Sognare. Farlo non costa nulla. Tutti possono sognare e già si comincia quando si è bambini, quando mamma o papà ci leggono le fiabe per farci addormentare. Così inesperti al mondo che li circonda e così concentrati verso quella scatola sonora che è la tv, i bambini sognano guardando quell’universo cartoonesco, fatto di eroi ed eroine. Si sogna di diventare astronauti, con una tuta bianca e pronti per conquistare la Luna; si sogna di diventare stiliste e di trasmettere emozioni e sentimenti attraverso un abito; si sogna di diventare fotografi, capaci di regalare alla gente attimi statici che diventano dinamici con l’ausilio della fantasia. Si sogna di tutto, senza un prezzo. Il binomio, però, diventa difficile quando bisogna passare dall’astrazione alla concretezza. Realizzare un sogno, che costo ha? Questo, è possibile chiederlo solo a chi è riuscito nell’impresa, perché è un’impresa. Ad oggi è diventato difficile perfino sognare, figuriamoci realizzarlo. E non lo dico per disfattismo, ma perché sento spesso gente materialista o troppo pessimista. Nel mondo del calcio, alcuni riescono nella doppia impresa: la prima, quella di calpestare il manto verde del massimo o dei massimi campionati professionali, l’altra, forse la più importante, giocare con la squadra del cuore, quella per cui si piange e si gioisce quotidianamente. Un ragazzo, giovane, forte, fresco, con gli occhi da sognatore, c’è riuscito. Centrocampista. Ha scelto il Milan. Ha scelto la passione. Lui, è Sandro Tonali.

Il Fenomeno

Lodi. 8 maggio del 2000. Una giornata primaverile. La prima primavera del nuovo millennio. Un giorno qualunque, come di quelli che ogni anno, si trovano sul calendario. Ma in casa Tonali, era un giorno di festa, di gioia, di grazia. Sandro ha visto la luce, il calcio l’avrebbe vista di lì a qualche anno. Da sempre con la passione del pallone, anche quando lo chiamavano “Sandro, la cena è pronta”, lui continuava a non staccarsi di dosso da quella sfera. Forse perché era ed è la sua migliore amica o forse perché, attraverso di essa, vedeva già il suo futuro.

Il Sant’Ambrogio, uno dei centri sportivi del Lombardia Uno, la prima squadra che conobbe il ragazzo, era il più grande, ma non l’unico: campi di calcio a 11, a 7, perfino al coperto (quelli a 5). Il tutto, in un sobborgo sommerso dalla tranquillità, accarezzato dalle voci dei bambini, di chi giocava, nei palazzi ristrutturati dopo la guerra. Lì, sembrava sempre primavera. Serenità e spensieratezza, quella che trascinò Sandro fino ai colori che indossa oggi.

Carissimo Sandro o meglio il Fenomeno, questa esperienza vissuta insieme è stata semplicemente eccezionale. Spero che un giorno alla tv citeranno un grande campione, Sandro Tonali.

Queste le parole, o almeno, l’introduzione di una lettera che, Davide Gatti, presidente del Lombardia Uno, salutò Sandro dopo due stagioni, una passata con i pulcini. A quella tenera età già si apprestava al salto qualitativo, ma in pochi si accorsero di lui perché

A quell’età si guarda spesso la tecnica, la capacità di saltare l’avversario nell’uno contro uno. Sandro giocava a due tocchi in mezzo al campo, era già avanti, era moderno […]

La sua silenziosità in campo e la sua rapidità nel gioco, non erano nemmeno percepibili agli scout dei grandi club. Per Davide e Paolo, suo fratello, che ha allenato e accompagnato Tonali nel suo percorso di crescita, era evidente invece. Lo monitoravano negli allenamenti, nelle partitelle e nei match valevoli per il campionato. Sapevano che quel ragazzo possedeva un potenziale.

Piena consapevolezza di sé

[…] Pur essendo solo un bambino, Sandro aveva già chiaro dove voleva arrivare. So che può sembrare tutto troppo romanzato, ma era questo che ti colpiva di lui: aveva un atteggiamento professionale, si divertiva come gli altri ma con una consapevolezza quasi da adulto. Perciò non mi sorprende che sia così maturo oggi, nonostante abbia ancora vent’anni: ha solo lavorato sulle qualità che ha sempre avuto.

Sandro non era maturo solo in campo e con il senso della posizione, ma anche con la testa. Vedeva nel sacrificio, la giusta ricompensa del domani. Leggeva le azioni prima ancora che lo facessero gli altri, sia compagni che avversari. Un bambino in campo, un uomo dentro. E se ancora oggi può sembrare il fanciullo di Lombardia Uno, Sandro è riuscito a guardarsi allo specchio e riconoscere se stesso. Un’azione facile, ma non scontata.

La passione per il Milan era già nella mente e gli scorreva nelle vene. Quello era il sogno più grande del sogno di giocare a calcio. Un sogno sopra ad un altro sogno, che quasi sembra ricordare il film Inception, ma che invece è tutta realtà. Lombardia Uno era affiliata, sin dalla sua creazione, al Milan., per questo il ragazzo, insieme all’ausilio dei genitori, la scelse. Conservava in cuor suo l’idea che qualcuno potesse vederlo. Ma era talmente bravo, moderno e avanti con i tempi che, tali scout, se ne accorsero soltanto più in là con il tempo. Non erano ancora aggiornati al calcio di Tonali.

Dal Piacenza al Brescia e, dal Brescia, al Milan. Sandro ha scritto la storia, la sua per adesso. Se poi scriverà anche quella del calcio, tutto dipenderà da lui, ma i presupposti ci sono. Talento, passione, ardore e l’amore per la squadra di oggi. Tutto realizzato alla tenera età di vent’anni. Beh, sì, concediamoglielo, un pezzo di storia già trova la sua firma.

Conosciamo Sandro Tonali

Un ragazzo con il futuro davanti. Ma non in termini di carta d’identità, ma perché di lui se ne parlava bene sin da quando fece la sua prima conoscenza con il pallone. Un colpo di fulmine tra i due, si presero subito. Poi, con il tempo, si prese anche il campo. Il centrocampo, la sua zona prediletta.

Ha ricoperto il ruolo di mezzala, sia di centrosinistra, sia di centrodestra. Per lui era importante tenere palla, così la squadra era al sicuro e assumeva tranquillità. Così come anche l’allenatore. Partita dopo partita è stato arretrato nella zona mediana del campo, così da essere un ottimo fluidificante tra la difesa e il cuore del centrocampo e lanciare i compagni sia sulle fasce o indirizzandoli direttamente verso la porta. Tonali possiede anche una buona capacità di strappo, in grado di accelerare e progredire in quelle falcate coast to coast da 40-50 metri, per poi servire il passaggio chiave all’ultimo.

È deputato per i calci piazzati, dove ha trovato assist (già due nelle prime sei giornate di campionato) e gol (uno solo, contro il Genoa). L’elemento chiave parte dai suoi piedi: preciso, millimetrico, per questo ha ricoperto la mediana del campo. Anzi, non solo per questo, ma anche perché Tonali corre sempre a testa alta, ed è un pregio attribuibile veramente a pochi calciatori. Avere sempre una visione piena di quello che accade in campo, coadiuvato da una visione periferica, immancabile per un giocatore che trova la sua forza nei passaggi, lo rendono un elemento chiave per la squadra. Di club e Nazionale che sia.  

Punti di forza

Il suo modello di decision-making è notevole. Sandro corre, non per se stesso, non perché trova in questo una fonte di liberazione, ma perché recupera palloni (making). Ma la peculiarità non si esaurisce qui, perché il ragazzo cerca di trovare nell’immediato, il compagno libero per servirgli il pallone (decision). Questa fusione, culminata con il giocare a testa alta e il guardarsi sempre attorno, lo rende un calciatore di caratura internazionale, considerando anche la sua età. Non perde animo e attimo. Pensa all’azione successiva, fin da quando il suo obiettivo è recuperare palla. In questo modo, coglie di sorpresa gli avversari, favorendo la manovra della propria squadra e ripartire in contropiede.

È un ottimo portatore di palla. Facendo da intermezzo tra difesa e centrocampo, Tonali, è un condottiero per la fase di manovra offensiva, o meglio, pre-offensiva. Nella fase di programmazione lui sa condurre a pieni poteri questo compito. Grazie anche alla sua massa fisica (non eccelsa come tanti altri, ma sicuramente nemmeno da sottovalutare), giunge a calibrare bene il peso del suo corpo anche nella protezione del pallone, riuscendo a far liberare i compagni. Tonali, anche se è marcato da due o più avversari (in un’azione erano tre addirittura) è in grado di trovare il varco giusto del passage (in media 80%) così da far trovare la squadra in superiorità numerica. Non è un caso che il Brescia ha ricevuto più falli proprio nella zona occupata dal talentino azzurro.

Come accennavo poc’anzi, Tonali ha un pregio: i calci piazzati. È in grado di fornire sempre la parabola giusta, cercando di ingannare spesso e volentieri la difesa. Basti pensare che l’unico gol in Serie A che ha realizzato, è frutto di un cross, che poi ha sortito una parabola anomala e ha ingannato l’estremo difensore del Genoa. Sette assist nella scorsa stagione, raggiungendo una percentuale su calci piazzati elevatissima (90%).

Punti di debolezza

Probabilmente il contesto non l’ha aiutato – non me ne vogliano i tifosi bresciani di cui nutro il massimo rispetto - ma giocatori di qualità fanno la differenza. Sandro è un giocatore di qualità, ma attorno a sé, non ne ha mai avuta in abbondanza.

Lasciando da parte la percentuale dal punto di vista dei calci piazzati, quella dei passaggi in partita è molto bassa per un centrocampista, circa il 70/75%. Bisogna tenere in considerazione, però, che ha giocato in due chiavi tattiche differenti al Brescia, assorbendo sia il cambio degli allenatori e, soprattutto, attuando molte più verticalizzazioni, diminuendo, oggettivamente, la percentuale di passaggi riusciti, spesso non per colpa sua. Quindi si, percentuale molto esile per un regista, ma senza farsi ingannare troppo dai dati: se la restante percentuale non arriva a destinazione è perché spesso cerca un varco diretto.

Un po’ opaco nella giocata. Come scritto precedentemente, Tonali è un buon portatore di palla, ma a volte cerca di complicarsi la vita, con un passaggio molto più spigoloso oppure inserendosi in situazioni molto più delicate. La giocata semplice, per quanto lo sia, talune volte tende a renderla complicata. Un aspetto che può sicuramente modellare.

Dove può migliorare?

Tonali deve cercare di essere più attento e preciso nella lettura dei movimenti avversari. Troppo spesso l’uomo alle sue spalle andava via facilmente, lasciando scoperta la diga del Brescia. In molte azioni, è possibile vedere come il giocatore si concentra troppo sul pallone e meno sull’avversario, facilitandolo nei movimenti. Sicuramente, deve colmare la lettura dei movimenti avversari senza palla.

Un altro aspetto da monitorare e che per un regista è essenziale, è quello riguardante i contrasti. Si nota poco, perché nel ruolo ricoperto, Tonali riusciva ad avere un muro difensivo che ottemperava alle sue “mancanze”, ma in partita, vince pochi 1vs1. Non sul dribbling, ma nei contrasti. Non essendo molto veloce, il ruolo da regista è l’ideale per lui, ma se questo non viene accompagnato dai tackle vincenti, il tutto diventa vano.

Tonali è l’emblema della politica milanista

Il progetto Elliott è quello di affidarsi ad un Milan giovane. L’unica eccezione trova la concretizzazione in Zlatan Ibrahimovic, ma per un giocatore del genere, nonostante la sua “anzianità”, chi non la farebbe? Tonali si sposa perfettamente con la politica milanista. Investire adesso per un tornaconto futuro. Mettere da parte l’esperienza e affidarsi ad un progetto lungimirante.

35 milioni di euro. Questa è la cifra investita per il giocatore. Non immediati, ma spartiti in 10 per il prestito, 15 per il riscatto e altri 10 per diversi bonus. Una cifra importante, ma che si riversa perfettamente nella coerenza ideologica rossonera. Parliamo di un giocatore che giù ha esordito in Nazionale, che è catalogato come uno dei migliori talenti Under 21 e, soprattutto, con statistiche in continua crescita. In tanti si sono mobilitati per il giovane, perfino l’Inter, che lo valutava sin da quando correva nei campi della Lombardia Uno e di Piacenza. Scartato prima, scartato anche adesso, preferendo l’esperienza per l’appunto (Vidal).

La crescita di Tonali al Milan, può riversarsi anche nella figura emblematica che è Zlatan. Un leader di campo e di spogliatoio. Vedendolo non solo si percepisce sicurezza, ma anche adrenalina per la carica che offre ai compagni. Sandro è già maturo di testa, sin dalla sua fanciullezza, ma può crescere ancora e ancora, trovando nello svedese un punto di riferimento.

Tonali e il Milan sul campo

Sicuramente ci vorrà tempo prima che si incastri perfettamente nei meccanismi di gioco di Pioli. Non solo perché è un ambiente diverso, ma perché è un club competitivo e con fare motrice differente rispetto al Brescia. Quello che lo aiuterà sarà nei contrasti, mi spiego. Il Milan di Pioli, appena deve riconquistare il pallone, non si tuffa nel pressing asfissiante di riconquista (sarà una peculiarità della Juventus di Pirlo), ma si occupa di chiudere le linee di passaggio avversarie, annullandole prima ancora di cominciare il possibile contropiede. Pochi contrasti – sorriderà Tonali – ma molta attenzione nella fase di non possesso. Molte delle risorse attentive andranno spese nel controllo dei movimenti senza palla, aspetto che ancora non va a braccetto con il giocatore.

Nel caso dovesse confermarsi come regista di campo, Tonali avrebbe molta più liberta e poco pressing attorno a sé, grazie al rombo del Milan (portiere – i due centrali – il regista). Non più corridoi intasati intorno a lui (anche se non sembrava patire così tanto l’incombenza) ma più ossigeno. Non più troppe verticalizzazioni, ma più passaggi rapidi, corti, riavvolgendo il nastro dei tocchi a due di quando era protagonista alla Lodigiani Uno. Tutte caratteristiche che dovrà incastonare perfettamente e, soprattutto, ritagliarsi quello spazio che adesso viene occupato da Bennacer.

Tra lui e Kessié i dettami vanno a memoria: il primo corre e ruba palloni come una macchina da guerra, l’altro, oltre alla sua possenza fisica, è abile nella fase di interdizione. Specie dopo il lockdown, il Milan è stata la migliore squadra e, la stagione, non poteva iniziare nel migliore dei modi. Continuando sul fil rouge del campionato passato, Tonali dovrà comprendere come inserirsi, come impattare e come ritagliarsi la sua fetta di torta. Tempo al tempo, la cosa certa è che lui sarà il centrocampista del futuro rossonero.

I capelli di Pirlo, ma come idolo Gattuso

Passaggi, ruolo di regista, pacatezza. Tutti elementi che sembrano rimembrare ad un giocatore, quello che, di punto in bianco, si è ritrovato ad allenare la Juventus. Parlo di Andrea Pirlo. Dall’anno scorso, sono cominciate a circolare immagini e movenze di Tonali in campo che facevano riferimento proprio all’ex giocatore di Inter, Milan e Juventus. Ma non solo, perché i due, in comune, oltre ai capelli, all’amore per servire i compagni e al protagonismo sui calci piazzati, condividono l’inizio della carriera: il Brescia.

Tutte caratteristiche che possono accompagnare l’immaginazione, perché per quanto le due immagini possano essere omologate tra loro, non rispecchiano la concreta realtà dei fatti e a dirlo è lo stesso Sandro:

Ho sempre apprezzato Pirlo, mi sono ispirato a lui come campione, ma non mi rivedo in lui se non nel modo di portare i capelli. Il mio idolo è Rino, mi è sempre piaciuta la sua cattiveria.

Una risposta importante, che mette a tacere tutti quanti, tutti coloro che avevano il desiderio di rivedere in lui le gesta di Andrea. Ma è un giocatore differente e lo abbiamo visto nelle precedenti descrizioni. Va bene il taglio della chioma, vanno bene i passaggi e il modo di porsi, ma Tonali ha un fare differente e ama la grinta, la tenacia, quella che però deve ancora migliorare.

È arrivato al Milan in punta di piedi e con un’umiltà commovente. Vuole la 8, ma non se la prende prima di avere il consenso del diretto interessato, Rino Gattuso. Il suo idolo, la sua fonte di ispirazione, quello che ha speso 13 stagioni con il Diavolo, disputando 468 match, 11 gol, dieci titoli conquistati, tra i quali due scudetti, due Champions, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane e un Mondiale per Club e un Mondiale con l’Italia. Sandro chiama: <<Posso prendere la maglia numero 8?>> e Gattuso risponde: Non mi dovevi fare questa domanda, ma è un gran bel gesto, perché anche io chiesi la 8 a Donadoni. Diventerai molto più forte di me. Ti consiglio di essere antico, perché la maglia del Milan è gloriosa e pesante.

Una fusione di umiltà impeccabile. Forse vi dirò, il buon Sandro Tonali, somiglia molto più al leggendario Ringhio.