La Juve dopo il colpo del secolo (CR7) e la consueta beneficienza annuale (Bonucci per Higuain e Cadara) ha di fatto terminato i botti pirotecnici ed è concentrata su operazioni minori. Ancora una volta si nota la difficoltà della dirigenza bianconera a vendere bene e/o piazzare gli esuberi, a meno che non lo faccia direttamente un procuratore per loro (vedasi Raiola per Pogba). I prestiti con ricompra, a meno di clamorosi sviluppi (ovvero se dopo un anno si rivelano top o flop), sono affari più per chi li riceve che per chi ne vanta il controllo del cartellino. Più che altro servono alla Juve per il bilancio nell’immediato e alle “beneficiarie” per il presente, assicurandosi le prestazioni sportive di un profilo di qualità, e soprattutto per il futuro, quando andranno a generare un sicuro guadagno. Prendiamo ad esempio Mandragora, l’Udinese lo acquista a titolo definitivo per 20 milioni pagabili in 4 esercizi (quindi ne paga 5 o giù di lì) e la Juve dopo un anno lo può riportare a casa per 26 milioni in due esercizi. Di conseguenza è facile immaginare come la Juve si presenti fra un anno e riconosca all’Udinese 5,75 mln, ovvero i 5 milioni sborsati dai friulani più la metà del premio di valorizzazione che dovrà riconoscere in due esercizi (0,75 mln), proporzionato a quanto ricevuto fino a quel momento dall’Udinese (5:6,5 = 20:26). E se ai più i numeri sembrano ostici o piuttosto noiosi è proprio questa la forza di Marotta “il contabile”, più a suo agio in queste dinamiche che nel trattare con l’entourage di un campione. Tuttavia, al di là dei conti utili agli esperti della plusvalenza, fa specie l'incapacità cronica della Juve di investire sul centrocampo, ovvero il fulcro di ogni squadra che si rispetti. Al netto di Pjanic (che comunque sarebbe partito con l'offerta giusta) il centrocampo juventino è composto perlopiù da giocatori dai piedi ruvidi che contribuiscono ad una manovra lenta e piuttosto prevedibile (leggasi gioco bruttino), più vicino alle peculiarità di una provinciale che a un top club europeo. Ma anche questo è esattamente il modus operandi di Allegri dove difesa e centrocampo agiscono all’unisono (e in fase di contenimento) e l’attacco ha il compito di costruire e finalizzare (ma solo fino al vantaggio). Dispiace, perché se queste sono le premesse nemmeno il fenomeno CR7 potrà invertire la marcia dei rimpianti europei, e forse è anche questo il motivo (o uno dei motivi) per cui Perez si priva di Ronaldo e no di Modric.