Il calcio riparte. Ora è ufficiale, per fortuna di noi appassionati, per esigenze politiche, per soldi, insomma mettetela come volete ma di fatto il calcio riparte, a tutti i costi. Ed essendo in Italia, con esso ripartono, immancabili, stucchevoli e stancanti polemiche.
Allenatori e calciatori in realtà pensano solamente al campo, a riprendere il loro lavoro e a prepare al meglio questo rusch finale. Alle polemiche ci pensano gli altri. Il virus, l'isolamento, le morti, la paura, la crisi, nulla di tutto questo è servito a portare un po di buon senso ed educazione in molti "personaggi" che gravitano intorno a questo sport e che un secondo dopo la tanto attesa ufficialità di ripresa del campionato, hanno pensato bene di mettere subito della carne sul fuoco delle polemiche. Se ripresa fosse stata, la certezza, l'unica, era che le squadre avrebbero dovuto affrontare un vero e proprio tour de force per portare a termine la stagione. Partite ogni tre giorni e viaggi su e giù per l'Italia e slot di orari di gioco diversificati, per questioni di diritti TV. Questo era logico e chiaro fin da subito, tutti ne erano al corrente e tutti avevano dato la propria disponibilità "ufficiale", a parte Cairo e Cellino, che sempre hanno osteggiato la ripresa del campionato. Ma per gli altri, i bei sorrisi probabilmente nascondevano altro. Sì perché nessuno in casa Milan o Inter, avevano mai detto nulla che potesse far pensare a un qualcosa che possa giustificare in un certo senso la polemica che hanno scatenando. La rabbia uscita appena stilato il nuovo calendario, è a mio avviso, un po fuori luogo e contesto storico, perché ciò è successo lo si sapeva bene da subito. Tutti avrebbero giocato tante partite in pochi giorni e chi aveva la coppa Italia e dei recuperi avrebbero dovuto fare un piccolo sforzo in più.
È così disastroso? È uno sforzo che difronte a ciò che, medici, infermieri, famiglie senza reddito, persone ammalate, persone che hanno perso qualcosa, potesse essere fatto in un onesto silenzio? Io credo di sì.
Giustamente ognuno difende i propri interessi, ma in un momento come questo, dove la ripresa per vari settori è difficile, dove per molti ancora non c'è, dove le persone ancora combattono, il calcio è una piccola luce di speranza, e stavolta un po di silenzio e volontà di farsi andare bene una partita in più dopo tre mesi di stop, ci stava bene. Poi ci si è messo pure Tommasi, che si lamenta del fatto che i giocatori dovranno giocare delle gare di pomeriggio con il caldo, poverini!! Ma dimentica che durante europei o mondiali di partite di pomeriggio sono sempre state giocate, da sempre. Provo un senso di vergogna per loro, perché dopo mesi di tentativi, pressioni fatte da ogni persona, da ogni società da ogni organo competente e non, per trovare un modo per riprendere, ora sentire queste cose mi cadono le braccia. Ovviamente ora molti (che non mi conoscono) diranno ecco il solito juventino che vuole dare lezioni su un qualcosa che non è successo a loro. Ma non è così, come mi vergogno degli scudetti revocati sbandierati allo stadio, e non ho mai avuto problemi ad ammetterlo, se ci fosse stata la Juve di mezzo il mio articolo non avrebbe una sola virgola di differenza.
Qui non si tratta di essere interisti, milanisti, juventini o napoletani. Questi signori in giacca e cravatta ci prendono in giro, rovinano la nostra passione, lo fanno tranquillamente davanti ai nostri occhi, il tifo non c'entra nulla. Il problema non è il Milan o Inter, ma certi personaggi che li rappresentano ora. Già certe polemiche non le comprendo, ma se in un momento diverso avrei, come in altre circostanze avrei glissato, oggi, visto da dove arriviamo e da quanti problemi molto più seri abbiamo come paese da affrontare: no non ci sto!