L'antefatto:

La Roma tra le prime quattro d'Europa, questo era il verdetto del campo a fine aprile quando gli uomini del tecnico abruzzese sbaragliando tutti i pronostici, eliminavano un Barcellona dimesso e frastornato. Da li a poco inoltre sarebbe uscito un interessante articolo che raccontava di come la società americana fosse quarta anche in fatto di plusvalenze, praticamente un successone. L'articolo riassumeva grosso modo che durante la gestione Sabatini la Roma in cinque anni riusci a realizzare una cifra di plusvalenze complessiva pari a 177,8 milioni di euro, movimentando oltre 100 calciatori tra entrate e uscite. Discorso simile quello legato al direttore Monchi che dal suo arrivo fino all'ultima sessione di mercato invernale ha portato nelle casse giallorosse ben 115 milioni di euro, tra acquisti e cessioni.

Ottima gestione societaria quindi, tetto ingaggi abbassato, parco calciatori rivalutato, e piazzamenti (negli ultimi anni) sempre di livello, ma qui arriva il bello, si perchè al tifoso si sa dei conti importa fino ad un certo punto. Zero trofei, questo recita il palmarès americano e tante troppe dolorose cessioni.

La strategia è chiara, vendere per rimanere competitivi, ma fino a quando durerà la pazienza dei tifosi?. Ad oggi si respira ancora un aria benevola verso questa società ma se anche quest'anno non si aggiungerà un trofeo nella bacheca allora forse si dovrà rivedere il giudizio positivo che fin qui ha accompagnato Mr Pallotta.

 

Capitolo mercato: 

Tante scommesse, tanti talenti saranno pronti subito per poter vincere?. Iniziamo da Cristante, ottimo centrocampista con il fiuto del gol (ben 12 lo scorso anno) ma anche Gagliardini e Kessie bravi a Bergamo fuori dai schemi del Gasp hanno poi faticato nelle milanesi. Kluivert, fresca promessa dell'Ajax, 19 anni e tanta voglia di mettersi in mostra riuscirà nel primo anno in serie A ad imporsi? stesso discorso vale per Coric. Tralasciando il buon Ivan Marcano e gli "interisti" Zaniolo e Santon passiamo all'argomento più spinoso, Pastore. L'argentino si sa è un artista, possiede quel piede e la visione che mancava tanto al centrocampo della Roma lo scorso anno, sicuramente un grande acquisto, peccato che sarà sempre confrontato con il rendimento che avrebbe potuto dare il Ninja de noartri ceduto in maniera frettolosa ad una diretta concorrente. Di fatto però il mercato non finisce qui, infatti le voci dei ben informati danno Berardi e Zyech vicini e Florenzi ed Alisson lontani, quindi anche se da Trigoria smentiscono in realtà si sta operando l'ennesima rivoluzione con il beneplacito di Di Francesco.

 

L'ideologia classica del tifoso e la spaccatura:

La tifoseria è divisa e non è un modo di dire per destabilizzare l'ambiente ma un dato di fatto. Partiamo comunque dai numeri che vedono un aumento degli abbonati e quindi del consenso giallorosso nei confronti della società che nel frattempo è cresciuta anche a livello di marketing; è vero anche però che a confronto del potenziale numero di tifosi che avrebbero potuto abbonarsi il risultato appare meschino, Roma ha conosciuto sicuramente momenti migliori (complici anche i prezzi), basta consultare qualche statistica.

La divisione netta si avverte per strada, nelle radio e ovviamente nei social, qui ci sono due correnti di pensiero: la prima è quella della maggioranza, ovvero si segue l'ideologia anni 80 della "La Roma non si discute si ama", si tifa la maglia e non importa chi va e chi viene. La seconda in minoranza è quella più obiettiva e sicuramente più moderna che vede nelle cessioni il limite importante della società, rea di non riuscire ancora a portare a casa qualche trofeo.

Il dibattito è aperto ma lungi dal pensare che sia un fatto tutto romano, tifosi e ambiente sono più o meno uguali dappertutto, basti pensare a ciò che titolavano i giornali spagnoli dopo Roma-Barcellona oppure a ciò che succedeva dopo la disfatta del Manchester di Mourinho nei confronti del nemico giurato Guardiola, ed infine l'arrivo di Allegri a Torino da nuovo allenatore della Juventus, accolto con fischi e cori ironici. Il calcio è questo, prendere o lasciare.