Quattro gol, tantissimo spettacolo e l'ennesima prova che conferma una sensazione che si ha da tempo: Roma e Inter sono due grandi squadre ma non lo sono abbastanza per definirle ancora "da scudetto". A tratti sono estasianti (in modalità diverse) ma sono troppi i blackout per restare in testa ad un campionato difficile e intricato come questo.
La mia ultima affermazione però va contestualizzata e vanno sottolineate le dovute differenze: nessuno chiede lo scudetto a Fonseca che tutto sommato può ritenersi soddisfatto del pareggio agguantato nel finale, il cammino della Roma resta pazzesco e inaspettato, a questa squadra non gli era concesso il minimo credito eppure ieri alla 17esima giornata si giocava uno spareggio scudetto. Già sarebbe un miracolo ritornare in Champions e in tal senso le basi ci sono, ma guardando la classifica notiamo che la Roma è terza ma è braccata da Juve (-1), Atalanta e Napoli (-3). In tutto ciò c'è un particolare non di poco conto: bianconeri, azzurri e bergamaschi hanno tutte un match in meno, significato? È un campionato talmente infuocato che basta un passo falso per rovinare tutto ciò che di buono si è fatto. Chi invece ha tutto il diritto di mordersi le mani è l'Inter. I nerazzurri in soli 3 giorni hanno cestinato le otto vittorie di fila, il pareggio a Roma non può essere accettato da chi era reduce da una sconfitta contro la Samp. E se Conte guarda alla classifica e al calendario ha di che tremare: il Milan è scappato a +3 e la Juve (che in 3 giorni gli ha mangiato 5 punti) è a - 4 con un match in meno giocato. 
E domenica cosa c'è in programma? INTER-JUVENTUS! Una finale che Conte deve vincere a tutti i costi, una non imposizione avrebbe effetti devastanti per quella che a conti fatti è LA SQUADRA OBBLIGATA A VINCERE QUESTO SCUDETTO! 

L'inizio del match è tutto per l'Inter, Lukaku chiama Pau Lopez al miracolo, 15 minuti di fuoco tutti a tinte neroazzurre. Ma la Roma ha fiammate tecniche poderose tant'è che passa in vantaggio con la "solita" azione diretta da manuale: Veretout strappa letteralmente a Barella il pallone con un intervento eroico e ribalta immediatamente l'azione: palla a Dzeko che appoggia per Mikhitarian ​​​​​​, l'armeno apparecchia la palla sul destro di Pellegrini che la spara da fuori, deviazione di Bastoni decisiva e Roma avanti. L'Inter impiega un po' di tempo per riorganizzarsi, la Roma sembra gestire. Inizia la ripresa e parte il ciclone nerazzurro: come al solito gli uomini di Conte escono alla distanza, prendono in mano le operazioni e iniziano a rullare una Roma che cede alla forza d'urto interista. Vi dirò: dal minuto 45 al minuto 80 ho visto la squadra che davvero dovrebbe mangiare in testa a chiunque, mi ha seriamente spaventato l'impressionante condizione atletica dei Contiani. Il pareggio è merito del famigerato marchio di fabbrica interista: la palla inattiva. Brozovic pannella un angolo sulla testa di Skriniar che trafigge in solitudine Pau Lopez. Il vantaggio però è il manifesto dello strapotere acquisito: Hakimi si apparecchia la palla e spara un missile che spacca la traversa e si insacca in rete.

La Roma è un pugile suonato, nulla lascia presagire ad un suo ritorno ma ci pensa Conte ad aiutare Fonseca. Triplo cambio scellerato a 10' dalla fine: Perisic, Kolarov e Gagliardini rilevano Vidal, Hakimi e Lautaro, la squadra perde in velocità e metri, tutti arroccati a difendere il vantaggio con un 5-4-1 incomprensibile. E come al solito (e giustamente) questa strategia non paga mai: la Roma prende coraggio, ha un ultimo sussulto d'orgoglio e nel pareggio inizia a crederci sul serio, cosa che si verifica a 5' dal termine: Villar pennella sulla testa di Mancini che sovrasta Skriniar e la piazza sull'angolo lontano. Conte si lamenta degli acquisti, il "dimenticatevi l'Inter sul mercato" è l'ennesima uscita fuori luogo di un allenatore che ha una rosa più che adeguata per giocare solo il campionato. Più che altro dovrebbe chiedersi perché Eriksen, Nainggolan e ieri Sensi con lui non hanno attecchito nonostante lo smisurato potenziale. 

L'Inter gioca solo una competizione, ha speso quasi 250 milioni negli ultimi 2 anni per allestire una squadra credibile, ​​​​​​​​​​sopratutto tiene a libro paga il "secondo allenatore più pagato d'Europa" che non solo non ha dato uno straccio di gioco, ma non ha saputo trasferire rabbia al suo collettivo e permeabilità in quanto l'Inter in 17 partite di campionato ha tenuto solo 3 volte la porta inviolata. 
Lo scudetto è un obbligo da centrare a qualsiasi costo e l'ultima occasione per dimostrarlo è battere la Juve domenica! Ma serve il cambio di rotta e serve in fretta...