E' una sconfitta per tutti la cessione di Cristiano Ronaldo al Manchester United da parte della Juventus. Pessima gestione della vicenda da parte della Juventus, che è sembrata quasi sottomessa a Cristiano Ronaldo e ne ha assecondato i capricci, poichè, nonostante la trattative fosse ancora in essere e non ufficialmente chiusa tra i bianconeri e i red devils,senza i comunicati ufficiali, la Juventus ha accettato che prendesse l'areo e si dirigesse a Manchester sponda United. Figuraccia anche del Manchester City che sembrava vicino al colpo CR7, ma che non sembrava propenso a pagare il cartellino del portoghese. Lo voleva gratis o quasi a quanto sembra. Non è ben chiaro per quale motivo. I calciatori se sono di proprietà vanno pagati. Lo United lo ha fatto beffando i cugini ed è tornato ad avere tra le sue fila CR7, che già aveva militato nello United dal 2003 al 2009. I red devils sborsano 25 mln circa per il cartellino del fuoriclasse portoghese e altri 25 mln di euro netti più bonus a lui come ingaggio per un biennale. Il City gli offriva un contratto annuale.

Queste operazioni si fanno a inizio mercato e non alla fine. La Juventus si libera comunque di un ingaggio di 31 mln netti e di un calciatore che non si è ripagato con le magliette vendute come si diceva all'inizio e che per quanto sia un fuoriclasse assoluto e ha fatto bene nella Juventus ma a livello di risultati ha vinto tanto quanto Matri e Vucinic, cioè scudetti, coppe italia e supercoppa  italiana ma non ha vinto la Champions, per il quale è stato preso. Per cui è stata una operazione che non ha portato i risultati sperati. Si può parlare anche di fallimento. Lo United si impegna  in una operazione molto onerosa per un classe 1985, ma che può essere tranquillamente sostenuta dai Red Devils.

Anche Cristiano Ronaldo fa una figuraccia, e non solo per aver scritto nel suo post di addio su Instagram ai tifosi della Juventus grazzie con due z e tiffosi con due f. Poteva in primis chiedere la cessione a inizio mercato, in modo da dare alla Juventus la possibilità di cederlo meglio, magari anche cercando un asta per incassare di più, e al tempo stesso i bianconeri avrebbero avuto più tempo per cercare di sostituirlo nel migliore dei modi. Cristiano Ronaldo è un professionista e non può di certo, come è sembrato, quasi voler scappare dalla Juventus. La Juventus doveva avere polso di ferro. Assecondando Cristiano Ronaldo ha perso potere contrattuale.
La Serie A perde così uno dei suoi protagonisti principali, così come è stato per Lukaku che l'Inter ha ceduto al Chelsea e anche Gigio Donnarumma e Hakimi, passati al Psg rispettivamente da  Milan e Inter. Allora viene da chiedersi, cosa sta diventando la Serie A? Da milanista senza Cr7 so che la Juve sulla carta si indebolisce, per cui dovrei essere soddisfatto, ma poi vedo sempre i campioni lasciare la nostra Serie A e capisco che per tutto il movimento resta una grande sconfitta e una grande perdita di attrattiva.

La Serie A, ahimè, è diventato un campionato minore.  Non è più una meta di arrivo ma solo un tramplino di lancio per leghe migliori. Negli anni '90, anche i primi anni 2000 i migliori calciatori venivano in A. I migliori top player erano in forza alle nostre squadre. Nel 2003 Milan e Juventus si affrontarono addirittura  in una finale di Champions che vide i rossoneri trionfare ai rigori, e adesso ci ritroviamo a viverci un campionato modesto e a fare le comparse in Europa con i nostri club.
I calciatori italiani restavano in Serie A. Io ho vissuto l'epoca delle sette sorelle (Milan, Juventus, Inter, Roma, Lazio, Parma e Fiorentina) che erano tutte di alto livello e davano vita ad una competizione nazionale che era tra le più importanti a livello mondiale. Ricordo i Roberto Baggio, i Franco Baresi, i Paolo Maldini, Alessandro Nesta, Bobo Vieri, Filippo Inzaghi, Alessandro Del Piero, Francesco Totti, Andrea Pirlo, Fabio Cannavaro, Gennaro Gattuso, Roberto Mancini, Gianluca Vialli e davvero tanti altri, e ricordo perfettamente che qui sbarcavano i Ronaldo il fenomeno, i Gabriel Omar Batistuta, i Zidane, i Rivaldo, Ronaldinho Crespo, Rui Costa, Kakà, Shevchenko, Lilian Thuram, Stam, Seedorf e così via, gente che voleva la Serie A, i migliori stranieri ed erano qui, nelle nostre squadre. C'erano pochi italiani all'estero e ricordo che il Corriere dello Sport faceva le pagelle dei calciatori italiani all'estero. E a parte quando andavano al Chelsea, che ha nel suo dna e nelle sue abitudine, quella di avere calciatori italiani nel proprio organico spesso e volentieri, c'erano pochi che andavano all'estero e militavano in club esteri. Difatti sul Corriere era un trafiletto a bordo pagina quello delle pagelle dei calciatori italiani che militavano all'estero. Ora si è perso il conto.

E di chi è la colpa? Sicuramente se il calcio italiano e la nostra Serie A e non solo, si è livellato così verso il basso, la colpa è del fatto che anche per demeriti della burocrazia italica non si è stati capaci di dotare le squadre di calcio di impianti polifunzionali di proprietà. Lo stadio di proprietà, anche a livello di immagine, sarebbe una mano santa per i club italiani. Bisogna imitare il modello inglese, capace non solo di avere club con stadi di proprietà moderni e all'avanguardia, ma anche di avere ricavi esorbitanti dalla cessione dei diritti Tv delle proprie competizioni. Il campionato inglese è il più seguito al mondo e molti magnati investono nelle squadre inglesi.  Noi non attiriamo grossi investitori che vogliono investire in maniera importante nei nostri club.

Nonostante questo ci dimostriamo comunque ancora tra i migliori anche non lavorando nelle migliori condizioni. L'Italia ha vinto gli europei e a parte quattro calciatori, la quasi totalità degli azzurri che hanno trionfato giocavano in Serie A. Questo significa che comunque riusciamo a mantenerci competitivi nonostante le squadre investano veramente poco in sede di calciomercato. E abbiamo i migliori allenatori al mondo, e alcuni di essi allenano top club stranieri.

Noi italiani, in Italia, da sempre dimostriamo di saper fare calcio, nonostante tutte le limitazioni, i pochi soldi e una politica che con la sua burocrazia lenta non aiuta la crescita del movimento calcistico italiano e non attira grossi magnati pronti ad investire nei nostri club. E nemmeno quelli nostrani, i nostri pochi magnati italiani rimasti, che non sembrano attirati per nulla dal calcio e dall'investire in esso.

Il peso economico del sistema calcio in Italia, trainata dalla passione di noi tifosi, genera 4,7 mld di euro  e cresce sempre più avvicinandosi quasi ai 5 mld di euro e 1,2 mld circa vanno al fisco italiano. In Italia siamo circa 60 mln e 32,4 milioni di persone seguono il calcio italiano. 4, 6 mln praticano il calcio con 1,4 milioni di tesserati per la Figc. A livello globale il calcio italiano genera 2,3 mld di spettatori. Il 12% del pil (prodotto interno lordo) del calcio mondiale viene prodotto in Italia. 0,19% circa del Pil italiano. E se si considerano le attività di contorno, ovvero trasporti, ristorazione, bar, i club , gente che va allo stadio e così via, tutto ciò che è trainato o che ha il calcio in sottofondo o come evento all'interno di una attività, il calcio genera 15 mld di euro circa. 

Tutta questa passione, tutto questo guadagno che porta al fisco italiano e alle casse dello Stato, non merita forse che il calcio italiano venga valorizzato di più? Non meritiamo di avere un campionato top, come eravano negli anni 90 inizio 2000? Nonostante tutto la passione degli italiani per il calcio cresce, anche nei confronti di quello femminile. Lo stato può valorizzare il sistema calcio italiano. Il modello inglese è quello da seguire.