Correva l'anno 1993, quando nelle giovanili della Roma c'era un giovanissimo Francesco Totti e appena tre anni dopo avrebbe fatto conoscere a tutta Italia, Europa, divenendo tra i giocatori più forti al mondo tra il 1998 e il 2008, ma se quel ragazzo di Porta Metronia è divenuto la storia della Roma, capitano e giocatore più presenze, 786, e goleador di tutti i tempi con 307 reti in carriera. Ma ora dobbiamo spostarci e non di troppo, perchè in quella Roma giovanile 1993 non c'era soltanto Francesco Totti che spiccava in quella rosa, ma altri tre giocatori che per molti sarebbero divenuti campioni del futuro della Roma o del calcio italiano. Di chi andiamo a parlare? Ecco a voi quelle tre speranze giallorosse che non riuscirono ad avere la stessa fortuna di Totti.

In quella Roma di giovani c'erano altri tre giovani di prospettiva importante. Il primo nome è quello di Daniele Rossi,classe 1977, trasteverino trequartista tecnico che giocava al fianco di Francesco Totti, con il quale oltre a condividere il campo, la maglia numero 10, condivideva la stessa scuola, il Poliziano, e la vita fuori dal campo, due amici in tutto e per tutto. Daniele Rossi viene da una famiglia umile, madre sarda e padre romano, all'età di sette anni, spinto dal papà, entra nelle giovanili della Roma, era un attaccante di grandissimo prospetto, affinando nel tempo la sua dote migliore, segnare. Nel 1988 con l'arrivo di un altro ragazzino, Francesco Totti, la sua giovane carriera comicia a prendere il volo, e i gemelli del gol portano alla società tanti trofei, arrivando nel 1993 a vincere il campionato Allievi Nazionali insieme. La sfortuna poi ha voluto che il giovane attaccante nel momento migliore e con la sempre più probabile possibilità di passare in prima squadra. Per Daniele non c'è spazio in prima squadra e all'età di 18 anni sta per essere girato in prestito in Serie C, ma in una gara con la Roma a Norcia contro il Palermo subisce un infortunio importante, finisce con il piede in una buca e il suo ginocchio si gira e comporta la rottura del legamento crociato della gamba. Gli dicono che è un infortunio comune nel calcio, e Daniele e speranzoso di ritornare in campo il prima possibile. Passa un anno e mezzo dall'infortunio, ma il ginocchio fa ancora male. Poco dopo in una visita si scopre che l'operazione era stata sbagliata, una vite messa male e che il sogno da calciatore si poteva considerare concluso. In quel momento il ragazzo si chiude in se stesso e passa giornate in depressione, che grazie alla famiglia e ai parenti riesce a superare dopo poco. Oggi Daniele Rossi è un allenatore di calcio, per le categorie minori tra i pulcini e le giovanili.

Il secondo nome che poteva essere ma non è stato, è quello di Marco Caterini. Nato a Roma il 14 Aprile 1977, entra nelle giovanili della Roma fin dalla tenera età, è un portiere, e nel breve tempo si dimostra molto bravo, entra nelle nazionali Under 15 all'età di 15 anni ed è il titolare con alle spalle un certo Gianluigi Buffon. Più va avanti e più il suo nome finisce sulla bocca di tutti, con la Roma va bene, ma in Nazionale Under 16 esplode in modo definitivo, con la finale, persa, a Wembley contro la Polonia, in quella nazionale c'era anche Francesco Totti. Un piccolo infortunio lo tiene fuori un paio di partite, e proprio in quel momento esplode Gigi Buffon che gli toglie il posto da titolare in nazionale. Marco è un portiere stratosferico e pian piano torna ad altissimi livelli, giudicandosi da solo con un "Da i 0 ai 15 anni sono stato il portiere più forte d'Italia". La Roma però non è dello stesso avviso, e non gli rinnova il contratto, e Caterini deve trovarsi una nuova destinazione, il Tricase, Puglia, gli offre un contratto in Serie D a 300 mila Lire al mese, ma lui si rifuta e si trova senza squadra. Per lui non ci saranno più riflettori, scendendo di categoria, fino ad arrivare alla Serie D, ma non riuscendo più a tornare a grandissimi livelli. La Roma di Zeman nel 1997 gioca un'amichevole contro il Fiumicino, squadra dove Caterini è il portiere, e lo stesso di toglie la soddisfazione di parare un rigore a Paulo Sergio, fissando il risultato sull'1-1 finale. La sua carriera poteva essere importante, ma quel breve infortunio gli costò e non poco.

Il terzo ed ultimo che non ce l'ha fatta è Andrea Giulii Capponi. Nato a Roma il 30 ottobre 1977. E' u portiere di grandissime ambizioni, fa tutta la trafila delle giovanili, e nel 1995 diviene il portiere titolare della nazionale Under 17,  con la quale porta a casa il Torneo Internazionale di Monthey giocando con giovani come Andrea Pirlo e Nicola Ventola, mentre nella Roma è il secondo di Marco Caterini e si trova davanti a Marco Storari, che però decide di andare via, per cercare fortuna altrove, e la ebbe. Nello stesso anno, 1995, Carlo Mazzone, allenatore della prima squadra, lo convoca come vice di Fabrizio Lorieri, per la partita di addio di un campione del Real Madrid, tale Emilio Butragueno, per lui un'emozione unica, tanto da ricordare anni dopo "...Ricordo che era uno stadio gigantesco, con poche persone. Rinetrammo nello spogliatoio e al ritorno in campo c'erano novantamila persone". Per Capponi era un momento d'oro, non scese in campo contro quel Real Madrid, ma quando Lorieri per uno scontro rimese in terra, venne chiamato a scaldarsi e non gli sembrava vero potesse accadere. Mazzone lo richiama di nuovo per la preparazione estiva in Trentino, sembrava un segno del destino che dovesse prima o poi far parte in pianta stabile della Roma del sor Carletto. I diciotto anni sono vicini, e arrivare in prima squadra è davvero un sogno per Capponi, tanti campioni in quella squadra: Balbo, capitan Giannini, Daniel Fonseca, mentre Lorieri era andato via e al suo posto c'era Giovanni Cervone, e come secondo Giorgio Sterchele, ma l'essere presente era già una grande emozione. Ma da li a poco qualcosa cambierà...Capponi però si scontra contro le ristrezioni ferree del tecnico, ma sembra fregarsene, viene pizzicato fuori dal centro sportivo in compagnia di una ragazza, e spesso ritarda agli allenamenti. Il preparatore dei portieri Tancredi lo rimprovera, e da li a poco, Mazzone lo rispedisce alla Primavera, al rientro a Roma, e da li non giocherà più nemmeno nella selezione giovanile. Due anni dopo è costretto a trovarsi una squadra scendendo di categoria arrivando fino ai Dilettanti, perdendosi tra Ladispoli e altre despinazioni. 

Questa è la storia di tre giocatori che giocavano con Francesco Totti e che avrebbero potuto fare una carriera importante, ma per infortuni o per problemi caratteriali si sono trovati da titolari, nazionali in un colpo fuori da tutto e spediti nelle categorie minori dove non sono riusciti più a risalire.