Nello stesso giorno in cui Ricky Saponara veniva ufficialmente presentato a Firenze, i miei pensieri mi riportavano al tempo di Empoli, dove lui, senza di lui o con lui, Empoli faceva e disfaceva. Penso che Saponara - a tratti e per un determinato periodo -  sia stato il miglior trequartista in circolazione; di calcio m'intendo quel poco che basta per capire che, uno che ancora prima di ricevere il pallone, sapendo dove doverlo ricevere, già conosce la posizione del compagno da cercare, ha qualche sinapsi in più dei comuni mortali. Senza voler essere "off limits", dopo anni avevo rivisto quel genere di fantasista bello da vedere, elegante, raffinato, rapido e reattivo, per intenderci una via di mezzo tra un campione e un fuoriclasse. Rivedendolo in campo con la maglia viola, non riuscivo a capire perché, uno come lui  potesse aver avuto un'inversione di tendenza di questa portata. Certo, è un giocatore fatto di cristallo, soggetto alla vulnerabilità fisica, all'infortunio, allo sfinimento riabilitativo....

Psicosomatico: certi sintomi organici tipicamente riferibili ad una malattia somatica, che hanno però un'origine psicologica. Già, se fosse questo il fattore limitante di Saponara? Se non si sentisse pronto per dimostrare di essere uno che ti cambia la partita? E se, anziché ritenerlo un flop, mettergli la pressione "per quello che faceva ad Empoli", lo impiegassero come "parte di un qualcosa"? Se lo facessero giocare anche 5/6 partite di seguito, senza toglierlo, metterlo, rimetterlo, ritorglielo?

Non me ne vogliate, ma io Saponara lo terrei. E lo farei giocare con continuità. Magari appena dietro le punte o appena sopra la linea del centrocampo. Resettando qualche pregiudizio forse potrebbe veramente esprimere la sua classe. La sua intelligenza tecnico-tattica alla lunga verrebbe fuori, perché lui sa di essere bravo. Lui sa di avere colpi da manuale, fantasia ed efficacia. È una questione di cervello. Basta togliere il freno a mano.