Calciopoli. Ad alcuni viene in mente paperopoli, ad altri, invece, tangentopoli, ad altri ancora, invece, il nulla. C'è chi ha rimosso, c'è chi proprio non sapeva niente di quanto accaduto nei primi anni 2000 nel Paese regno del calcio, il cui scettro da anni oramai è conteso dall'Inghilterra e dalla Spagna.
Corruzione, "sequestri" di arbitri nello spogliatoio, fiumi di ore di intercettazioni, diversi media asserviti alla compagnia del potere, che per vincere, voleva vincere fuori dal campo. Processi dentro il campo, e fuori dal campo, e processati anche i processi del calcio. Biscardi docet.
Hanno avvelenato il calcio italiano, hanno avvelenato un sogno, hanno avvelenato la fiducia. Dopo un decennio il Paese si è disintossicato? Difficile a dirsi.
Ora, con Netflix, una puntata nella serie dedicata alle nocività nel mondo dello sport, è incentrata proprio su calciopoli.
Vedi scorrere un film impietoso, ed è successo veramente. Abbiamo mai riflettuto a freddo su quanto accaduto in Italia? Al nostro calcio? Si ha la sensazione di essere passati ai due estremi opposti. Dalla guerra totale, al silenzio totale. In mezzo, le macerie. Sanzioni, esclusioni, retrocessioni, ma il calcio si è mai effettivamente interrogato su quanto accaduto? Famiglie di potentati che si contendono i campionati. La famiglia Agnelli era quella che più si avvicinava alla famiglia reale per il potere che aveva ed ha in Italia, osserva, in modo forse un pò piccato, il documentario. Famiglie. Siamo una società fondata sulla famiglia. Famiglia Berlusconi, famiglia Moratti. Famiglie. Da proprietari, a giocatori. Famiglie. Il calcio è sempre stata una grande famiglia, una famiglia che si ritrovava la domenica tutta insieme allo stadio. Quella del popolo. Che quasi mai coincideva con quella proprietaria del calcio. Fa una certa impressione rivedere quelle immagini, vedere la strafottenza e l'arroganza con la quale il potere condizionava lo sport più amato dagli italiani. 
Parliamo al passato. Molti si domanderanno, ma è finita tutto lì? I sospetti. Siamo un Paese che subito dopo la famiglia al secondo posto pone il sospetto. E purtroppo questi sospetti sono spesso alimentati da errori che vengono compiuti in buona fede. Si spera. Basta vedere i processi al VAR o non VAR. Battutine al veleno che ricordano un pò quelle avvisaglie che c'erano al tempo di calciopoli.
Il tempo riesce a lasciarsi tutto alle spalle. Il tempo è diabolico, il tempo passa. Si va avanti. Non si può che andare avanti.
Il calcio alla fine è un po' come la Chiesa. Sopravviverà ad Imperi, a guerre, a catastrofi, ma ci sarà sempre, con o senza calciopoli. Almeno questa è la speranza.
Poi bisogna vedere che calcio sarà, ma questo è un discorso diverso, forse...