Ormai sono passati più di tre mesi dall'ultima volta che ho fatto un vero allenamento. Sì, me lo ricordo, era una giornata come tante, sveglia alla solita ora, volata in ufficio, solite 6/8 ore di pratiche e "sbuffate" varie, intervallate da un pranzo veloce per arrivare a fine giornata (lavorativa si intende) quando finalmente avrei dedicato due ore ad uno dei miei passatempi preferiti: allenarmi in palestra.

Fin qui qualcuno potrebbe dire che alla fine sia una normalissima giornata comune a tanti di noi, ma in realtà per me non è così! Vedete, quelle due ore che avrei dovuto trascorrere tra un manubrio e un bilanciere per me non sono solo un modo per "rimanere in forma" come spesso si sente dire, sono fondamentali per allontanarmi dal ritmo frenetico che la quotidianità scandisce in maniera inesorabile. Entrare in palestra pensando che sei li solo per te stesso, che puoi isolarti da ciò che ti circonda, per quanto per un tempo limitato, ti fornisce una dose di ricarica e adrenalina che nemmeno due mesi di ferie possono equiparare (conoscendomi rischierei di annoiarmi). 

Ad oggi tutto questo non è possibile perchè, nonostante l'Italia sia stata dichiarata quasi per l'intero zona gialla, strutture come palestre, piscine e centri sportivi non possono riprendere la loro regolare attività. 
Lungi da me voler criticare qualsivoglia scelta di carattere politico, sanitario o chicchessia, ma una cosa mi chiedo, quali saranno le conseguenze di un'iterruzione così prolungata della "vita sportiva" di ogni singolo individuo?
Purtroppo, questo orribile morbo che ci perseguita rimarrà con noi ancora per qualche tempo, è davanti agli occhi di tutti; ciò non toglie che si debba andare avanti in qualche modo.
L'aspetto preoccupante di questa "sospensione dell'attività sportiva", al di là della tragica situazione economica in cui ha ridotto le categorie del settore (basti pensare al settor wellness che ha visto calare nettamente il suo valore dai 10 miliardi annui del periodo pre-pamdemia) è dato dal cambiamento delle abitudini della maggior parte della popolazione. 
C'è chi non si è fatto prendere dal panico della mancanza di punti di riferimento come potevano essere i vari allenatori per gli sport di squadra o i più universali personaltrainer con le loro fornite e funzionali palestre e si è reinventato runner (tanto da essere quasi perseguitato come eversivo contravventore delle regole durante il lockdown) o camminatore oppure, in maniera "smart" ha acceso il PC e seguito una delle innumerevoli piattaforme del wellness nate in questi mesi. 
Ma, ahimè, c'è anche chi ha deciso di smettere con l'attività sportiva. Purtroppo questo fatto era già stato riscontrato nei mesi di riapertura delle attività perchè gli abbonamenti nelle palestre erano calati, l'affluenza diminuita (anche per la paura della malattia, non si discute) e l'interesse per l'attività motoria decisamente scemata.

Fin da bambino mi sono sentito ripetere, in ragione dei sempre presenti chiletti di troppo, quanto fosse importante muoversi, fare sport e non svolgere una vita sedentaria improntata alla pigrizia. Ecco, ma allora non credete sia ora di riprendere a propagandare questo pensiero? Non credete sia ora di pubblicizzare lo sport fin dai più giovani? Far ripartire attività come palestre, piscine e centri ricreativi potrebbe essere  anche una maniera per insegnare e promuovere in maniera ancora più sensibile i valori dello sport e della socialità.
Sì, perchè sport, non vuol dire solo Messi e CR7 o Federer e Nadal, sport vuol dire stare insieme, godere delle vittore e piangere delle sconfitte con chi condivide la tua passione. Sport vuol dire star bene con sè stessi per stare meglio con gli altri; significa amare quello che si fa in maniera viscerale quasi narcisisitica perchè lo si fa solo ed esclusivamente per la propria integrità psico-fisica. 

Non si deve arrivare a un totale disinteresse per la pratica sportiva, sarebbe il fallimento per tutti. Per i medici che si ritroverebbero a dover far fronte ad un aumento dell' obesità, delle malattie cardio-vascolari ecc. Sarebbe un fallimento per tutti i genitori che non riuscirebbero più a sollevare dal divano i loro figli, i quali perderebbero occasioni ed esperienze fondamentali per la loro crescita e il loro sviluppo sociale e mentale. Sarebbe un fallimento per chi ha deciso di investire in questo settore sacrificando tempo, formazione e denaro per sè, ma soprattutto per gli altri. Sarebbe un fallimento della Nazione perchè dimostrerebbe di non aver fatto il possibile per salvare il salvabile. Sarebbe una sconfitta per noi che viviamo di sport, che amiamo scrivere di sport e che sogniamo un giorno di "diventare grandi" grazie allo sport.

Attraverso questo spazio promuoviamo sempre lo sport, quello vero, quello sincero, quello naturale, quello di tutti! 
Riportiamo la gente a sorridere, ad emozionarsi e a crescere grazie allo sport solo così avremo vinto tutti.