Da un paio di giorni è divenuto ufficiale da parte della Juventus l'assunzione di Sarri come nuovo allenatore dei Campioni d'Italia per la prossima stagione. Si tratta di un avvenimento molto sorprendente ove si considerino le rispettive filosofie, che risultano quanto di più divergente si possa coniugare nell'intento di conseguire la vittoria della  prossima Champions League.

La Juventus ha nel DNA la composizione di un team fatto di top player, capaci di vincere le partite importanti anche solo con un tocco magico di uno di essi; lo scopo di chi allena questi fuoriclasse è quindi quello di assemblarli anzitutto sul piano disciplinare, aiutarli nella relazione interpersonale e nella convivenza sociale quotidiana, per trarne un profitto di coesione in campo. Da sempre la qualità del singolo è stata anteposta alle prerogative del gioco espresso, non necessariamente spettacolare, quanto invece solido, concreto, cinico.

Il sarrismo invece intende primeggiare col collettivo, con la forza espressa attraverso il gioco, fatto di tecnica ma anche dinamismo, di ripartenze, di creazione di spazi per assalitori, incursori. Non appare quindi agevole il lavoro di Sarri che dovrà convincere le prime donne bianconere a piegarsi ai dettami del suo giuoco, a rinunciare a una parte del proprio ego a beneficio del collettivo, a sfruttare le innate e sovradimensionate qualità tecniche a cominciare da Re CR7, per un lavoro maggiormente oscuro e di quantità.

Anche i nomi che si fanno per la campagna di rafforzamento non sembrano andare in aiuto del nuovo allenatore, perchè la indiscutibile statura tecnica dei vari Pogba, Rabiot, Icardi andrà calata a servizio della squadra, secondo i dettami del collettivo Sarriano.

A tutto ciò si aggiunge un ambiente tutt'altro che paziente per natura, abituato a vincere e per niente simpatizzante con Sarri, che molto ha fatto per inimicarsi il popolo bianconero quando allenava il Napoli.

Insomma non ci meraviglieremmo se il matrimonio Sarri-Juve fosse un fallimento.