Giro di vite del nuovo governo M5S-Lega sulle pubblicità e sponsorizzazioni da parte di aziende di scommesse nel mondo del calcio. Il Decreto Dignità voluto dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio diventa realtà. Il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza relativa a varie questioni di natura economica. Tra queste, per quanto riguarda il mondo calcio (e non solo), la nuova normativa sulle sponsorizzazioni da parte delle agenzie di scommesse: vietata la pubblicità del gioco d'azzardo. Non verranno in alcun modo intaccati i contratti già in essere, che resteranno validi nonostante le nuove norme. Il decreto, che dovrà ora essere firmato dal Presidente della Repubblica Mattarella per entrare in vigore, dovrà poi essere convertito in legge dal Parlamento entro i prossimi 60 giorni per essere confermato. Sostanzialmente il calcio italiano ha tempo fino alla scadenza dei contratti già stipulati per trovare le contromisure economiche adatte ad arginare un provvedimento che avrà certamente gravi ripercussioni economiche nel mondo del pallone. Ma che andava preso molto prima.

Personalmente - e sono sicuro che in molti la penseranno come il sottoscritto - sono del tutto favorevole alle norme anti-azzardo sostenute dal ministro. Vietare le sponsorizzazione era l'unico modo per risolvere una vera e propria piaga sociale, ovverosia quella della ludopatia. Una patologia mentale che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie nel nostro paese, motivo sufficiente per concordare con quanto fatto da Di Maio. Il Ministro dello Sviluppo Economico ha affrontato di petto una situazione delicata, non guardando in faccia nessuno, tantomeno quanti nel frattempo hanno organizzato una vera e propria crociata contro di lui. 

Tra questi fieri cavalieri templari spicca il direttore di Sportitalia, nonché presidente della Folgore Caratese, Michele Criscitiello. Il quale ha inveito contro quanto deciso dal CdM su un provvedimento che intacca anche i suoi interessi. Chi vede la sua televisione - come il sottoscritto - non può fare a meno di notare come, tra pubblicità e marchette varie, i suoi programmi siano tempestati di pubblicità sul gioco d'azzardo. È evidente quindi che il direttore difenda le sue ragioni e i suoi interessi, sbagliando però nel momento in cui non coglie la supremazia dell'aspetto umano - legato alla lotta alla ludopatia - su quello economico. 

Le argomentazioni di Criscitiello sono valide, ma facilmente confutabili. Dice che le sponsorizzazioni del betting rappresentino una larghissima fetta dei ricavi della Serie A. Non è vero, perché in A, su un totale di 681 accordi di sponsorizzazione, solo il 2% riguarda il betting. E questa bassa percentuale non può che generare bassi ricavi.

La seconda constatazione di Criscitiello riguarda la presenza di betting sponsor sulle magliette dei nostri club. Falso: al momento in Serie A nessuna squadra ha una società di scommesse come jersey sponsor sebbene la metà dei club vanti accordi commerciali di varia entità, come le campagne di marketing con i calciatori. Ma queste strategie fruttano ad un club medio contratti che oscillano tra i 500 mila e il milione di euro, mentre ovviamente di più per le big

Inoltre il paragone con una realtà avveniristica come la Premier League non sta in piedi. Nella Lega calcio più ricca e seguita al mondo, il 45% dei club ha una società di gaming on line come sponsor sulla maglia; tutte hanno i cartelloni al led degli stadi con gli spot delle società di gioco; tutte hanno accordi più o meno ricchi con le compagnie di scommesse. Quel che è certo è che il giro d’affari Oltremanica sia notevolmente superiore al nostro. Le conseguenze economiche che si avvertirebbero a quelle latitudini, qualora il governo inglese decida di chiudere i rubinetti delle sponsorizzazione del betting, sarebbero infinitamente maggiori e peggiori rispetto alle nostre.

Non mancano certamente i problemi. Eliminare le sponsorizzazioni, come vorrebbe fare il decreto dignità, trasformerebbe il campionato di calcio italiano in una sorta campionato di seconda fascia. Inoltre, bisogna trovare un punto d'unione con le norme europee. Cosa accadrebbe, ad esempio, qualora una squadra inglese avente sulla propria maglietta lo sponsor di una società di betting dovesse incontrare una squadra italiana? La partita potrebbe essere regolarmente trasmessa in Italia? La bozza del decreto andrà quindi rivista, con la Lega Calcio e Governo che troveranno di certo un'intesa a metà strada.
L'importante è che il provvedimento deciso da Di Maio non venga visto come la solita caccia alle streghe, né altresì come procedimento punitivo nei confronti di chicchessia. La ludopatia è una malattia che fa danni - le statistiche sono in continuo aumento - e va estirpata dalla radice, prima che crescano altri rami secchi. Un obiettivo a cui tutti devono concorrere, aldilà di mere questioni legate ai profitti individuali e del sistema calcio.