioni.

Una squadra “in barella”

Uno scacchiere dunque questo Lazio-Inter, che è stato anche il palcoscenico di un colpo di scena. L’Inter passa un attimo prima dell’intervallo, ma invece di rientrare in campo con la grinta di chi sta consolidando il primo posto in classifica, rientra sulle gambe, lasciando il gioco alla Lazio, che muove la pedina più importante: Milinkovic-Savic. Simone Inzaghi alza il pressing, De vrij, Godin e Skriniar mostrano i loro limiti in fase di impostazione, e un pasticcio di quest’ultimo nega a Padelli la presa di un pallone in area di rigore: nasce così il calcio di rigore che porta al pareggio. La squadra di Conte va nel pallone, e riesce a rendersi pericolosa solamente quando Barella, palla al piede, salta l’uomo creando superiorità numerica a centrocampo.

È senza dubbio l’ex Cagliari, il migliore in campo tra le fila degli ospiti. Inzaghi capisce il momento, inserisce Lazzari e Correa spostando Marusic a sinistra, ed ecco che arriva lo scacco matto, il goal della vittoria firmato Milinkovic-Savic; sugli sviluppi di un calcio d’angolo, è proprio Marusic dalla sinistra a concludere a botta sicura, con il tiro che viene prima respinto sulla linea di porta da Brozovic, e poi ribattuto in rete proprio dal centrocampista serbo. A “uccidere” la partita preparata da Antonio Conte è stata anche la prestazione del numero 21:  quando Milinkovic-Savic è in giornata, dove gli avversari provano a prenderla di testa, lui la palla la stoppa di petto. Il goal che completa la rimonta fa saltare tutti i piani tattici, e la partita cambia faccia: quella che è stata per gran parte una guerra di tatticismi, diventa all’improvviso una partita senza fronzoli; la Lazio a difesa di un’impresa, l’Inter alla disperata ricerca del pareggio. Ed è proprio qui che si consuma un altro grande (e fatale) errore da parte di Conte. L’allenatore interista ha chiesto ad Eriksen di prepararsi per l’ingresso in campo per rispondere al vantaggio laziale, ma ha aspettato il 77° prima di buttarlo nella mischia. Viste le due palle goal create in appena dieci minuti, forse farlo entrare un po’ prima avrebbe potuto aumentare le chance di trovare il pareggio.

Lì dove batte il cuore

Definirla solo come una gara prevalentemente tattica però, sarebbe sbagliato. Lazio-Inter, infatti, si è mossa molto anche sul piano delle motivazioni, campo dove gli allenatori che si sono scontrati, risultano essere – almeno nel nostro campionato – i migliori del settore. E anche qui, non c’è stata storia: vittoria netta per Simone Inzaghi, che riesce a trasmettere ai suoi le motivazioni giuste per correre su ogni pallone come se fosse l’ultimo: Immobile che va, con uno scatto fulmineo a recuperare palla a gamba tesa per non consentire il contropiede avversario, ne è la dimostrazione perfetta.
Forse, all’Inter di Conte, allenatore famoso per la capacità di trasmettere le motivazioni giuste ai suoi uomini, è mancata – inspiegabilmente, visto il primo posto da proteggere – anche la motivazione giusta.
E la Lazio ha fatto scacco matto.