Domenica 20 ottobre 2019.
La Roma si presenta a Genova per affrontare la Sampdoria.
Dopo due settimane di polemiche causate da Roma-Cagliari, la stampa sportiva romana si divide in due filoni di pensiero: da una parte coloro che accusano la squadra di non aver prodotto abbastanza occasioni dall’altra chi imputa all’arbitro la ‘colpa’ del pareggio casalingo. Una sola cosa accomuna le due opinioni, il rammarico e l’impressione di aver sprecato due punti preziosi pur riconoscendo l’elevato valore degli isolani.

Trasferta storicamente ostica per la compagine giallorossa che si ritrova a disputare la sfida con una squadra che ha appena cambiato la guida tecnica sostituendo Di Francesco con Ranieri proprio come aveva deciso di procedere la Roma pochi mesi prima. L’allenatore nato a Testaccio ha molta più esperienza del suo predecessore e oltre a dare un equilibrio tattico alla formazione doriana sembra restituire anche le giuste motivazioni psicologiche ai suoi giocatori.

Oltre ad un avversario tosto, la Roma deve fare i conti anche con i suoi problemi, la lista degli indisponibili è lunga: Pellegrini, Mhkritaryan, Under, Diawara e Dzeko (che è in panchina ma non dovrebbe esserci).

Comincia la gara e dopo soli 8 minuti la squadra capitolina è costretta a sostituire Cristante che fino a quel momento era stato il perno del centrocampo con Pastore che non è esattamente il mediano di interdizione e di corsa adatto al gioco di Fonseca, ma è l’unico giocatore che per caratteristiche tecniche in quel momento può e deve giocare lì.

Sembra che non possa andare peggio di così, ma la legge di Murphy sembra accanirsi sulla Roma, infatti in seguito ad un fallo di Murillo, Kalinic è costretto ad abbandonare il terreno di gioco a causa della rottura della testa del perone.

Entra Edin Dzeko al suo posto che due settimane prima aveva rimediato una doppia frattura allo zigomo e i medici gli hanno assolutamente sconsigliato di giocare ma lui di lasciare la sua squadra in difficoltà non ne vuole sapere e così indossa la sua mascherina ed entra, lotta e combatte con i piedi ma si cautela non andando a saltare e paradossalmente decide di ‘usare la testa’ non utilizzandola.
Inoltre poco prima della fine, Kluivert viene espulso a causa di una fiscalissima doppia ammonizione che lo costringerà a saltare il match casalingo con il Milan, come se non bastassero le già numerose assenze previste.

La Roma crea poco, ma concede ancora meno e così la gara termina a reti bianche, dando adito ai soliti mugugni sulla sterilità offensiva della rosa.

Non c’è neanche il tempo di disperarsi poiché giovedì bisogna ospitare la capolista della bundesliga, ovvero il Borussia Monchengladbach. Squadra preparatissima sul piano tattico ma soprattutto atletico e con una grande ‘fame’ di risultati europei visto il solo punto raccolto nelle prime due giornate di Europa League.
La novità assoluta è la scelta di posizionare Gianluca Mancini a centrocampo, che si rivelerà un ottima scelta, si deve dare merito all’allenatore LUSITANO di ‘fare di necessità virtù’.

La squadra soffre un po’ nei minuti iniziali, ma poi riesce a prendere le misure ai tedeschi e trova il vantaggio con Zaniolo (sul quale si era scatenata una bufera mediatica a causa dei commenti di Mister Capello).

Gli undici di Fonseca si muovono bene, creano tanto ma sprecano troppo, in particolare Florenzi che in questo momento non può vantare una buona condizione fisica sbaglia un goal a ‘tu per tu’ con Sommer.

All’ultimo minuto il Borussia riesce a siglare l’1-1 trasformando un rigore totalmente inventato, tirato fuori dal cilindro di un direttore di gara a di poco fuori forma, forse anche troppo presuntuoso che non vuole neppure consultarsi con i suoi assistenti anche se dispone dell’attenuante che non può essere aiutato dal VAR, poichè non previsto nella fase a gironi della seconda competizione calcistica più importante d’Europa…

72 ore dopo una Roma arrabbiata, delusa ma orgogliosa e consapevole delle proprie capacità, si ritrova ad affrontare il Milan, anche i rossoneri hanno cambiato da poco l’allenatore e hanno un disperato bisogno di risultati. Ma il diavolo in questo caso non può che arrendersi ad una lupa molto più affamata.
La Roma ha giocato questa partita col cuore, lottando su ogni pallone fornendo una prestazione oltre i limiti fisici (dopo i novanta minuti di coppa giocati sotto un incessante diluvio ), perché dove non arrivavano più le gambe arrivava il cuore, un cuore grande ‘mezzo giallo e mezzo rosso’, infuocato da un assordante curva sud che anche dopo il pareggio di Hernandez, non ha mai smesso di incitare i propri ragazzi.

Questo ‘cuore’ si può notare da Dzeko che nonostante la maschera colpisce di testa e segna, da Mancini sempre più leader in un ruolo che non è il suo, da Smalling che non sbaglia un intervento, dai subentrati Antonucci e Cetin che corrono su ogni pallone pieni di grinta, da uno straripante Zaniolo che è sempre più maturo nonostante la verdissima età, non ha alcun timore di ergersi al ruolo di trascinatore. Tutto questo è stato reso possibile dal generale portoghese Paulo Fonseca che avrebbe potuto dare alibi a questa squadra dove sarebbe stato facile arrendersi e utilizzare una politica giustificazionista; la Roma come Cesare nel momento in cui valicò il Rubicone, ha avanzato le truppe senza paura nel momento in cui ci si poteva lasciar andare, sotto la mentalità di ‘alea iacta est’

La Roma tre giorni dopo con un morale alle stelle si presenta ad Udine, dove dopo pochi minuti mette le cose in chiaro, sfruttando il buco difensivo della difesa friulana, un freddissimo Zaniolo solo davanti a Musso non si fa ipnotizzare e segna il suo primo goal in trasferta in serie A siglando Lo 0-1. situazione sembra essere tranquilla fino al minuto 32 dove l’esperto Irrati decide di estromettere dal campo Fazio per un contatto dove è dubbio addirittura il fallo stesso, il nervosismo comincia a serpeggiare sul rettangolo verde anche perché l’episodio non può che rimandare nella testa dei giocatori i torti subiti contro il Bologna, Lecce, Cagliari, Gladbach ecc…
I ragazzi di Fonseca però dimostrano una mentalità da grande squadra, mantenendo i nervi saldi e cominciando a giocare come sanno; inizia la ripresa e dopo sei minuti Smalling insacca da pochi metri, ora la squadra è più tranquilla e si vede, infatti tre minuti più tardi arriva il goal di Kluivert frutto di un azione collettiva che parte dalla fascia sinistra della difesa che senza buttare il pallone, lo fa passare per il centro fino ad arrivare una maestosa progressione centrale palla al piede del ‘flaco’ Pastore che serve Kluivert con uno splendido passaggio filtrante, qui la giovane stella olandese ci mette del suo con un dribbling che può eseguire solo chi possiede un piede dotato di tecnica sopraffina e una conclusione chirurgica che bacia il lato interno del palo e si adagia a rete. quarta rete arriva su calcio di rigore da parte del leader serbo Aleksandar Kolarov.

Una Roma per nulla fortunata, ma molto audace supera così la prima parte di un periodo davvero difficile e ristabilisce la sua posizione tra le prime quattro anche grazie al pareggio tra Napoli e Atalanta; ora arriva la prova del nove proprio contro un Napoli bramoso di riprendersi il quarto posto e la trasferta impegnativa di Parma.

La Roma poteva arrendersi ma non lo ha fatto, nonostante le tantissime difficoltà ora si che si possono e si devono sognare le stelle. E se prima il detto latino ‘alea iacta est’ sembrava descrivere al meglio la situazione , ora quello perfetto è proprio ‘Per aspera ad astra’.

Matteo Di Mango