Quando due squadre di Serie A, soprattutto se storiche, si incontrano trovare aneddoti da raccontare non è esattamente un’impresa titanica, ma negli ultimi anni la storia tra Roma e Torino, avversarie domenica all’Olimpico è stata particolarmente accesa e interessante. 

Viene semplice citare Ivan Juric e Andrea Belotti, entrambi a più riprese accostati alla Roma negli ultimi anni ed entrambi finiti su altre strade. All’allenatore croato i giallorossi hanno preferito Mourinho, andando quindi su un profilo più esperto e di caratura internazionale, mentre il centravanti ex-Palermo è stato prima sedotto e poi abbandonato in sede di mercato a favore di Tammy Abraham.  
A proposito di centravanti, alla ricerca del più tipico dei gol dell’ex c’è sicuramente Antonio Sanabria. Il nazionale paraguayano è arrivato in Italia per la prima volta proprio grazie alla Roma, voluto fortemente dall’allora DS Sabatini e girato subito in prestito al Sassuolo, dove a dir la verità giocò molto poco. Di lui nella capitale si parlava come di un grosso talento strappato con convinzione alla cantera del Barcellona, e le aspettative erano piuttosto alte. Alla fine a dir la verità il segno alla Roma Sanabria non lo ha lasciato, e a parte i milioni spesi l’unico ricordo è un gol molto bello segnato in trasferta a Cagliari. Dopo un paio di prestiti in Spagna a Sporting Gijon e Betis non troppo negativi, ma neanche illuminanti, il nativo di San Lorenzo fu lasciato andare a titolo definitivo. Il suo ritorno in Italia, prima a Genova e poi appunto a Torino dalla scorsa stagione è stato decisamente più positivo, e ora Sanabria è un buon attaccante per quelle che sono le attuali ambizioni dei granata. 

A legare la Roma, Sabatini e il Torino c’è però un altro centravanti, la cui storia è decisamente particolare. L’attaccante in questione in realtà non gioca in una delle due squadre citate, né tantomeno nel nostro campionato. Il suo posto è in Spagna, all’Elche, e il nome cui risponde è quello di Lucas Boyé. Nell’estate del 2016 Boyé arrivò al Torino dopo essersi svincolato dal River Plate. Di lui si parlava un gran bene, del resto in pochi sono in grado di unire il suo fisico da tanque a una tecnica raffinata e un buon fiuto del gol. Nella stessa estate Walter Sabatini si dimise dal ruolo di direttore sportivo della Roma, additando come una delle motivazioni il rimpianto per il mancato acquisto di un misterioso calciatore.
Il calciatore in questione? Ovviamente Lucas Boyé, come intuito dalla stampa romana poco dopo e poi confermato dallo stesso Sabatini. 
La prima, e purtroppo una delle poche, grande prestazione di Boyé con il Torino arrivò proprio in una vittoria contro la Roma. Quel giorno il gol della bandiera per i capitolini lo segnò Francesco Totti, e quella sarebbe rimasta la sua ultima marcatura in Serie A. Ironia della sorte, sempre contro i granata, ma nella stagione precedente, Totti mise a segno anche la sua ultima doppietta, ribaltando in una manciata di minuti il momentaneo 2-1 del Toro. Tornando a Boyé, di lì in poi fece fatica, non riuscendo ad imporsi nonostante gli sprazzi di classe e finendo per girare l’Europa in prestito. Prima il Celta Vigo, poi Reading e AEK Atene senza lasciare traccia. Finalmente all’Elche pare aver trovato la sua dimensione e chissà che non riesca a consacrarsi, del resto l’età (25 anni) è ancora dalla sua. 

Per la Roma affrontare l’addio di una figura così ingombrante e allo stesso tempo capace come quella di Sabatini non è stato semplice. A lui sono succeduti personaggi arrivati anche con un certo curriculum e accolti con entusiasmo, ma il cui operato non sempre è stato positivo. Del resto nella vecchia Roma di proprietà a stelle e strisce le teste pensanti erano parecchie e anche gestire un iter operativo così laborioso diventa un compito e una responsabilità non semplice da gestire. Tra i nomi principali ricordiamo quello di Monchi, arrivato come salvatore della patria da Siviglia e andato via tra polemiche e contestazioni per alcune operazioni poco fortunate (si vedano Nzonzi e Pastore, ora compagno di Boyé proprio all’Elche). Soprattutto ricordiamo Petrachi. Direttore sportivo del Torino per ben 10 anni, il dirigente salentino si è costruito una carriera e una reputazione sotto la Mole, fino ad arrivare alla chiamata della Roma. Un’occasione ovviamente troppo ghiotta per lui, ma l’addio con la società di Cairo non è stato di certo amichevole. L’accusa del presidente torinista era quella di essersi accordato con la Roma quando ancora agli ordini del Torino, tanto che i giallorossi successivamente dovettero desistere da qualsiasi prova di interessamento per i giocatori granata (in particolare Nicholas Nkoulou) per la reticenza mostrata da Cairo nell’intrattenere qualunque tipo di conversazione a riguardo. 

L’avventura di Petrachi con la Roma, anch’essa contraddistinta da alti e bassi, ma comunque responsabile dell’aver portato in giallorosso alcuni dei punti fermi attuali, si concluse dopo una dura litigata con l’allora presidente James Pallotta. Un destino quasi inevitabile visto il carattere particolarmente fumantino dei due protagonisti. 
Chissà quali altre storie invece sono pronte a regalarci ancora Roma e Torino, tra cui sicuramente si prospetta una gara avvincente sul campo, ma che anche fuori negli ultimi tempi non ci hanno certo risparmiato lo spettacolo.