Una persona dotata di un minimo di buon senso capirebbe la grande ingiustizia che si sta commettendo in questi giorni. Non garantire la contemporaneità delle partite di calcio. Si tratta di questioni fondamentali, a prescindere da cosa le regole dicano o non dicano. Per alcuni il Milan, ad esempio, sarà favorita rispetto all'Inter che giocherà contro il Cagliari con un risultato che potrà condizionarla, qualsiasi questo sia. La pressione psicologica sarà determinante e chiaramente diversa tra il diavolo ed i nerazzurri.
Questo vale tanto per la lotta scudetto, che per quella salvezza, che per quella per accedere in Europa. Ha prevalso la logica dello spezzatino, per ragioni televisive, con tutte le criticità ben note di una stagione da archiviare in fretta, salvo che per l'incertezza di un campionato che si decide nei minuti finali.

La par condicio sportiva non è stata garantita. Ma oramai siamo abituati a dover subire, a dover accettare, a dovere giustificare, a doverci adattare alle regole del momento. Perchè il nuovo mondo per alcuni deve funzionare così. Pessimo. Non si tratta di essere nostalgici di un campionato che non esiste più, di una stagione che si può rileggere solo sfogliando i vecchi album delle figurine.
Ma di buon senso e correttezza e sportività. Quella che è mancata. Far partire tutti dalla stessa linea e nello stesso momento sarebbe stato necessario.
Non solo all'ultima giornata, ma almeno dalle ultime tre giornate di campionato. Sarebbe stata una soluzione accettabile, decente, un compromesso che avrebbe in qualche modo salvaguardato il principio della par condicio sportiva che oggi in sostanza esiste solo per una questione di facciata... quando va bene.