Dopo la partita tra Monza e Inter di qualche settimana fa, si è parlato molto di Juan Luca Sacchi, arbitro della sezione di Macerata. Il trentottenne è incappato in un errore grossolano nel condurre l’incontro tra le due squadre. Ha fischiato in anticipo un intervento di gioco, senza far ultimare l’azione, escludendo secondo le norme vigenti il giudizio del VAR, che avrebbe potuto correggere questa svista, concedendo un gol annullato all’Inter.
Nei giorni a seguire, dopo il classico polverone mediatico, il capo degli arbitri Gianluca Rocchi dichiarava: “Non sospendiamo nessuno, io sospendo qualcuno se ha comportamenti disciplinari sbagliati”, aggiungendo: “Rispetto ad altri, Sacchi starà più in panchina, ma non mi sembra un problema”. Diciamo che non ci sono dubbi sull’integrità morale del fischietto di Macerata. Ha sbagliato, un po’ di panchina, e poi tornerà ad arbitrare probabilmente facendo tesoro dell’errore commesso.
E l’Inter? L’Inter si leccherà le ferite, come tutte le squadre che hanno subito errori evidenti e se ne farà una ragione. Giusto così.

Passiamo a un altro Sacchi, l’Arrigo nazionale. 
Quasi negli stessi giorni, su un quotidiano sportivo, l’ex CT della Nazionale Italiana commentava le prestazioni delle squadre ai primi posti, della classifica. Arrigo Sacchi grande allenatore ed innovatore, sul finire del secolo scorso alla guida del Milan, dopo un inizio balbettante, delizió i palati fini del calcio. Il suo gioco era spettacolare con movimenti coordinati, un pressing asfissiante, un vero piacere. Infatti vinse parecchio, sopratutto a livello internazionale. Nelle esperienze a seguire non ebbe fortuna o la capacità di ripetersi. Nazionale Italiana, un secondo posto ai mondiali, ma nessun gioco indimenticabile, Atlético di Madrid e Parma le sue ultime tappe prima di smettere.
Dopo iniziò una carriera di opinionista. Ricercato e rigoroso secondo i suoi dettami. Visione personale del calcio, e ci mancherebbe, ma dopo averlo ascoltato e letto molte volte, ripetere il suo credo, mi sono reso conto che diceva sempre le stesse cose, un copia e incolla noioso e perpetuo. Ok la coerenza, ma da un allenatore così bravo mi aspettavo e ancor oggi mi aspetto che le sue osservazioni mi aiutino a capire meglio il gioco del calcio. Nei giorni nei quali il suo omonimo faceva parlare di sé per Monza-Inter, lui ha avuto delle uscite ulteriormente discutibili.

Nel tempo spesso ha avuto parole dolci per il Milan è un po’ meno per l’Inter. Ci può stare, sia per i suoi trascorsi, sia perché i nerazzurri quest’anno non stanno facendo bene, anche se pure il Milan non ci pare al meglio. Ma rileggendo con estrema attenzione, quanto detto sulle partite soprattutto dell’Inter, anche ai più distratti dovrebbero saltare all’occhio delle osservazioni assolutamente prive di fondamento. Sul modo di giocare, sulla fase di attacco e sulla fase difensiva. L’impressione è quella di cose dette a caso, come se commentasse qualcosa di più datato dell’attualità o comunque di diverso. Ho letto attacchi abbastanza feroci dei tifosi dell’Inter. Tipo: “Fatti risintonizzare la Tv” oppure “Quando inizia la partita metti la sveglia”…

Non condivido. Il rispetto per quello che è stato un grande allenatore non deve venir meno. Premesso questo, atto assolutamente dovuto, aggiungerei però che lo stesso rispetto lui dovrebbe averlo nei confronti di chi assiduamente lo legge. È giusto fare una critica tecnico/tattica, anche severa, ma basata su fatti inconfutabili, non in modo sconclusionato, tanto da mettere in dubbio di aver visto la stessa squadra. 
Penso che il quotidiano per il quale scrive dovrebbe prendere esempio da Gianluca Rocchi, e metter Arrigo Sacchi per un po’ in panchina, a rivalutare con dei video le sue recenti considerazioni, magari accanto all’arbitro Sacchi, anche lui in fase di riflessione.