Sia Nedved che Paratici hanno, a più riprese, dichiarato di avere le idee chiare e hanno fatto intendere di voler intraprendere un percorso che porti a una Juventus incline a sistemi di gioco più proattivi, cioè più propensi alla costruzione, al possesso e all'ottenimento del risultato anche attraverso una filosofia più spettacolare.

Guardiola e Sarri sono entrambi alfieri di questo tipo di calcio; fatte le debite proporzioni, al netto di perplessità e rischi, e senza che nessuno si offenda, il secondo è un po' considerato il Guardiola italiano.

È ragionevole pensare che al momento dell'esonero di Allegri la dirigenza bianconera avesse già individuato il sostituto e che fosse stato predisposto un piano principale, così come è altrettanto ragionevole pensare che ne fosse stato concepito uno di riserva per cautelarsi in caso di mancata realizzazione del primo; dopo l'acquisto di Cristiano Ronaldo è così assurdo pensare che la Juventus abbia puntato sul "Ronaldo" della panchina e che, data la difficoltà dell'impresa, si sia preoccupata di raggiungere una bozza di accordo con Sarri? 

È ragionevole pensare che la pista Sarri (il piano di riserva) sia molto più semplice da percorrere per numerose ragioni: i costi (l'ingaggio di Guardiola è circa il triplo di quello di Sarri), le condizioni ambientali (il rapporto non idilliaco del tecnico toscano con la dirigenza e con la tifoseria del Chelsea, laddove Guardiola nel City è trattato da Re), il diverso atteggiamento delle rispettive società di appartenenza (categorico e impenetrabile il City, possibilista e ondivago il Chelsea); ergo, per comodità e per evitare problemi anche molto seri (leggi aggiotaggio) la Juventus ha smentito la pista Guardiola mentre non ha ritenuto di doversi esprimere su quella Sarri, ma ciò non significa necessariamente che la prima sia falsa e, d'altra parte, le oscillazioni del titolo Juventus in borsa con grandi balzi in avanti in corrispondenza di indiscrezioni sull'ingaggio del catalano corroborano questa tesi.

Tutto ciò premesso, non capiamo perché le due strade debbano essere considerate l'una l'opposto dell'altra e ancor meno comprendiamo perché i sostenitori dell'una debbono accusare i propugnatori dell'altra di ciarlataneria, incompetenza o, addirittura, malafede.