"Per me contano i risultati, chi cerca lo spettacolo vada al circo", è questo uno dei mantra che molto spesso abbiamo sentito ripetere a Max Allegri, allenatore della Juventus e convinto sostenitore della teoria secondo la quale l'importante è vincere, non importa come. Se aggiungiamo poi che il principale sostenitore del "bel gioco" anche senza vittorie era ed è Maurizio Sarri, che fino alla scorsa stagione siedeva sulla panchina del Napoli, il dibattito è servito.

I "PRATICI" - Allegri sostiene che per vedere lo spettacolo si debba andare al circo e come dargli torto, se poi aggiungiamo che i numeri sono tutti dalla sua parte, lo scudo dell'allenatore toscano è servito: 69 punti, 25 partite giocate (22 V; 3 N; 0 S) 53 gol fatti (miglior attacco) e 15 subiti (miglior difesa) in campionato quest'anno, mentre nella fase a gironi di Champions ha collezionato 4 vittorie e 2 sconfitte (una ininfluente) segnando 9 gol (pochi) e subendone appena 4 (2 in più della miglior difesa: quella del Borussia Dortmund). Tuttavia a questi numeri bisognerebbe aggiungere che la Juventus fondamentalmente in Italia non ha rivali, in Champions ha dimostrato e applicato quella che è la teoria Allegriana: pochi gol fatti, pochi gol subiti.

PER VINCERE SERVE LA DIFESA - Altro "mantra" di Allegri è la difesa: preoccuparsi della solidità difensiva è il primo pensiero del tecnico toscano. Anche qui i numeri gli danno ragione e le evidenze dicono che è la miglior difesa a vincere solitamente il campionato: come detto la sua Juve è su quella strada. Strada imboccata anche da Gennaro Gattuso che non ci sta a sentirsi chiamare "difensivista" ma da quando il suo Milan ha trovato la giusta compattezza sono arrivati anche i risultati: ieri, contro il Sassuolo anche Suso e Calhanoglu si sono spesso abbassati sulla linea dei centrocampisti, formando un 4-5-1 capace di interdire le linee di passaggio al Sassuolo, successivamente è entrato Castillejo, con l'arretramento del turco a centrocampo senza che l'idea sia cambiata: difesa unita e compatta dell'area di rigore. 

LE SORPRESE - Torino, Atalanta, Fiorentina e Samp (in rigoroso ordine di classifica) sono alcune delle realtà più positive della Serie A, cui va aggiunta la stagione strepitosa del Parma di D'Aversa, capace di raggiungere il dodicesimo posto da neopromossa. Le quattro squadre sopracitate sono tutte in lotta per un posto in Europa League: mentre Atalanta, Fiorentina e Samp offrono spettacolo (Fiorentina-Samp è finita 3 a 3, proprio come il match di coppa Italia tra Fiorentina e Atalanta) il Torino di Mazzarri punta deciso alla solidità difensiva (terza difesa del campionato con 22 gol subiti, come Milan e Inter) aiutato dal "pararigori" Sirigu, non rinuncia però all'intensità nel pressing e nei tentativi di recuperare palla una volta persa.

L'Atalanta di Gasperini è da qualche anno tra le realtà più positive del nostro campionato. La difesa, rigorosamente a 3, accetta l'uno contro uno e punta a sfruttare l'ampiezza del campo sollecitando le ali che in fase difensiva ripiegano. Ilicic e Gomez fungono da ispiratori della manovra, muovendosi sulla trequarti per creare superiorità numerica e pericoli, mentre la punta centrale (Zapata) si abbassa sfruttando la fisicità per creare spazi: tuttavia non rinuncia al gioco dentro l'area di rigore che gli ha fruttato 16 gol. Da annotare anche che la squadra di Gasp in stagione non ha mai perso contro la Juve (è l'unica) e l'ha buttata fuori dalla Coppa Italia.

Giampaolo invece adotta un calcio diverso -giocando con il 4-3-1-2- e sfruttando la "fantasia" del trequartista che riceve palla dalla difesa per appoggiarla al mediano e consentirgli di impostare l'azione posizionato frontalmente rispetto alla porta. Anche qui, molti gol e una diversa attenzione alla fase difensiva. Non dimentichiamoci che il modello di Giampaolo è Sarri che gli ha lasciato in eredità l'Empoli che giocava col trequartista: eredità raccolta da Andreazzoli che ha fatto scoprire alla Serie A giocatori come Zajc e Bennacer e poi modificata dal "pratico" Iachini.

Quello appena fatto è un esempio di quando un gioco propositivo "costi" in termini di risultato: praticamente diciamo che possono permettersi di farlo solo quelle squadre di metà classifica che rischiano poco, appena l'obiettivo inizia a diventare più importante (abbiamo visto due esempi: il Milan di Gattuso e l'Empoli di Iachini) si sceglie la tattica "difensivista" che però (purtroppo) numeri alla mano premia.

E voi? Da che parte state? Siete per la praticità o per la bellezza?