Prevenire è meglio che curare. Non convince il Milan targato Ringhio Gattuso. Tralasciando l’amara sconfitta contro il Napoli, il consueto 4-3-2-1 rossonero sembra essere un modulo poco produttivo a livello di occasioni offensive e di risultati. Gattuso come Montella? Si, no, forse. Probabilmente sì, perché se non arriveranno da qui in avanti i risultati attesi la panchina di Gattuso, chissà, potrebbe saltare. Eppure Gattuso pareva essere per molti l'uomo giusto al posto giusto. Antonio Conte è lì alla finestra, un lussuoso svincolato che tanto potrebbe far comodo all’anno Zero del nuovo Milan griffato Maldini e Leonardo. Non perché la colpa sia tutta di Gattuso, capiamoci, di giocatori che possono fare la differenza ce ne sono pochi all’interno dell’organico rossonero, sulla carta non molto attrezzato per competere contemporaneamente in tre competizioni (campionato, coppa ed Europa League). Ma se l’obiettivo dichiarato è tornare in Champions League, non devono esistere scusanti.

La logica nella costruzione della squadra – Caldara e Pipita permettendo – lascia probabilmente un po’ a desiderare. Sotto l’ombrellone estivo, con l’incognita Europa League per la questione fair play finanziario, si è lavorato bene ma non benissimo. Berlusconi direbbe che al Milan servono top player e soprattutto che il Milan, il club più titolato al mondo, deve necessariamente giocare a due punte. “Il Milan a due punte”. E’ questo il motto che l’ex Presidente del Diavolo ripete da numerose stagioni, sin da prima della Champions ottenuta dai rossoneri nel 2007 ad Atene contro il Liverpool. Talvolta poco amato da qualche allenatore, che lo ha accusato di mettere il naso su questioni tattiche che non gli competono, Silvio Berlusconi ha comunque dato costantemente l'impressione di essere un profondo conoscitore del mondo del pallone, sin prima della scoperta di un talento super, incredibile, inimitabile chiamato Arrigo Sacchi.

E' vero, ci sta eccome che i consigli del Cavaliere non siano digeriti dagli allenatori, ma rileviamo nel contempo gli aspetti positivi e i suoi pronostici da "cavaliere del calcio" spesso azzeccati. Berlusconi nella sua carriera sportiva ha sempre ‘coccolato’ Ringhio Gattuso, ma se ora fosse Presidente del Milan vorrebbe assolutamente giocare con due attaccanti lì avanti, diventando padroni del campo e del giuoco. Ebbene sì, Suso e Borini dietro ad Higuain rappresenta quasi una pazzia tattica, considerando anche che la grintosa ala ex Roma sembra avere maggiori qualità da terzino. Certamente il Milan di quest’anno è stato costruito per giocare con un centravanti (staffetta Higuain-Cutrone), con vari esterni offensivi, tra cui l’ex genoano Laxalt, pronti a ritagliarsi uno spazio da titolare. Con tutti i rischi che ne derivano, in particolar modo l’essere schiacciati dietro la propria metà campo e senza riferimenti per alzare il baricentro, un po’ quello che è accaduto anche con il Napoli lo scorso weekend.

Se i gol del Pipita - spesso costretto a partire in zona arretrata per smistare la manovra rossonera - non arriveranno, allora in casa Milan la situazione si complicherà non poco. Macinare gioco e impostare una manovra puntando su una sola punta e con poche alternative in ben tre competizioni va indubbiamente a costituire un fattore rilevante e nel contempo delicato nell’ecosistema di Ringhio Gattuso che potrebbe finire sulla graticola da un momento all’altro. In difesa e in centrocampo mister Gattuso ha più soluzioni, ma il peso dell’attacco è tutto sulle spalle del Pipita che dovrà fare il bello e il cattivo tempo per trascinare il Milan verso il ‘tanto amato’ obiettivo Champions. Anche nel calcio prevenire è meglio che curare