Abbiamo ancora negli occhi le toccanti immagini del ritiro di Francesco Totti. Ha pianto una squadra, hanno pianto i tifosi, una città; ma quello stato d'animo si è allargato a macchia d'olio, coinvolgendo anche coloro che sempre hanno visto Francesco e la Roma solo come rivali. Tristezza anche per i non addetti ai lavori e anche per i non appassionati.
Insomma, al di là dell'ovvio risvolto mediatico, si è capito che in questo giorno storico qualcosa è andato a cambiare, per sempre.

L'addio di Totti ha avuto come pregio quello di legare, a prescindere dai colori, i cuori di tutti gli appassionati di questo sport. E questo principalmente perché con la fine del Pupone, finisce un'era, finisce un'epoca.
Diciamo addio a un calcio che ci ha regalato un concetto di fede che va oltre il semplice tifo. Un concetto di bandiera, di fedeltà, che rischia davvero di essere sconosciuto alle nuove generazioni, che potrebbero vivere all'ombra del solo rendiconto personale ed economico.

Quello che sta succedendo attorno alla vicenda Donnarumma è da considerare quanto di più sbagliato e lontano ci sia da quanto visto poche settimane fa appunto. Ed ecco perché, allo stesso tempo, a sperare per questo fantomatico rinnovo non è solo il tifoso milanista, ma è tutta una generazione di tifosi, quella che ha appena abbozzato all'abbandono di quell'ultima, storica, bandiera capitolina: perché Donnarumma deve essere il punto di legame tra il calcio che è stato e quello che sarà.

Gigio è senza dubbio l'idolo dei piccoli milanisti, il simbolo di rinascita scelto dai giovani ma anche meno giovani come rinascita in un mondo rossonero scosso dagli addii illustri di giocatori prima, di società poi; ma è anche rappresentazione di un sogno per ogni ragazzo che si affaccia al calcio giocato o anche solamente a quello visto. A prescindere dalla fede rossonera. Di chi può sperare di sfondare grazie ai colori sempre sostenuti e sempre respirati da vicino, come nelle più belle favole.

Ecco perché, l'esempio che se ne potrebbe avere in caso di addio al Milan, potrebbe avere dei risvolti disastrosi per tutto il mondo pallonaro. Questo universo sferico si trasformerebbe, per mano degli stessi interpreti scelti a rappresentarlo a furor di popolo, e la figura del calciatore diverrebbe automatizzata, asettica, senza cuore, senza amore, con un pensiero meccanicamente rivolto solo ed esclusivamente a guadagnare di più, sempre di più. E chi se ne frega della fede, e chi se ne frega di chi ti ha lanciato, e chi se ne frega di un bacio a uno stemma. Perché uno ne vale l'altro, oggi sono qui, domani sarò altrove. E, si badi bene: sarò dove un procuratore mi ha detto di andare. Il meglio per le mie tasche, e il meglio anche per le sue.

Per il rinnovo di Donnarumma allora speri il tifoso di calcio. Perché anche i più giovani tifosi meritano di vivere storie come quelle di Totti, ma che sono anche state quelle di Del Piero, Maldini, Zanetti. Una lista lunghissima, che rischia purtroppo di apporre la dicitura "fine" sotto le firme dei più grandi campioni.
Per le nuove generazioni e per il calcio che verrà, la responsabilità di Donnarumma è ben maggiore di quanto si possa immaginare. E la speranza è che il futuro portiere della Nazionale se ne accorga, dimostrando che oltre che in campo, la sua maturità esiste anche e soprattutto fuori.