Nel 2022 ricorrono non solo i quarant'anni da un avvenimento che suscitò emozioni indescrivibili e irripetute nei viventi dell'epoca, la vittoria al Mondiale di Spagna, ma anche del primo Sanremo della "Seconda Repubblica".
Ricordo che avevano appena concluso il proprio ciclo gli anni Settanta, dove nel generale alone di "impegno" politico la manifestazione era andata man mano scemando come importanza, fino ad essere relegata, quanto a battage, a varietà del sabato sera. Nella cui fascia era stata, però, nettamente oscurata dai "fantastici" Baudo-parisiani.
Il Sanremo 1981 vide il concorso per il primo posto, tra due giganti canori come la Goggi e Alice, alimentata da un Battiato in pieno fermento artistico. Ma si era ancora in una fase di dipendenza, per lo spettacolo, da altri già affermati nel corso degli anni recenti. C'era bisogno di un programma. Di un risveglio. Di un compromesso tra il "nazional-popolare" di cui sarebbe stato tacciato dai mestieranti del voto l'universo baudiano e le ultime staffette dell'"impegno" del decennio precedente.
Quando, il giorno seguente la vittoria di "Storie di tutti i giorni" nel 1982, ascoltai alcuni universitari riferirsi alla canzone del Fogli come di un testo critico, consapevole, nuovo e impegnato sulla situazione attuale, capii che lo scopo era stato raggiunto. La propaganda, la stessa che più là avrebbe ceduto sotto l'inchiesta di "mani pulite", aveva avuto il sopravvento.

Ma Sanremo sarebbe passato indenne.
E ancora oggi ce lo ritroviamo, come alfiere del "politicamente corretto", come emblema supremo dell'accordo di "unità nazionale". Vedremo forse festeggiare le siringhe, altro simbolo potente, insieme alle figure del perenne "politicamente corretto" e di un'Italia uscita vincente dal confronto con l'epidemia; vedremo le figure che, come ad ogni evento del genere rispuntano fuori, leggi Fiorello, e che rispolverano la propria arte.
Vedremo davvero quell'"impegno" che nemmeno le inchieste di Striscia la Notizia riescono a scalfire.
Sì, ma solo questo. Perchè è difficile pensare che sarà mai superata la qualità artistica dell'ultimo Sanremo disimpegnato, quello del 1981, da un qualsiasi "sono fuori di testa", seppur potentemente sospinto da un impegno politico: "..la retorica è la volontà che si sforza di fare il lavoro dell'immaginazione".
 Quale migliore epigrafe per Sanremo che questo pronunciamento di Yeats...