L'ultima uscita a Parma ha dimostrato ancora una volta, quando le forze fresche dalla panchina, possono far bene ad una squadra stanca e carente di creatività. Se l'Inter non gioca a mille per tutte le partite e per 90 minuti va in grande difficoltà, parole di mister Conte. E se questo mille, non lo si trova con i soliti undici messi in campo, lo si può trovare dalla panchina, che nonostante la tracotanza di muscoli e corsa, può vantare di un giocatore, capace di cambiare le sorti di una partita da un momento all'altro. Questo signore, cileno di etnia, ha un nome, un cognome e un appellativo di sicuro affidamento: Alexis Maravilla Sanchez.   

DOPPIETTA ALLA SAMP E POI BUIO
L'avventura dell'ex Manchester United non è stata fin adesso tutta rose e fiori, tanti i guai muscolari e troppo pochi i minuti giocati. Arrivato in estate, come rincalzo dell'innamorato (ma non troppo per lasciare Roma) Dzeko, il ragazzo di Tocopilla, ha ricevuto più critiche che elogi, nella maggior parte dei casi, eccessive e totalmente insensate. Perchè se facciamo un tornaconto e analizziamo la sua stagione, possiamo tranquillamente dire, che ha incontrato più volte il medico di Appiano Gentile, che il suo allenatore. Primo match da titolare, datato 28 settembre, e subito doppietta nel 3-1 in casa della Sampdoria. Dopodichè, il buio più totale ma non per suo demerito personale, ma per il caso. Un infortunio, infatti, in Nazionale contro la Colombia ha, difatti, messo fuori i giochi l'ex attaccante dei Red Devils, dando vita ad una sorta di calvario, durato per 3 mesi e mezzo, con fine (si fa per dire) verso metà gennaio. Da lì in avanti, mezza partita da titolare in Coppa Italia contro il Cagliari e poi soliti spezzoni da 20/25 minuti, come a dire: "be' entra e fai rifiatare Lautaro".

CRITICHE INGIUSTE
Gli interrogativi crescono, cosi come le critiche, da sempre presenti e poco sensate, in un paese, troppo frettoloso a dire "scarso" o "finito", che ad aspettare e poi "sparare". L'arrivo del lockdown e la fine della disputa calcistica, con il fischietto e la cravatta da allenatore messi in cascina e col camice ritornato di moda, non preludono le critiche nei confronti del cileno, che dall'Italia passano all'Inghilterra, con Solskjaer e il suo "divano" a rinvigorire la dose. Le voci continuano a girare imperterrite, senza fermarsi: "Sanchez via", "L'Inter non riscatta Sanchez", "Perchè riscattare Sanchez, che è ormai è un giocatore finito..." (finito? Magari a dimostrarlo...). El Nino Maravilla, comunque, quando e se viene chiamato in causa, risponde sempre presente. A dimostrarlo è la fine della clausura forzata: prima gara a Napoli, fuori un Lautaro impalpabile (dopo 72'minuti), dentro il cileno, che in pochi minuti costruisce più occasioni di quanto l'argentino avesse fatto per tutta la partita. Il contagocce però non termina qui, perchè la domenica successiva, i minuti saranno ancora meno (una decina); un po di più col Sassuolo (entrato al 62esimo), per poi arrivare col Parma (25 minuti). Il cambio di marcia contro gli emiliani, dopo una partita giocata a ritmi di "Partita del cuore", lo da proprio lui, ma non è la prima volta. Atteggiamento, forza, qualità tutto per il bene della squadra, messe in campo da un giocatore, che nonostante le critiche infondate, ha una voglia matta di meritarsi il riscatto. 

L'UOMO IN PIU'
Conte ha bisogno di un giocatore così, che in rosa per forza di cose non ha. Brevilineo, capacità di giocatore da esterno, che da trequartista e prima punta. Bravo con entrambi i piedi ed esperienza da vendere. In un'Inter, a secco di dinamicità e freschezza in avanti, la presenza del cileno è fondamentale e non solo per far rifiatare i due lì davanti insostituibili. Che sia in coppia con uno dei due o in alternativa a Eriksen (altro giocatore bersagliato per una partita), Sanchez deve giocare per il bene dell'Inter, il quale non può privarsi di un giocatore così importante.
Già da domani, El Nino potrebbe essere schierato titolare e chissà, se i continui detrattori, potranno finalmente rimangiarsi le male parole.