Nella puntata di Pressing in onda su Italia uno la scorsa settimana il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, ha parlato dei problemi della Juventus e del rischio di retrocedere in Serie B: "Se la Juve è ritenuta colpevole, deve pagare. Ma dal 2006, dal post calciopoli, il calcio è cambiato. Nel 2023 siamo messi malissimo, se il 35% del target del calcio italiano finisce in B le cose vanno male. Parlando con presidenti e gente della politica sento un'aria pesante, probabilmente la Juve subirà un'altra penalizzazione ma temo l'ennesima botta nei confronti di questo calcio che è diretto malissimo". 
Fin qui nulla di male. Riportava dati indiscutibili. Ma tra le sue parole e le espressioni a seguire mi è sembrato di leggere un messaggio pericoloso, come se i numeri che porta la Juventus nel calcio italiano siano talmente importanti che, nel nome di “salviamo il movimento”, invitasse a chiudere un occhio su quanto accaduto e a non calcare la mano. 
Nella puntata di questa settimana ha essenzialmente ribadito il concetto.

Premesso che stimo il direttore del quotidiano sportivo di Roma, non condivido il messaggio occulto oltre i dati. La Juventus, essendo la squadra di calcio italiana più titolata ed avendo un numero di tifosi importante, sicuramente rappresenta la realtà più forte e gettonata per i fatturati di televisioni e servizi annessi al calcio. Da qui, a cascata, benefici per tutti. Ma non è facendo finta che non sia successo nulla o, in alternativa, dando un buffetto in luogo di una sanzione più severa che si può archiviare la pratica. Questo significherebbe essere sotto scacco. Sarebbe come se al campetto sotto casa il piccolo che ha portato il pallone venisse espulso e se ne andasse portandosi via la palla perché sua, costringendo gli altri a smettere di giocare. 

No, signori. Gli altri devono continuare a giocare, anche se con meno introiti e risultando meno interessanti per le tv e per gli sponsor. Ma sicuramente più fieri di essere corretti. Noi al momento non possiamo inseguire le chimere degli incassi del calcio straniero, non siamo attrattivi, non diamo quello spettacolo su cui investire ed avere dei ritorni. A maggior ragione se passiamo come un movimento che travisa le regole per stare a galla. Noi dobbiamo imparare a fare i conti con i soldi che abbiamo.
Il calcio italiano deve riguadagnare credibilità. Se questo comporterà sanzioni alla Juventus, all’Inter, al Napoli o a chiunque abbia commesso irregolarità ben vengano. È una questione di onestà. 
E poi, quali sarebbero i numeri e gli introiti che porta la Juventus se non avesse altre squadre contro cui giocare?