Mercoledì 24/6 si è giocato in un Olimpico deserto Roma-Sampdoria una partita per tanti aspetti dal sapore particolare per la tifoseria giallorossa.

Notte tricolore 
Il 24/6/2001, esattamente 19 anni fa, la città capitolina rendeva il suo giusto tributo al terzo scudetto targato Fabio Capello-Franco Sensi. La festa del Circo Massimo richiamò circa un milione di tifosi che si riversavano in quel lago scavato tra l’Aventino e il Palatino, ad osannare campioni dal calibro di Totti, Batistuta, Montella, Cafu, Samuel, per non citarli tutti. Cantando tutta la notte sulle note di Antonello Venditti e ammirando le forme di Sabrina Ferilli, che si presentò sul palco con un bikini mozzafiato, avvolta da una bandiera giallorossa.
Quella Roma avrebbe dovuto aprire un ciclo che poi non avvenne, benché sia rimasta ai vertici del calcio che conta per un lungo periodo di tempo. Fino a quando il presidente Sensi per forza di cose non è stato costretto a mollare, sia per le sue condizioni di salute, ma anche perché nella Roma aveva investito oltre al cuore pure il suo patrimonio personale. Cosa impossibile da pensare oggi nell’attuale società di Trigoria. 

L’avversario e il suo Allenatore
Il 25/04/2010 a 3 giornate dal termine la Roma della presidentessa Rossella Sensi perde in casa con la Sampdoria per 1-2 fallendo l’obiettivo di scavalcare l’Inter in classifica, mettendo fine al sogno del quarto tricolore. Quella fu l’ultima volta che ci andò così tanto vicino. I capitolini passarono in vantaggio con Totti, ma poi il match fu ribaltato dalla doppietta di Pazzini e salvato dalle parate del portiere Storari, in risposta al forcing romanista. L’allenatore di quella Roma era Claudio Ranieri che oggi siede proprio sulla panchina blucerchiata. Romano e romanista, il papà aveva una macelleria a Testaccio, non ha mai nascosto la sua fede e anni dopo andrà realizzare il desiderio dei supporter del Leicester quando il suo ormai si era già infranto in quella maledetta notte di aprile.

La Roma di oggi
Finita l’era Sensi, nel 2011 arrivano gli “Americani”, facendo eco ad un famoso film di un altro romanista doc, Alberto Sordi. Dopo un breve interregno di Thomas DiBenedetto si fa largo James Pallotta, già nel giro del consiglio di amministrazione, e in poco tempo riesce ad ottenere il controllo totale della squadra della Capitale. Nella sua gestione fino ad ora l’unico trofeo vinto è un bonsai, conquistato nel torneo estivo con il Real Madrid allo stadio Olimpico. E’ stato un continuo susseguirsi di allenatori 7 in otto anni, Ranieri compreso. I giocatori vengono e vanno in una facilità disarmante senza seguire un progetto preciso volto a favorire il bene della maglia. Alcuni hanno rappresentato un vero e proprio affare per le casse societarie vedasi Salah, Allison, Lamela, Marquinhos, giusto per citarne qualcuno e altri invece sono stati sopravvalutati e pagati a peso d’oro in maniera confusionaria senza senso come Schick, Iturbe o Bruno Peres. Ma diversi sono anche i direttori sportivi passati sotto il Cupolone da Sabatini a Petrachi non scordandoci il disastroso Monchi. Su tutti ha sempre aleggiato la presenza ingombrante di Baldini consulente principale di Pallotta. L’ultimo a scendere dalla nave è stato l’ex Torino, sentitosi preso in giro dal presidente, perché il progetto iniziale per cui fu ingaggiato è andato a farsi benedire subendo un drastico ridimensionamento. Nel calcio di oggi dove conta solo il Dio Denaro ci sono persone che credono ancora nei proprie valori: Gianluca Petrachi. Così pronti via ecco subito il suo sostituto: Morgan De Sanctis, uomo società, ex portiere giallorosso, inviso alla tifoseria perché dopo una furibonda contestazione alla squadra anni orsono, collaborò con la Digos per rintracciare i presunti responsabili. Ma in realtà il dirigente abruzzese è solo una testa di legno, sotto la sapiente regia di Franco Baldini, l’uomo ombra di Trigoria.
Pallotta ha provato a mettere in vendita la società dopo il naufragare del suo unico vero progetto, quello per cui ne ha scalato i vertici, ovvero la costruzione di un nuovo stadio da vero business man, ma ormai piena di debiti i possibili acquirenti pian piano si sono tutti defilati.
Ora per i tifosi il futuro si fa sempre più nero. L’anno prossimo vedranno partire molti dei loro big i più indiziati sono i sacrificabili: Under e Kluivert, mentre per i gioiellini Zaniolo e Pellegrini la sensazione è che la cosa sia solo rimandata alle prossime stagioni se questa proprietà ne rimarrà al timone. Ai ragazzi della Curva Sud in vista di tempi cupi non resta che srotolare le sciarpe e abbandonarsi a un nostalgico coro degli anni '80 “Che Sarà... Sarà …” con la speranza che arrivi un nuovo Dino Viola a risollevare le sorti dei lupi.

La partita
Ora passiamo al calcio giocato. Se sulla capitale il cielo è nuvoloso anche su quello doriano non splende di certo il sole. I blucerchiati con l’acqua alla gola si ritrovano ad un solo punto di distacco dalla retrocessione. La Roma ripropone il suo consueto 4-3-2-1 con diverse novità: Mirante tra i pali, il giovane Ibanez in coppia con Smalling in difesa, per le non perfette condizioni di Mancini e Pastore al centro nei tre dietro Dzeko. La Sampdoria risponde con un inedito 5-4-1 dove Augello viene preferito a Murru e Gabbiadini unica punta supportato dalle incursioni di Thorsby e Jankto. Dopo il minuto di raccoglimento per le vittime del Covid, colpisce nella Tribuna Tevere uno striscione dedicato alla scomparsa di Pierino Prati gloriosa punta giallorossa degli anni '70. La Roma parte subito forte ma Audero risponde bene al centravanti bosniaco per ben due volte: prima su un colpo di testa e poi deviando sul palo un tiro indirizzato all’angolino basso, completa l’opera opponendosi ad uno slalom ubriacante in area ligure di Pastore. Ma all’undicesimo è la Sampdoria a passare in vantaggio su un disastroso disimpegno di Diawara ne approfitta Gabbiani che supera Mirante e batte a rete. La partita resta vivace con i giallorossi alla ricerca del pareggio e i doriani che approfittano degli spazi lasciati, l’attaccante numero 23 e il norvegese Thorsby sono tra i più vivaci. Si va negli spogliatoi sullo 0-1 per gli ospiti. Le ostilità riprendono proprio come erano terminate, la Roma a macinare gioco e la Sampdoria a fare un pressing asfissiante ogni qual volta che i capitolini superano la propria metà campo, cercando di spegnere ogni loro iniziativa. Ma alla mezz’ora dopo una girandola di cambi, su un cross del subentrato Pellegrini, Dzeko al volo in coordinazione perfetta insacca sotto il sette: 1-1. I ragazzi di Fonseca non si fermano vogliono i tre punti e la loro velocità mette in crisi la pressione più debole dei liguri. Sale in cattedra Kolarov, una sua punizione colpisce il palo sinistro della porta avversaria. Nel frattempo i blucerchiati riescono a riorganizzarsi e l’ingresso in campo nei capitolini di Under per Carlos Perez non da gli effetti sperati. Ma a 5 minuti dal termine ancora Dzeko che raccoglie in area nemica un rilancio di Cristante e tutto solo con un piatto destro in movimento colpisce l’incolpevole Audero. 2-1 e 104 goal per il bosniaco che raggiunge un altra bandiera romanista “Piedone” Manfredini. Dopo tre minuti di recupero l’arbitro Calvarese fischia il game over. Lasciando la Sampdoria nelle sabbie mobili della retrocessione, mentre la Roma mantiene accesa quella piccola fiammella di qualificazione alla Champions League.