Forse non tutti sanno che lo stadio di San Siro (il nome deriva dal quartiere di Milano dove è ubicato) nasce milanista, da una famiglia originaria del lecchese e oggi di fede  interista: la famiglia Pirelli, sì proprio quella del "Pirellone" e dei pneumatici....

Piero Pirelli, all’anagrafe, Pietro Carlo Pirelli, era nato a Milano il 27 gennaio 1881 e sviluppò negli USA gli studi nel settore dei cavi elettrici; rientrato in Italia collaborò nell’impresa del padre GiovanBattista, cui apportò le proprie conoscenze e cosi sviluppando la produzione industriale.
Ma Piero era anche un appassionato sportivo, amante del calcio, e tifoso del Milan, fondato nel 1899. E fu nel Milan che disputò il “primo” storico torneo nella storia del club, scendendo in campo nell’undici che vinse  “la Medaglia del Re”. Fu la scissione del 1908, da cui nacque l’Inter, che portò Piero alla Presidenza del club rossonero, che tenne per 20 anni.

Pirelli, precursore e lungimirante, decise che il Milan doveva dotarsi di un proprio stadio e nel 1925 venne posta la prima pietra di quello che sarebbe divenuta la più famosa, titolata e imperiosa struttura d’Italia, il tempio del calcio, la “Scala” del calcio milanese.
Nel 1935 il Comune di Milano decise di acquistare lo stadio, facendolo oggetto di una prima delle tante ristrutturazioni che lo hanno oggi trasformato nell’attuale mastodontica spettacolare struttura.
Quello stesso Comune che oggi vorrebbe vendere l’Arena milanese a una o anche entrambe le squadre milanesi.

Per la verità a milanisti - cui già fa specie e non accettano che lo stadio fatto costruire da un “Rossonero vero e puro” porti il nome “Meazza” che fu grandissimo calciatore, ma spese la sua vita sportiva interamente nell’altra squadra di Milano; Meazza al Milan giocò infatti un solo anno, a carriera ormai finita e senza lasciare ricordo alcuno - non pare affatto giusta la condivisione della struttura con l’Inter.

Da parte nerazzurra, intuendo quale business possa derivare da uno stadio non condiviso, si preme affinché i rossoneri “sloggino” cominciando ad avviare la costruzione di un loro impianto e lasciando campo libero a idee e progetti che Suning ha già pronti.
Queste divergenti posizioni allontanano la possibilità per il Comune di procedere ad una vendita comune ai due club, che non arriveranno mai a un progetto condiviso.

Ma San Siro è San Siro, chi sarà capace di rinunciarVi?