Il celebre gesto di Cristiano Ronaldo dopo Juventus-Atletico Madrid è stato sanzionato con una multa da 20mila euro. L’Uefa ha deciso di considerarlo alla stregua di quanto manifestato da Simeone durante la gara di andata del medesimo ottavo di finale di Champions League. In effetti, le differenze tra i due comportamenti esistono in quanto quello del campione bianconero è più palese e rivolto al settore di stadio dedicato ai tifosi avversari, mentre il Cholo è stato più contenuto ed era girato verso la tribuna amica.

Occorre anche ammettere, però, come il portoghese sia stato sovente infastidito e bersagliato dai supporter dei Colchoneros. Questo fatto può essere sicuramente considerato come attenuante nei suoi confronti. La sua esultanza è stata uno sfogo dopo una grande prestazione, in un momento di massima euforia di tutto lo stadio. Tale concetto è stato espresso anche da rappresentanti bianconeri come Allegri ed Emre Can. Insomma, la sanzione pecuniaria forse potrebbe considerarsi misera nella quantità, ma è apparsa corretta nella tipologia.

Detto questo, lungi dal volere ergersi a giudice e commentare una sentenza dell’Uefa emessa da un organo competente che avrà sicuramente esaminato, valutato ogni singolo dettaglio della situazione. Quanto deciso dall’ente principale del calcio continentale è certamente corretto. Occorre, però, che si fermi subito una pericolosa deriva. E’ chiaro che la sanzione con la quale si sta punendo questo tipo di rito tribale è veramente leggera. Sembra strano e assurdo affermarlo, ma per un calciatore di buon livello, la somma di 20mila euro è realmente irrisoria. Diventa, quindi, scontato il pericolo di deriva.

Ora, però, ci si può considerare stanchi. Dopo aver assistito per ben 2 volte a quello che è divenuto celebre come il “gesto de los huevos” si è sufficientemente soddisfatti e appagati. Abbiamo capito: siete uomini con gli attributi. In nome di un minimo di contegno e decoro, si può dire che è ora di fermarsi qui.

Tutto questo consente, comunque, di analizzare situazioni che hanno sicuramente un eco e un’importanza superiore rispetto a un singolo gesto fine a se stesso e certamente non pericoloso. Chiunque si reca in uno stadio durante una partita di calcio assiste, ahimè, a improperi e scene molto meno edificanti di quelle di Simeone e Ronaldo. Occorre partire da qui. Adesso basta. Il teatro della partita di pallone non può essere considerato come il luogo in cui si sfogano le più recondite rabbie. Il calcio non è la discarica delle emozioni. Sovente traspare il messaggio per cui lo stadio sarebbe un luogo nel quale il confine del quotidiano pudore diviene più labile e ci si può lasciare andare a comportamenti che in qualsiasi altro posto civilizzato sarebbero considerati assolutamente intollerabili. Non può essere così.

Allora, si sa che il nostro amato pallone è uno sport di contatto. Uno degli aspetti più divertenti di questo magnifico gioco è proprio la vigoria e la forza che veicola un particolare tipo di emozioni positive. Da qui, lo sfottò all’avversario, i cori delle curve, le imprecazioni dei tifosi. Insomma, tutto è lecito. Nessuno chiede di recarsi allo stadio con l’intento di mantenere quell’aplomb che si avrebbe alla “Scala” o che terrebbe il nobile londinese mentre si accinge a sorseggiare il tea delle 5 p.m... Tutto, però, ha un contegno, una misura e un limite che non può essere tracimato.

Ora, a memoria di chi scrive, Cristiano Ronaldo non è mai stato autore di simili gesti volgari durante una partita di calcio e si continua a credere che realmente si sia trattato di uno sfogo. Non è dato sapere quale sia il tipo di istigazione ricevuta, ma è ora di finirla. E’ vero che si parla di calciatori strapagati che quando accettano un determinato ruolo sanno che potrebbero affrontare situazioni di un certo tipo. Rimangono, però, uomini.

Uomini significa persone che vivono emozioni e sentimenti come i nostri. Piangono, ridono, soffrono e gioiscono come qualsiasi altro individuo che vive sul globo terracqueo. Non sono robot. Non sono macchine costruite da qualche scienziato in strani laboratori. Sono esseri dotati di anima, cuore e intelligenza. Come tali devono essere trattati dentro e fuori dal campo.

Naturalmente, il discorso non si limita a quanto accaduto tra Ronaldo e i tifosi dei Colchoneros, ma è più generale. E’ valido per tutti gli stadi, per “campetti di periferia” e per il mondo del calcio nella sua globalità.

Si pensi agli orrendi ululati di cui tanto si è discusso nel periodo natalizio o ciò a cui si assiste, purtroppo, sovente nelle categorie inferiori. Insomma, senza considerare la responsabilità oggettiva che è norma alquanto bizzarra, sarebbero necessarie sanzioni più severe per il singolo che si rende protagonista di certi comportamenti.

Un appunto vale anche per i media che hanno un ruolo fondamentale all’interno di questo fantastico sport. E’ così: il calcio esiste grazie a essi. E’ una realtà incontrovertibile. Allora, senza limitare la libertà di stampa che è una delle principali conquiste del mondo attuale, prima di porre alla berlina un uomo, o un ragazzo, si pensi e si rifletta tante volte su quanto si pubblica perché si ha sempre a che fare con persone dotate di sentimento. Ritorna alla mente Cristiano Ronaldo. Si osservi il famoso “caso Mayorga” che, a volte, viene considerato alla stregua di un qualsiasi fatto di cronaca che riguarda la vita del portoghese. Non è così. Certi argomenti devono essere trattati con i famosi “guanti di seta”, non con banalità.