Il sonoro poker al Parma può essere considerato un’ulteriore tappa di avvicinamento della formazione bianconera all’idea di calcio di Andrea Pirlo.  Al Tardini, infatti, si sono visti in campo alcuni dei comandamenti calcistici predicati dall’allenatore bianconero: difesa alta, possesso palla, pressing feroce, massima concentrazione senza cali di tensione, concretezza sotto porta. Buone notizie anche sul fronte delle prestazioni individuali. Morata è tornato al gol in campionato, un’incornata a fil di palo di millimetrica precisione; Ronaldo dimentica l’errore dal dischetto contro l’Atalanta e torna a segnare su azione, nel primo gol sale in cielo e nel secondo piazza in buca d’angolo un sinistro fulmineo; il giovane Kulusevsky, apparso un po’ impacciato nelle ultime uscite, torna ad incidere sia nel risultato, è lui a sbloccare la partita, che nello sviluppo della manovra. Ma el hombre del partido è senza alcun dubbio Rodrigo Bentancur. Il suo nome non figura sul tabellino dei mercatori – e a dire il vero un gol lo avrebbe anche meritato – ma la sua è stata una partita sontuosa. A soli 23 anni, si muove già da veterano in mezzo al campo: sa sempre dove sono i compagni per servirli sulla corsa e intuisce in anticipo le mosse degli avversari, recuperando una quantità infinita di palloni. Non è mai plateale, ma sa sempre qual è la cosa giusta da fare.

I PRIMI PASSI SULLE SPONDE DEL RIO DE LA PLATA – L’infanzia di Rodrigo Bentauncur è quel tipo di infanzia che ti impone di bruciare le tappe e crescere più velocemente rispetto ai tuoi coetanei. La madre, Mary, muore quando Rodrigo aveva solo 4 anni. La maglia numero 30 l’ha scelta in suo onore: il 30 stamparo sulla schiena corrisponde infatti alla data di nascita della madre che così, da lassù gli guarda le spalle. Il padre Roberto, ex calciatore, è allenatore e dirigente della squadra di calcio di Nueva Helvecia, cittadina uruguaiana dove nasce e cresce Rodrigo. Un giorno Roberto organizza per la squadra una dimostrazione pratica tenuta da Horacio Anselmi, uno dei preparatori atletici del Boca Juniors. Quel giorno Rodrigo, finita scuola, decide di passare al campo per salutare il padre. Verrà tirato dentro alla dimostrazione di Anselmi e finirà così per mettersi in mostra. Quel giorno, quasi per caso, nascerà la sua carriera da calciatore. Infatti, dopo averlo visto in azione, Anselmi dirà: ”Questo è un diamante grezzo” e lo inviterà a fare il provino per il Boca. Il provino andrà bene e porterà l’allora dodicenne Bentancur a trasferirsi sulla sponda argentina del Rio de la Plata, per giocare nelle giovanili del Boca. Ma anche in questo caso interverrà il destino ad aiutare il giovane Rodrigo. La compagna del papà, di origine argentina, ha dei parenti a Buenos Aires che accettano di prendere con sé il ragazzo, rendendo così il suo trasferimento dalla campagna uruguaiana alla metropoli argentina, meno traumatico e garantendogli così l’affetto e il calore di una famiglia. Grazie forse anche all’’ambiente familiare in cui viveva, Rodrigo si mise presto in luce, bruciando le tappe ed esordendo un paio di anni dopo nella prima squadra del Boca, di cui sarebbe diventato di lì a poco titolare inamovibile.

LA CONSACRAZIONE AL DI QUA DELL’OCEANO – Il talento cristallino del centrocampista sudamericano verrà presto notato anche oltre oceano. Il suo arrivo in Italia è fortemente voluto dall’allora DS della Juventus Beppe Marotta che inserisce Bentacur nell’operazione che riporterà Tevez al Boca. Quando nel 2017 Bentancur firma per la Juventus, già altri club avevano messo gli occhi su di lui, uno su tutti il Real Madrid di Zinedine Zidane, che non ha mai nascosto la sua ammirazione per l’uruguagio.
Nella Juventus di Massimiliano Allegri Bentancur fa la gavetta e mette su qualche chilo. Inizialmente fa da secondo a Pjanic e Khedira, ma Allegri ha grande fiducia in lui. Il tecnico toscano che, sin dall’arrivo del sudamericano in bianconero aveva detto “Sarà la sorpresa della stagione”, negli anni lo ha impiegato con sempre maggiore continuità sia come regista nel centrocampo a due sia come mezz’ala destra. Rodrigo Bentancur sembra mettere d’accordo proprio tutti. Infatti con l’avvicendarsi di Sarri sulla panchina della Juve, le gerarchie a centrocampo non cambiano. Sarri chiarisce da subito la sua opinione sul talento uruguagio: «Rodrigo l’ho visto crescere abbastanza velocemente, è ancora più forte di quello che mi aspettavo quindi mi ha sorpreso. Poi ha messo più convinzione, personalità ma fa parte del percorso. E ha ancora tanto margine».

LA PEDINA CHIAVE NEL CENTROCAMPO DI PIRLO - In questa stagione, invece, Bentancur sembrava aver perso lo smalto delle passate stagioni. Reduce da un infortunio, Pirlo lo aveva impiegato poco in campionato (prima di Parma, solo 5 partite da titolare), concedendogli più spazio nelle serate di Champions. Che Pirlo dubiti delle qualità del sudamericano? Nient’affatto. Va detto infatti che in una squadra in costruzione e con un centrocampo che sin da subito è stato oggetto di numerosi esperimenti, era fisiologico che qualcuno trovasse meno spazio di altri. Tuttavia, ieri sera Rodrigo Bentancur ha dimostrato ancora una volta di essere una pedina fondamentale per il centrocampo bianconero.

Il centrocampista uruguagio non è un giocatore appariscente e per apprezzarne il valore tecnico e tattico bisogna seguirlo con attenzione durante tutto l’arco della partita. Sa gestire il possesso palla con tranquillità e scardina passaggio dopo passaggio la difesa avversaria. Sa scegliere quando forzare la giocata e quando, invece, rallentare il gioco e tornare indietro. Ha dalla sua un ottimo fisico e una buona tecnica individuale, ma è la testa l’arma più importante di Rodrigo Bentancur. Il centrocampista sudamericano ha la capacità di immergersi totalmente nella partita, riuscendo sempre a trovarsi nel posto giusto con i tempi giusti. Quando non gioca la palla, osserva, guarda davanti a sé e dietro di sé, segue con lo sguardo tanto i compagni quanto gli avversari, vede in anticipo come si svilupperà l’azione e si posiziona prima degli altri, facendosi trovare pronto a ricevere un appoggio da un compagno o bloccando una ripartenza avversaria. E’ bravissimo nel connettersi con i propri compagni di squadra, adeguandosi alle loro caratteristiche e dialogando con loro in ogni zona del campo. E la buona notizia è che il ventitreenne bianconero ha ancora ampi margini di miglioramento. Può e deve infatti migliorare negli inserimenti in aerea e nella percentuale realizzativa.

Ne ha fatta di strada il ragazzino di Nueva Helvetia, e lo ha fatto senza troppo clamore. Infatti spesso lascia la gloria ai suoi compagni davanti, ma il suo lavoro da collante è fondamentale. Perché Rodrigo Bentancur è uno di quei giocatori che, silenzioso e a passi eleganti (anche quando affonda un tackle), unisce i reparti, raccorda i compagni e, muovendosi con intelligenza e dettando i tempi della manovra, riesce a trasformare undici ‘Io’ in un unico ‘Noi’.