Ieri, in data 18 gennaio, Arrigo Sacchi ha rilasciato ai microfoni della Gazzetta dello sport una breve intervista sulla Supercoppa Italiana. L’ex Milan non si è sbilanciato particolarmente e ha dribblato gli eventuali problemi con una semplice dichiarazione: “Buon arbitraggio di, forse avrebbe dovuto essere meno sicuro sul rigore reclamato dai rossoneri. La Var c’è. Sia usata per tutti”.

Dichiarazioni che agli occhi di molti sono apparse come una forma di contentino che si pone a metà tra le polemiche alzate dall’italia #nojuve e da quelle alzate dai supporters della squadra bianconera.

Dichiarazioni che possono essere condivise o meno, ma che concludono un discorso molto più profondo e veritiero sulla realtà del calcio italiano: “ Fedeli al proprio motto <<Conta soltanto vincere>>, i bianconeri raramente eccedono in generosità, coraggio e bellezza. Se la squadra leader incontrastata del campionato italiano disconosce certi valori, difficilmente il nostro movimento si evolverà e avrà un futuro roseo. Per il bene del calcio italiano spero di sbagliarmi, ma non credo che questa sia la strada giusta per migliorarsi e avere successo a livello internazionale. I bianconeri, attenti in difesa e cinici in attacco, non sprecano energie: massimo risultato con minimo sforzo. Concedono poco allo spettacolo, sembrano una fuoriserie con il freno a mano tirato, tanto vincono lo stesso, specialmente in Italia, in Europa un po’ meno.”

Questa parte della sua intervista riportata dalla Gazzetta dello sport, racchiudono a pieno la situazione calcistica italiana basata su una squadra che domina da sette anni ma che puntualmente dà l’impressione di soffrire per 90 minuti. Gioca con un gioco macchino, lento e basato su una fase difensiva spesso neanche tanto perfetta e molta fortuna. La qualità dei giocatori non si discute, sono giocatori di primissima qualità ma sono ingabbiati in un gioco che non prevede triangolazioni, che non facilita il portatore di palla e che premia i retropassaggi. Una squadra che neanche in Champions, super obiettivo di questa stagione, ha mai dato sicurezza proprio a causa di questo atteggiamento prudente e difensivo che il mister confida alla squadra. Sono poche le partite nella competizione europea che sono degne di nota, ricordo la notte al Bernabeu dove ad aver prevalso sul non-gioco di Allegri ci ha pensato un ispirato Douglas Costa e la voglia collettiva di regalare la finale al capitano Buffon. Per considerare un’altra grande partita bisogna tornare al 3-0 contro uno dei Barcellona meno in forma della storia (ha molta più rilevanza la vittoria della Roma).

Allegri nel suo complesso non è criticabile, ha ottenuto grandi risultati in Italia e fortunosamente è anche arrivato due volte in finale di Champions totalizzando un passivo di 7 reti subite. Però allo stesso tempo non ha il gioco giusto per un top-club, nonostante in molti lo paragonino allo stile di gioco di Zidane o di Deschamps che però, a differenza del livornese, prediligono l’attacco e premiano i loro attaccanti.

L’Italia sportiva si augura che la Juventus possa vincere la Champions, magari concludere la stagione con il triplete e il pallone d’oro a Ronaldo, ma Allegri non può iniziare un’era come Ferguson allo United.

Riagganciandoci al discorso di Sacchi, in Italia servono allenatori completi che dedichino alla fase offensiva la stessa importanza della fase difensiva. Allenatori come Gianpaolo o Sarri che offrono spettacolo agli spettatori e che richiameranno a lungo andare grandi giocatori tecnici in Serie A.

Il profilo perfetto per la Juventus è uno: Lucien Favre, allenatore svizzero del Borussia Dortmund fautore di un gioco offensivo e spettacolare. Un allenatore che con club meno blasonati della Juventus, quali il Dortmund ed il Nizza, è riuscito ad imporsi ed ottenere vittorie di un valore sicuramente maggiore di quelle del tecnico livornese. Sicuramente il suo palmares non conta decine di premi, ma può vantare una squadra giovane che incanta capace di rifilare 4 gol all’Atletico di Simeone e tre al Bayern Monaco. Sicuramente attualmente non vanta un’imbattibilità in campionato ma ha ottenuto lo stesso risultato in Champions, in un girone più complesso e convincendo sicuramente di più. Al Nizza e Al Borussia ha fatto molto bene, la sua idea di calcio funziona in Francia così come in Germania e difficilmente, vista la rosa della Juventus, non si sposerà in Italia.

In Italia più Lucien Favre e meno Massimiliano Allegri.