Come accade quotidianamente, ho letto con interesse diversi articoli pubblicati su calciomercato.com e, come è naturale che sia, si possono condividere o meno le idee e gli argomenti presentati.
Ieri sera ha catturato la mia attenzione l’articolo di Luca Bedogni (Atteggiamento da Champions? Conte sta sovrastimando la sua Inter) all’interno della sua interessante rubrica “Scacco matto” e, in tutta onestà, ho trovato diversi punti critici nella sua analisi. Sia ben chiaro, non dal punto di vista tattico in quanto le sue esposizioni sono assolutamente ineccepibili, ma piuttosto su alcuni concetti ribaditi man mano durante il pezzo.
Luca, stavolta sono io che provo la contromossa!

LE DICHIARAZIONI – Il confronto tra le uscite degli scorsi giorni di Conte e di Klopp, a mio modo di vedere, non regge molto. Mi spiego meglio. L’allenatore salentino ha dichiarato che con questo atteggiamento saremmo ancora in Champions. Ecco, lui non ha fatto menzione al difensivismo, che da più parti viene appioppato come emblema del male. Non ha fatto riferimento al gioco di rimessa, che gli viene spesso (erroneamente) attribuito. Lui ha parlato semplicemente di atteggiamento: se avessimo giocato con la mentalità che ci sta contraddistinguendo da tre mesi a questa parte, probabilmente saremmo ancora a dire la nostra in campo internazionale. Io non sono d’accordo perché con i se e con i ma non si parla, ma non c’è traccia di sovrastima in queste parole, bensì una riflessione sul fatto che, a volte, un certo tipo di gioco può pagare meglio in termini di risultati. Di riflesso, c’è una contraddizione nel voler attribuire al tecnico del Liverpool una sorta di ruolo opposto e migliore rispetto all’ex CT azzurro: il “Mago”, nel virgolettato riportato, non parla mai di bellezza o di estetica. Lui dice, molto chiaramente, che la sua squadra non ha giocato bene e che se vuoi andare avanti in Europa devi giocare un calcio “buono”. Attenzione, non sono sottigliezze linguistiche: giocare bene è diverso dal giocare un bel calcio. Quest’ultimo è prerogativa di pochi, vuoi per qualità tecniche degli uomini a disposizione, vuoi per mille altre sottese ragioni. La platea del “giocare bene” è invece sicuramente molto più ampia e sfido chiunque a sostenere che l’Inter attuale non faccia parte del gruppo. Qualcuno potrebbe, legittimamente ma a mio avviso sbagliando, affermare che la squadra non pratichi un calcio esteticamente accettabile. Benissimo, per carità, ma non si può dire che questa squadra giochi male, perché significherebbe non riconoscere il valore di un collettivo che sta mostrando delle qualità straordinarie.

LE BELLE PARTITE Luca, personalmente ritengo che quando Conte parli delle belle gare disputate in Champions League non si riferisca solo alla sfida di Madrid, che hai analizzato in modo impeccabile. Tu stesso riconosci che abbiamo lasciato profondità ai calciatori blancos e che, oggi, tutto ciò non potrebbe avvenire. Citi anche Skriniar, che non uscirebbe mai più in quel modo avventato su Hazard. Ecco, cosa ci sarebbe di male in questa che altro non è che una evoluzione? Detto ciò, tornando al discorso delle “belle partite”, mi pare evidente che lui si riferisca a tutte le altre sfide (o quasi). Permettimi una veloce digressione: io non cerco alibi, siamo usciti meritatamente dal girone e terminare all’ultimo posto è qualcosa che una squadra come la nostra non può digerire facilmente. Se però la vogliamo mettere sul piano dei numeri, come tu stesso hai sottolineato rimarcando la gara di ritorno a Milano contro il club spagnolo in cui abbiamo mutato la nostra condotta subendo ancora di più l’avversario, allora bisogna anche ammettere che contro Borussia M’gladbach e Shakhtar Donetsk abbiamo raccolto molto meno di quanto prodotto. Anzi, ti dirò di più: analizzando i dati, l’unica nostra vittoria è coincisa con il possesso palla in favore dei teutonici. In tutti gli altri incontri, in cui abbiamo avuto maggior possesso palla, in cui abbiamo sempre avuto numericamente e qualitativamente più occasioni degli avversari, in cui abbiamo letteralmente dominato la partita per larghi tratti, siamo usciti dal campo senza i tre punti. Questo perché non serve sempre produrre volume di gioco e qualità se poi non la butti dentro. Anche io amo l’estetica, qualunque amante del calcio non può che ricercare lo spettacolo, ma il calcio, prima di ogni cosa, è uno sport. Ed è uno sport semplice: vince chi segna più reti. Poi, è chiaro che è bello analizzare, trovare spunti e comparare opinioni, ma alla fine dei conti in Champions League abbiamo investito tanto (numeri e dati oggettivi alla mano) e realizzato niente. Nel calcio, soprattutto a livello internazionale, bastano dei singoli momenti per cambiare le sorti del percorso. Per esempio, ricordo con nitidezza l’esordio contro la squadra tedesca nella fase a gironi: per un’ora abbiamo giocato solo noi. L’episodio del rigore ha cambiato l’esito del match (e ricordiamo che fino a quel momento non avevano mai tirato in porta), facendo terminare la sfida sul 2-2. Ricordo i pali contro gli ucraini, un rigore non assegnato. In quel caso, perché non c’è stata la levata di scudi in difesa del gioco interista?

L’UNICA VITTORIA – Come scritto poc’anzi, l’unica vittoria è coincisa con delle statistiche non pienamente in nostro favore e infatti abbiamo rischiato di pareggiarla. Senza quell’episodio da te citato, non avremmo vinto, ma altrettanto dovresti fare con le altre partite: senza il rigore dell’andata, avremmo probabilmente ottenuto i tre punti. La tua considerazione non può valere unidirezionalmente.

I VARCHI – Dobbiamo migliorare? Assolutamente sì, ma addirittura criticare una difesa solida e compatta come quella neroazzurra perché in alcune gare abbiamo concesso degli spazi lo trovo francamente esagerato. L’Inter, a mio avviso, deve lavorare sulla pressione. Ho notato che in alcuni match non riusciamo a contenere a dovere le sortite avversarie, soprattutto quando giochiamo contro squadre molto tecniche. È un problema dovuto al posizionamento in campo? Probabilmente, in alcuni frangenti, occorrerebbe un ripiego difensivo da parte di un centrocampista che in alcuni casi non avviene, e questo provoca rischi e insidie, come avvenuto contro il Sassuolo. Al contrario, è capitato soprattutto nella prima parte di stagione di giocare molto in palleggio, non riuscendo a scardinare il pressing imposto dagli avversari e dovendo poi rinunciare al lavoro palla a terra andando a cercare Lukaku con il lancio lungo. Certo è che negli ultimi mesi la storia è cambiata. Proprio contro i neroverdi, la rete del belga è a mio avviso un manifesto di come dovrebbe essere giocare bene: altro che provinciali…

RICONOSCERE I MERITI – Concludo dicendo che a volte bisognerebbe anche andare oltre il banale diktat "bello/non bello". Molti sostenitori juventini, quando Allegri andò via, erano contenti perché insoddisfatti del gioco proposto. Ora, a meno di due anni di distanza, viene rimpianto, perché perlomeno li faceva vincere. Ecco, secondo me si sta ponendo troppo l’accento su questo aspetto estetico, col tentativo di sminuire i meriti di una squadra che sta disputando un campionato fantastico. L’Inter è allo stato attuale la squadra più solida d’Italia, e quando Max dice che la vedrebbe bene tra le prime in Europa è perché oggettivamente la squadra è cresciuta e ha dei margini per poter dire la sua oltre la fase a gironi. Abbiamo una rosa assolutamente perfettibile, ma se dopo nove anni di dominio stiamo per interrompere quello che è stato un ciclo leggendario, qualche riconoscimento lo meritiamo. O no? Ecco, è tutto qui. Nessuno sta sovrastimando la squadra, ma bisogna ammettere, senza giri di parole, che oggi l’Inter è la squadra più forte.
Senza se e senza ma.

Con affetto.

Indaco32