L’uomo è un essere abitudinario. La routine aiuta la sua mente e agevola il suo apprendimento. Ripetere meccanicamente una data attività favorisce la capacità di riuscire meglio nella stessa. E’ l’esercizio. Durante la lezione, il docente fornisce la spiegazione del concetto. A casa, l’alunno prova e riprova quello che gli è stato insegnato attraverso il “compito”. Con la sperimentazione di quanto viene imparato, migliorerà la sua capacità in quell’opera. Occorre, però, porre la massima attenzione perché il rischio potrebbe pure essere quello di esagerare creando un bug del sistema. Oddio, risulta molto difficile pensare che lo studente possa incappare in un simile problema, ma esistono anche tali situazioni. L’estrema ripetitività di una medesima attività potrebbe portare al “rimuginio”. Tale ultimo meccanismo psichico è negativo. A tutto questo, si aggiunge una stanchezza dell’animo che somiglia quasi a un logorio interno. Servono nuovi stimoli e differenti motivazioni.

Il calcio è un’attività in cui l’uomo è assoluto protagonista della situazione. Non è un caso se i migliori allenatori propongono, con le dovute proporzioni, un parallelismo tra la loro attività e quella degli psicologi. Il tecnico deve essere abile a comprendere quando le sue idee, il modo che ha di preparare le competizioni, le singole gare, il suo approccio con i calciatori e il suo tipo di gioco cominciano a risultare troppo ripetitivi per la squadra. Il mister, aiutato dalla società, deve comprendere quale sia il momento in cui si rischia di giungere al citato bug del sistema e fermarsi prima. A quel punto, le soluzioni sono due: rivoluzionare la squadra o modificarne la guida. Non è un caso se, nel calcio moderno, gli allenatori che restano a lungo su una medesima panchina sono davvero rari.

Nonostante l’impressionante striscia di successi e l’ampia dose di trofei disposti in bacheca, anche Allegri e la Juventus hanno deciso di allontanarsi. E’ stato molto meglio procedere adesso a tale dolorosa operazione piuttosto che correre il rischio di doverla compiere a stagione già iniziata con la concreta possibilità di gettare alle ortiche un’intera annata. Dire addio a un tecnico vincente come il livornese non è mai situazione semplice o piacevole, ma pare essersi rivelato atto strettamente necessario.

Ora, la Vecchia Signora deve trovare il suo successore. Paratici continua a ribadire che la società ha le idee chiare e ultimamente ha affermato che deve attendere il termine delle competizioni per fornire una soluzione alla faccenda. Domani sera, l’Europa League decreterà la sua trionfatrice e lo farà nella cornice di Baku. A sfidarsi saranno l’Arsenal e il Chelsea. Sabato, invece, sarà il turno della Champions che troverà la sua regina in una tra Tottenham e Liverpool. Insomma, è necessario avere ulteriore pazienza e aspettare, quantomeno, che termini la settimana dedicata al calcio inglese. Ah no, chiedo scusa. A quello continentale. Poi, si vedrà.

Sono trascorsi più di 10 giorni da quando la Juve ha annunciato l’addio a Max Allegri e, come è logico che sia, si sono originate le più svariate ipotesi relative al futuro tecnico bianconero. I tifosi sognano, i media continuamente alimentano questi voli pindarici o riportano i supporter con i piedi ben ancorati al terreno. E’ la classica situazione estiva di calciomercato. E’ semplicemente un gustoso e ricco antipasto di quanto ci attende per i prossimi 3 mesi.

In ogni caso, stando a molti dei citati mezzi di comunicazione, il favorito per il trono pare essere Maurizio Sarri. Che dire? Si parla di un’ipotesi assolutamente affascinante e su questo non vi è alcun dubbio. Sino alla trascorsa stagione, il toscano è stato “l’emblema dell’antijuventinità”. Gli appartenenti a tale categoria l’hanno issato a loro bandiera per tutte le stagioni in cui il suo Napoli ha combattuto con i piemontesi cercando di strappare quello Scudetto che, invece, gli uomini di Allegri sono sempre riusciti a ricucirsi nuovamente sulla maglia. Solo 12 mesi fa, il mister di Figline Valdarno ha realmente sfiorato l’impresa. Il 22 aprile 2018, a 5 giornate dal termine della serie A, gli azzurri si sono presentati a Torino con 4 punti di svantaggio. Lo scontro diretto rappresentava l’ultima chance per avvicinare i bianconeri e provare a centrare il titolo. Sarri si è proposto ai tifosi della Juve rivolgendo loro, dal pullman, un gesto davvero eloquente e non troppo edificante. Koulibaly, invece, ha svettato in piena area piemontese battendo Buffon e consentendo alla sua squadra di espugnare l’impianto che giace sotto le Alpi. Il Napoli ha vinto e il campionato era assolutamente riaperto. Poi, però, i bianconeri hanno battuto l’Inter proprio mentre gli azzurri seguivano la partita dal loro ritiro in un albergo fiorentino. Il giorno successivo, hanno sfidato la Viola e perso. Lì si è spento il sogno di sconfiggere l’invincibile armata.

Non è stata l’unica occasione nella quale l’allenatore toscano ha avuto modo di manifestare il suo sentimento non propriamente amante dei colori bianconeri. La schiettezza e la franchezza di quest’uomo gli hanno consentito di rilasciare dichiarazioni anche forti che hanno manifestato chiaramente la sua opinione e il suo pensiero.

Nell’immaginario collettivo, il tecnico di Figline Valdarno ha rappresentato assolutamente il caposcuola di coloro che si opponevano agli “allegriani”. Il suo stile di gioco è talmente marcato, individuato e ha un’identità tanto netta da avere originato un vocabolo contenuto pure nei più celebri dizionari della lingua italiana. Si sta parlando del “sarrismo”. Una di queste famose opere fornisce la seguente definizione del citato sostantivo: “la concezione del gioco del calcio propugnata da Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva; per estensione, l’interpretazione della personalità di Sarri come espressione sanguigna dell’anima popolare della città di Napoli e del suo tifo…”. Insomma, un’altra contrapposizione netta alla Juventus. Come reagirebbero i supporter partenopei al secondo alto tradimento dopo quello propugnato da Gonzalo Higuain?

Allo stesso tempo sarebbe molto incoraggiante, appagante e affascinante sapere che un allenatore come Sarri si possa sedere sulla panchina della squadra più forte d’Italia e candidata a recitare un ruolo da protagonista in Europa. Il toscano non ha avuto una carriera da giocatore di grande livello. Come tecnico ha dovuto affrontare una gavetta molto lunga e faticosa passando per i terrosi campi di provincia prima di affacciarsi alla serie B e alla massima categoria. Il suo passaggio in bianconero rappresenterebbe un’immagine positiva per i giovani allenatori in rampa di lancio che stanno lottando ai confini del nostro calcio.

Da ultimo, ma non per importanza, si pensi a una triplice sfida tra la Vecchia Signora guidata dal toscano, l’Inter di Conte e il Napoli di Ancelotti. Come non esaltarsi davanti a tanto ben di Dio? L’apoteosi del contrario. Sembrerebbe il campionato dei paradossi. L’uomo che ha cercato di distruggere con maggior vigore il dominio sabaudo, ora ne sarebbe la guida. Colui, invece, che ha riportato in auge la Juve adesso cercherebbe di sconfiggerla conducendo al trono la sua più acerrima rivale. Tra i 2 litiganti si proporrebbero i partenopei feriti dal doppio sgarbo bianconero. Tanta, forse troppa roba.

Descritto un quadro assolutamente cavalleresco della situazione, si prova a tornare alle tematiche più strettamente calcistiche. E’ chiaro che il sogno di molti tifosi della Juventus continua a essere Pep Guardiola. Occorre sottolineare, però, come l’ipotesi che conduce a Maurizio Sarri sia quella più vicina possibile alle idee di calcio del tecnico catalano. Sacchi, lo spagnolo e il toscano sono un terzetto di allenatori che si sussegue nel corso del tempo proponendo stili di gioco differenti, ma con i medesimi concetti base: l’importanza del collettivo rispetto al singolo, il coraggio e la propensione offensiva. Non è un caso, se questi allenatori si stimano parecchio e non lo nascondono.

Come precedentemente affermato, si tratta di espressioni molto diverse dal calcio proposto da Max Allegri. Si torna, così, al discorso iniziale. Forse, la Vecchia Signora ha la necessità di modificare totalmente le proprie abitudini per evitare il logorio dato dall’estremizzazione della quotidiana routine. E’ logico che Guardiola avrebbe un profilo altamente europeo, ma come detto Sarri rappresenta una visione innovativa di quei concetti. Attualmente il toscano fornisce un’impressione di freschezza, di novità.

Taluno formulerà la corretta antitesi per la quale il tecnico di Figline non ha ancora sollevato un trofeo. Senza voler portare sfortuna si afferma che, già da domani sera, tale situazione potrebbe essere modificata. Non sarà semplice perché l’Arsenal è un’avversaria molto forte, ma il Chelsea proverà a sconfiggerla e conquistare l’Europa League. In questa stagione, Sarri ha modificato alcune strutture importanti del suo impianto di gioco. Innanzitutto, è divenuto più pragmatico. A sostengo di tale ipotesi vi sono i risultati conseguiti dai Blues. Detto del raggiungimento della finale della citata kermesse continentale, Hazard e compagni hanno centrato l’ultimo atto della Coppa di Lega e, soprattutto, sono giunti terzi nel campionato più difficile che possa esistere: la Premier League 2018-2019. Il Manchester City di Pep Guardiola ha conquistato il torneo, mentre il Liverpool è giunto secondo. Immediatamente dietro di loro, si trovano gli uomini del toscano. Significa che il Chelsea ha chiuso la sua stagione alle spalle di una delle finaliste della Champions e davanti alla sfidante, il Tottenham. Un risultato davvero prestigioso e, probabilmente, superiore pure al valore della rosa a disposizione. In sostanza, Maurizio ha lasciato la sua fondamentale impronta sulla stagione dei londinesi. A lungo, è stato criticato dal pubblico che non ha risparmiato cori pungenti sul “Sarriball”, ma era davvero complicato chiedere un risultato migliore di quello raggiunto.

L’eventuale arrivo di Sarri a Torino, poi, potrebbe portare in dote la permanenza di Higuain. Il rapporto tra l’argentino e l’italiano è da sempre molto stretto e di grande stima. In questo modo, la Vecchia Signora risolverebbe il problema del “centravanti mancante”. Ronaldo sembra necessitare di una spalla con le caratteristiche del Pipita. Non è che senza tale prerogativa diventi un giocatore normale, ma di certo ha fornito il meglio di se quando è stato accompagnato da Rooney, Benzema, André Silva e Mandzukic.

Si passa, poi, a dover analizzare il rapporto tra il toscano e il celebre “stile Juventus”. Qui si nota che, tra le parti, vi è qualche dissonanza. Allegri rappresentava l’emblema perfetto di tale espressione. Il livornese è un uomo dotato di grande compostezza e di diplomazia. Come ribadito dallo stesso allenatore, non si tratta di essere aziendalisti o “yes man”. Proprio Andrea Agnelli ha sottolineato di non apprezzare troppo tale ultima categoria di individui. Detto questo, la forma comunicativa dell’ex allenatore bianconero è molto diversa da quella di colui che potrebbe essere il suo successore. Entrambi sono franchi, sinceri e sicuramente non accettano di piegarsi a compromessi per loro incoerenti, ma lo manifestano in modo diverso. Maurizio è talmente diretto da risultare, a tratti, scontroso. In realtà non è così. E’ dotato di grande sensibilità e raffinatezza d’animo. Ne posso essere testimone in prima persona. Ricordo il garbo e la gentilezza con la quale aveva risposto a una mia domanda in conferenza stampa dopo un Carpi-Empoli in serie B. Ero molto giovane. Ero alle prime esperienze e sicuramente avrà notato il mio impaccio e la fatica che mostravo nel riuscire a trovare la forza di formulare il quesito in mezzo a tanti giornalisti esperti. Il toscano mi sorrise e mi rispose in maniera davvero cortese. Detto questo, probabilmente, dovrà smussare qualche lato del suo modus comunicandi. Allegri, poi, è il simbolo dell’eleganza e dello charme. Come spiegato più volte, venendo dal mondo bancario, Sarri non ama le costrizioni di certi abiti per le quali pare avere avuto una specie di rigetto. Qualsiasi sia il valore della gara o il proscenio sul quale si disputa, si presenta rigorosamente con la tuta della società e il mozzicone di sigaretta in bocca. Questo è il perfetto simbolo del suo carattere assolutamente estroso che si manifesta pure nel suo gioco geniale. Alcuni tifosi della Juventus sono già pronti a chiedere una modifica nel look del toscano. Vedremo se li accontenterà. Una cosa è certa: “l’abito non fa il monaco”.

In sostanza, è necessario attendere ancora per capire quale sarà l’esito della vacatio della panchina bianconera. Con una visione non certo troppo ottimistica, Schopenhauer sosteneva come la vita sia un pendolo tra noia e dolore. Una cosa è certa. Se giungesse Sarri, per i tifosi juventini sarebbe alquanto difficile provare il primo sentimento.