Per la seconda partita consecutiva, Brahim Diaz è stato schierato alla spalle del giocatore più avanzato. Questa volta, tuttavia, i movimenti del giovane spagnolo non potevano essere gli stessi di domenica scorsa, perché al posto di Ibra c'era Rebic. Se lo svedese, infatti, si muoveva su tutto il fronte avanzato come un regista offensivo, il croato giostrava partendo dal centro e allargandosi a sinistra, in maniera più consona alle proprie caratteristiche. Pertanto Diaz, da un lato manteneva una certa licenza di non coprire, essenziale per non essere spremuto inutilmente, mentre dall'altro si spostava a destra per consentire a Castillejo, finta ala, di accentrarsi come interno.

I primi 2 gol sono nati proprio dai movimenti incrociati dei due giocatori: Diaz era andato sulla fascia e aveva consentito l'incursione di Castillejo sulla mezza destra, che a sua volta aveva permesso a Diaz di rientrare al centro al limite dell'area di rigore. Lo spagnolo, che aveva la sfera scomoda sul sinistro, ha recapitato il pallone a Hernandez, incursore sulla mancina. Il francese ha uccellato (come avrebbe scritto Brera) il Torino con tiro secco incrociato. Ancora Castillejo, impreciso nella ribattuta a rete dopo una respinta del portiere su Kessie, perforava l'area gratata e si faceva stendere. Con freddezza l'ivoriano realizzava il gol del doppio vantaggio dal dischetto. Sul 2-0, con il Torino in avanti, Diaz retrocedeva un po' di più, ma si posizionava nella terra di nessuno alle spalle dell'attacco granata. Da lì provava ad azionare la ripartenza lunga. In un caso veniva steso e poi, all'inizio della ripresa, riusciva a portare palla fino nella metà campo avversaria, dove 4 compagni avevano aggredito la linea arretrata del Toro. Era la stessa soluzione, alla Sarri, con cui Gattuso aveva messo in difficoltà proprio il Torino. Il terzo gol era nell'aria e arrivava proprio con Diaz. Come un treno, lo spagnolo portava un leggero ritardo nell'entrare in stazione, ma la palla era del Torino, che la serviva ai rossoneri giusto al momento in cui lo stesso Diaz irrompeva avanti per essere servito da Kessie. Era un rigore in movimento che lo spagnolo realizzava di prima spiazzando il portiere.

Il Torino crollava e si portava già con la testa al match successivo. Ora sì che Diaz poteva essere sostituito dal più dinamico, anche se meno pregiato Krunic. Con i cambi il Milan dilagava quasi senza accorgersene e le altre reti portavano la firma del ciclone Hernandez, ancora in rete, e del bravissimo Rebic, una tripletta la sua. Leao mostrava quanto può essere letale nelle verdi praterie del contropiede, visto che in 30-35 metri staccava palla al piede il difensore per servire un assist geometrico a Rebic. 

Le considerazioni da fare, dopo questa vittoria, sono diverse. La prima è che, per la seconda partita consecutiva, Pioli ha dimostrato di aver studiato bene gli avversari, sfruttandone i difetti. Come fatto notare sopra, i movimenti in attacco hanno tenuto conto proprio di quelli che il Napoli nei giorni scorsi aveva attuato contro i granata, mandandoli in confusione. La manovra improvvisa di almeno 4 rossoneri ad aggredire la difesa del Toro, ricordava molto quelli che Gattuso aveva chiesto ai suoi demolendo gli avversari. Anche il Toro, come il Benevento, è una squadra lunga, ma ciò andava sfruttato e Pioli lo ha fatto. La stessa Juventus non era riuscita a essere corta che in poche fasi del match. Il tecnico sembra aver superato il momento, iniziato con la scoppola contro l'Atalanta e proseguito fino alla partita con la Lazio, in cui si era perso nella ricerca di soluzioni improbabili e, in alcuni casi, dannose.
Il match di ieri ha dimostrato che l'impiego di Diaz richiede un sacrificio in attacco. Uno degli attaccanti deve lasciare il posto allo spagnolo, in maniera che questi non rimanga isolato con accanto solo Saelemaekers o Castillejo. La presenza di un secondo centrocampista, oltre quello di fascia destra, consente allo spagnolo di non doversi spremere in marcatura e di avere sempre qualcuno per dialogare, per non dover correre a vuoto come una trottola nelle praterie del centrocampo. In generale, tuttavia, i giocatori rossoneri stanno dimostrando di essere validi, ma a patto di trovarsi nella condizione di eprimersi al meglio. Il contropiede di Leao, per esempio, ha ricordato una ripartenza di Caniggia nella Roma contro il Milan in Coppa Italia. Era il 1991, se ben ricordo, e quel gol, dello stesso Caniggia, segnò il 2-0 dei capitolini per il superamento del turno.
Possiamo dire che Diaz è, nello scacchiere milanista, come il cavallo, quel pezzo che, se ben utilizzato, può scompaginare la tattica avversaria coi i suoi movimenti a "L".  Va detto però che, in tale scacchiere, la regina è Kessie. E' capace di fare tutto e bene, trovando sempre il movimento e la posizione ideali tanto in mezzo che in attacco. Ormai è il Falcao del Milan e lo si può dire senza commettere un delitto di lesa maestà. In un certo senso è l'unico che merita davvero di essere blindato con un contratto miliardario.
La facilità di corsa dei rossoneri ha dimostrato una partita di più che il pessimo rendimento di aprile non era dovuto a problemi fisici. Quando arrivi a maggio, non ridiventi brillante di colpo con il tocco della bacchetta magica. Se finisci in inferiorità numerica e corri a vuoto, sembra che tu faccia fatica dal punto di vista fisico, ma la verità è che non sai cosa fare.

Al Milan potrebbe non bastare una vittoria contro il Cagliari per essere qualificato matematicamente alla Champions, ma tre partite fa, dopo la sconfitta contro la Lazio, i rossoneri sembravano già fuori, quindi si accontentino, almeno per il momento, di questa situazione. Il Diavolo ha il proprio destino nelle mani e non deve attendere i regali altrui. E' già tanto, dopo la frittata fatta contro il Sassuolo, che ha rimesso in gioco gli avversari.