Gianni Cerqueti è un giornalista storico della RAI, molto professionale, salvo quando si tratta di commentare il Milan. Non c'è nulla di male,  visto che siamo tutti esseri umani e, come possiamo avere le nostre passioncelle calcistiche, siamo anche autorizzati ad avere qualche profonda antipatia. Cerqueti ha cordialmente sulle scatole la squadra rossonera, infatti ha battezzato un tiro di Saponara come gol fatto nel momento in cui la sfera si staccava dal piede del blucerchiato. Lo ha fatto con l'irritante nonchalance di chi prende atto di una formalità scontata, oltre che gradita, cioè del castigo che il Milan subiva da parte del solito ex-giocatore "scartato con troppa frettolosità dalla società blasonata ottusa e presuntuosa, ma poi valorizzato in un  ambiente tranquillo e virtuoso, non inquinato dalla corruzione che di certo regna in una società come quella società rossonera ecc. ecc. patatì patatà...". Peccato solo che l'ottimo Saponara abbia tirato leggermente al lato, anche per la bravura di Reina che gli ha chiuso lo spazio. Incerti del mestiere di telecronista, specie quando non si è affatto imparziali.

C'è un aneddoto che illumina la disposizione d'animo del telecronista romano nei confronti del Milan, ma che non credo nessuno ricordi, salvo i pochi che, come il sottoscritto, hanno la memoria lunga verso chi si dimostra simpatico quanto un terribile prurito alle parti intime. Nel 1989, dopo la vittoria del Milan in Coppa dei Campioni contro lo Steaua, Cerqueti affermò che la vittoria rossonera dava più valore allo scudetto dell'Inter, in quanto i nerazzurri avevano preceduto in classifica la squadra campione del continente. Capite? Senza voler nulla togliere al campionato record dell'Inter, spiegatemi quante squadre al mondo (Inter compresa, non parliamo della Juventus...) non direbbero "chissenefrega del campionato" se gli venisse garantita la coppa europea più prestigiosa? Eh no, secondo Gianni Cerqueti, la vittoria rossonera, serviva solo a dare più valore al campionato dell'Inter.

Ma va bene così. In fondo ieri il povero Cerqueti ha rimediato la sua brava brutta figura che gli dona la gioia purificatrice di espiare le sue colpe di antimilanista. Lasciamo tuttavia da parte il giornalista...

Mi sembra che l'ambiente abbia lodato eccessivamente la prestazione globale dei rossoneri. In realtà il Milan aveva le gambe pesanti, per cui ha inseguito, spesso a vuoto, la Sampdoria, andando ancora più in difficoltà nei supplementari. Nulla di male in ciò, perché di certo Gattuso ha caricato di lavoro i giocatori in questi giorni, non potendo permettersi di farlo a ridosso del match di Supercoppa, cosa che invece Giampaolo non ha avuto necessità di fare. E non c'è nulla di male neanche se pensiamo che i giocatori, pur sbuffando, non hanno mai mollato, mostrando la grinta che si richiede quando si sta per crollare. Però è un fatto che i rossoneri hanno visto le streghe e il primo gol, quello decisivo, è nato da un lancio di Conti ben sfruttato da Cutrone ovvero da una collaborazione fra i due uomini freschi. Voglio puntualizzare questo perché non credo che i giudizi complessivi debbano essere influenzati dal risultato.

Paquetà, dal canto suo, ha mostrato controllo di palla, freddezza e voglia di sacrificarsi, ma non dobbiamo dimenticare che per interi minuti c'è stato bisogno di andare alla ricerca delle sue scarpe gialle per vedere se c'era, cercando di non confonderle con quelle di Bakayoko. Anche in ciò non c'è nulla di male, perché è appena arrivato ed è stato messo a coprire Bakayoko sulla sinistra (a destra c'era Kessié), ruolo non suo. Cerchiamo, tuttavia, di mantenerlo nella giusta dimensione, anche nel suo interesse.