Nel 1971 i Led Zeppelin pubblicavano il famosissimo colossal rock che prende il nome di Stairway to Heaven: letteralmente tradotto in “Scalinata per il paradiso”. Rodrigo "Lolo" Bentacur la sua personalissima scalinata verso l'Olimpo calcistico la sta provando. Le spalle larghe e il numero 30 in onore di mamma Maria sulla schiena, con lo sguardo rivolto alle stelle.

Rodri nasce a Nueva Helvetia, un dipartimento di Colonia, in Uruguay, dove il Rio de la Plata si impone come unico confine naturale con l'Argentina. Nueva Helvetia accoglie una forte comunità Svizzera e Lolo si ritrova a vivere in una escuela de egeria, a contatto con la natura, in un ambiente bucolico perfetto per il suo carattere mite e timido. Nella storia di ogni uomo il bene e il male si presentano come facce di una sola medaglia, una visione cinese lo traduce nel famoso Yin e Yang, cioè l’alternanza romanzata di notte e giorno. Fin dalla tenera età di quattro anni questo concetto il piccolo Bentancur lo prova amaramente a sue spese. Con la sua prima squadra, il Club Lucerna, Lolo vince il suo premio calcistico: Mejor Companero, e non si tratta di un premio alle abilità ma all’umanità, a quella sua candida capacità di essere leader silenzioso, imperturbabile tenera sicurezza per i compagni. Un paio di giorni dopo, l’alternanza bene e male, dalla gioia all’incubo, mamma Maria muore e Rodri ha ancora solo quattro anni. Il calcio come via di fuga ad una condizione vincolante: giocare con il 30 sulle spalle, il giorno di nascita della madre. Papà Roberto già dirigente dell’Artesano (club di Bentancur) sarà il tramite, il Caronte che permetterà a Rodrigo di attraversare il Rio de la Plata direzione Boca Juniors. Uno dei dirigenti storici dei gialloblù, Horacio Anselmi, lo provina per caso trovandosi a dover condurre dei corsi di aggiornamento per l'Artesano. Gioca con l'Under 15 a soli 12 anni, "diamante grezzo" lo etichettò Anselmi, ci pensarono gli Xeneises a sgrezzarlo con ben 57 presente e co protagonista in tre titoli argentini per il Boca.

UDINE, LA JUVE E... RONALDO

Nell’affare Tevez si completa il destino di Lolo: Fabio Paratici lo nota, così come fece Anselmi. Qualità, forza fisica, tecnica, cervello e geometrie: un affare da non farsi scappare. Rodri non scappa, anzi sì, approda sotto la Mole. Anni di ambientamento in cui cresce, si adatta ad un calcio completamente diverso, ma il fisico e la classica garra uruguaya lo aiutano e anche tanto. Udine resterà inciso nella sua storia, una sorta di chiusura di un cerchio, il bene che ritorna: Rodri anticipa Ronaldo e segna il primo goal in bianconero. Una gioia incontenibile, una dedica alla mamma e quel Cristiano Ronaldo nel suo destino. Durante il Mondiale di Russia, Bentancur divenuto pilastro della nazionale uruguayana, in un controllo antidoping incontra l'asso portoghese che lo riconosce e con sua immensa tenerezza e stupore lo saluta chiacchierando. Ennesima prova di un destino scritto, di un'anima buona, di una faccia pulita con un angelo protettore sulle spalle: quel numero 30 veste fiero in mezzo alle stelle del calcio internazionale. Rodrigo è un ragazzo predestinato.