Torino-Milan 2-0 segna il momento di massimo fulgore per Gattuso e Donnarumma in questa meravigliosa stagione. Rino non era pago di aver allenato una squadra che già dai primi di aprile camminava, ma ha voluto mettere il sigillo alle sue idee meravigliose con la gestione tattica di questa partita. Gigio ha cercato con scientifica metodicità di far segnare il Torino, uscendo a farfalle su qualsiasi innocuo cross. Alla fine è riuscito nel suo intento in occasione del secondo gol, quando si è tuffato con la solita manina morbida e con lo spocchioso ritardo di chi è convinto che parare sia un optional.

Paquetà doveva rientrare dopo un mese, ma è stato costretto a rientrare in anticipo. Un po' di logica e buon senso avrebbero suggerito di ridurre il suo raggio di azione per sfruttarlo al meglio e per più tempo possibile. Cosa ti fa il mago della panchina Gattuso? Lo schiera alla Falcao, chiedendogli di fare tutto il campo, in maniera da spomparlo prima. E quando decide di far entrare Piatek, non si limita a far uscire il povero Suso in crisi totale, ma è costretto a sostituire lo stanco Paquetà con Borini. La morale? Cutrone e Piatek, finalmente in condizione di essere pericolosi, non avevano nessuno alle spalle che potesse servirli. Una gestione della partita che si può definire lucida, illuminata e geniale, da vero Napoleone o Cesare della panchina.

Dal canto suo, Gigio Donnarumma dovrebbe essere il portiere della nazionale per i prossimi 25 millenni, ma non si è rivelato capace di tenere neanche i piedi nelle scarpe, dando sempre l'impressione di poter prendere gol in qualsiasi momento e su qualsiasi azione.

Nel finale, incollati al terreno dai muscoli pesanti, sballottati da una gestione tattica sbagliata, i giocatori hanno perso la testa e Romagnoli s'è fatto espellere per un applauso inutile contro l'arbitro Guida, pressocchè estraneo all'esito del match. Qui, forse andrebbe rimproverato l'ambiente, che in omaggio a un immaginario distorto, chiedeva cuore e impegno. Questi non erano mai mancati nelle partite precedenti, dove al massimo erano state deficitarie le gambe. Ma se chiederete grinta ad atleti sulle gambe, otterrete soltanto nervosismo e, quindi, espulsioni.

In un certo senso, Gattuso e Donnarumma, ampiamente soprevvalutati dall'ambiente e dalla critica, hanno portato a termine un capolavoro autentico. Hanno portato del tutto fuori da ogni competizione europea una squadra che, almeno l'Europa League l'avrebbe meritata senza problemi. Lo hanno fatto a favore di squadre che non hanno in rosa fenomeni, ma anche se non hai fenomeni, aiuta avere Sirigu al posto di Donnarumma o Mazzarri e Gasperini al posto di Gattuso.

Qualcuno potrà obiettare che, se il colpo di testa di Bakayoko fosse entrato, il Milan si sarebbe trovato sul punteggio di 1-1. Vero, ma a calcio non si gioca per prendere la traversa, bensì per far passare la palla tra i pali e, come disse Fulvio Bernardini nel programma TV anni '70 "La palla è rotonda", il palo è un errore come un altro, anche se di pochi centimetri.

La verità è che avere una vecchia gloria della squadra come allenatore, è come commissionare un lavoro a un amico: rischi di perdere soldi e amico. Se il lavoro fosse fatto male, non gli potresti dire nulla e se gli dicessi qualcosa, comprometteresti il rapporto con lui. A furia di avere rispetto per questo monumento rossonero, ci siamo trovati fare la fine dei figlio di Enea cioè Julo (e non dico altro...). Mihajlovic e Montella sono stati crocifissi per meno rispetto a Rino, ma questo non è stato un bene, perchè ha lasciato l'allenatore rossonero libero di fare danni a destra e a manca indisturbato. Occorreva fermarlo prima. Ora possono anche lasciarlo lì dove si trova fino a fine stagione.

Currò aveva scritto su Repubblica che solo i tuttologi possono criticare Gattuso. I fatti dicono il contrario e sono quelli che contano, non le frasi fatte e l'autorevolezza di chi dà i giudizi.